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Quesito

Carissimo Padre
Buongiorno.
La ringrazio di avermi risposto nelle domande precedenti che mi hanno chiarito moltissimo.
Le sottopongo ancora qualche quesito per poter meglio conoscere e amare Dio, e non per entrare in polemiche stupide e tendenziose.
L’argomento su cui vorrei avere qualche delucidazione è il Papa.
La mia domanda è questa: al Papa va riconosciuto il primato petrino, cioè in parole povere ed essenziali è la Voce di Dio sulla terra. In questo nulla da dire. L’obbedienza del Cristiano è quella di obbedire a lui nelle materia di Fede e Morale; ma qualora non piacesse di lui (Papa), un suo comportamento, un suo discorso un suo modo di agire (che potrebbe essere male interpretato), un insegnamento ambiguo che non dice (tanto per parafrasare il Vangelo) sì, sì, no, no generando ripeto male interpretazioni nel mondo cattolico, si può essere in disaccordo? Quando inizia e quando finisce l’obbedienza al Papa; o meglio a cosa è tenuto obbedire o meno al Papa il cristiano cattolico?
Inoltre vorrei chiedere un problema anche teologico riguardo gli ultimi accadimenti della Chiesa.
Se lo Spirito Santo ha scelto all’inizio Papa Benedetto XVI e questi, o per umiltà o per salute, abbia dopo alcuni anni rinunciato, lo Spirito Santo si è ritirato da lui e illumina l’attuale Pontefice? cioè spoglia del suo dono di illuminazione l’uno per darlo all’altro?
Grazie tantissimo per la luce che diffonde sul sito ma ancor più nell’intelligenza e nel cuore di tanti.

Una preghiera per me e per la mia famiglia
Grazie tante ancora
Simone


Risposta del sacerdote

Caro Simone,
1. voce di Dio in terra è la voce della nostra coscienza, come diceva il beato Card. Newmann.
Nella coscienza, come ricorda il Concilio Vaticano II, l’uomo non è solo, ma è solo con Dio e scopre la sua voce.
Ecco l’insegnamento conciliare: “Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire. Questa voce, che lo chiama sempre ad amare, a fare il bene e a fuggire il male, al momento opportuno risuona nell’intimità del cuore: fa questo, evita quest’altro.
L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al cuore; obbedire è la dignità stessa dell’uomo, e secondo questa egli sarà giudicato. La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità” (GS 16).

2. L’insegnamento del Papa è prolungamento dell’insegnamento di Cristo.
Si tratta di un insegnamento garantito da Cristo stesso, in particolare quando ha detto a Pietro: “Io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32) e: “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16,18-19).

3. All’insegnamento del Papa è dovuta l’obbedienza della fede.
Il Concilio Vaticano II dice in proposito: “Di questa infallibilità il romano Pontefice, capo del collegio dei vescovi, fruisce in virtù del suo ufficio, quando, quale supremo pastore e dottore di tutti i fedeli che conferma nella fede i suoi fratelli (cfr. Lc 22,32), sancisce con atto definitivo una dottrina riguardante la fede e la morale. Perciò le sue definizioni giustamente sono dette irreformabili per se stesse e non in virtù del consenso della Chiesa, essendo esse pronunziate con l’assistenza dello Spirito Santo a lui promessa nella persona di san Pietro, per cui non hanno bisogno di una approvazione di altri, né ammettono appello alcuno ad altro giudizio” (Lumen gentium 25).
E dice anche: “Questo assenso religioso della volontà e della intelligenza lo si deve in modo particolare prestare al magistero autentico del romano Pontefice, anche quando non parla «ex cathedra». Ciò implica che il suo supremo magistero sia accettato con riverenza, e che con sincerità si aderisca alle sue affermazioni in conformità al pensiero e in conformità alla volontà di lui manifestatasi che si possono dedurre in particolare dal carattere dei documenti, o dall’insistenza nel proporre una certa dottrina, o dalla maniera di esprimersi” (Lumen gentium 25).

4. Le affermazioni del Concilio riguardano il Magistero del Papa, non la sua condotta personale.
Su questo punto abbiamo il caso eclatante di san Pietro che, in buona fede, aveva assunto un comportamento nei confronti dei pagani  che San Paolo gli rimproverò apertamente.
Ecco il testo: “Ma quando Cefa venne ad Antiòchia, mi opposi a lui a viso aperto perché aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma, dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, tanto che pure Bàrnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia. Ma quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del Vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: «Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?»” (Gal 2,11-14).
Pertanto l’obbedienza nella fede al Papa riguarda il suo Magistero, straordinario oppure ordinario, non la sua personalità, i suoi dialoghi personali o le sue decisioni private.

5. Anche nel secondo quesito usi un’espressione non corretta quando mi chiedi: “lo Spirito Santo si è ritirato da lui e illumina l’attuale Pontefice?”.
Lo Spirito Santo sta posato su ogni credente, anzi abita in ogni credente, purché viva in grazia.
San Paolo ricorda che siamo tempio dello Spirito Santo: “Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi?” (1 Cor 6,19).
Il Papa gode invece di una grazia particolare. Possiamo dire che gode di una grazia di stato, legata al suo ministero petrino.
Delle grazie di stato parla anche il catechismo della Chiesa Cattolica quando scrive: “Tra le grazie speciali, è opportuno ricordare le grazie di stato che accompagnano l’esercizio delle responsabilità della vita cristiana e dei ministeri in seno alla Chiesa: «Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia la eserciti secondo la misura della fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi l’insegnamento all’insegnamento; chi l’esortazione all’esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia (Rm 12,6-8)»” (CCC 2004).
È chiaro che quando uno lascia l’incarico non fruisce più della grazia di stato.
Nella fattispecie l’assistenza particolare è passata a Papa Francesco.
Il Papa che ha il compito di governare attualmente la Chiesa è lui.
Se, per ipotesi di terzo grado, vi fosse un contenzioso in materia di fede o di morale tra Benedetto XVI e Papa Francesco, tutti siamo tenuti ad obbedire a Francesco.

Assicuro volentieri la mia preghiera per te e per la tua famiglia e tutti vi benedico.
Padre Angelo