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Quesito
Caro padre,
mi chiedo quali siano le conseguenze del peccato, sia quello mortale che quello veniale, nel mondo terreno. Ho letto diversi passaggi del Nuovo Testamento e anche ciò che persone come papa Francesco hanno detto a riguardo, ma ancora non sono riuscito a trovare una risposta. Esiste una “pena terrena”? Dio permette il male affinché dalle sue sofferenze il peccatore si converta? E se si, queste punizioni come si concretizzano? Influenzano anche la vita di chi è attorno alla persona che commette il peccato?
Auguro anche a lei una felice settimana in Albis e la ricordo nelle mie preghiere.
Grazie di tutto
E.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. La Sacra Scrittura dice che chi pecca “Chi pecca, danneggia se stesso” (Sir 19,4).
“Ma forse costoro offendono me – oracolo del Signore – o non piuttosto se stessi a loro vergogna?” (Ger 7,19).
2. Per questo Giovanni Paolo II in Reconciliatio et paenitentia ha detto: “Poiché col peccato l’uomo rifiuta di sottomettersi a Dio, anche il suo equilibrio interiore si rompe e proprio al suo interno scoppiano contraddizioni e conflitti” (RP 15).
Ha detto anche che “il peccato è un atto suicida” (RP 15).
3. Le conseguenze del peccato sono più di ordine spirituale che temporale.
Mi limito qui ad indicare le conseguenze del peccato mortale.
La prima grande conseguenza consiste nella perdita della Grazia santificante, delle virtù infuse e dei doni dello Spirito Santo, che costituiscono un tesoro veramente divino, infinitamente superiore a tutte le ricchezze materiali di questo mondo.
Con la perdita della grazia viene meno anche la presenza piena di amore della SS. Trinità nell’anima, che è la sorgente di ogni bene e di ogni benedizione.
4. La seconda conseguenza del peccato grave consiste nella perdita di tutti i meriti per la vita eterna.
Con la grazia l’uomo diventa erede di Gesù Cristo (Rm 8,17).
Perdendo la presenza di Gesù, si perde anche questa preziosissima eredità per cui, come dice il profeta Ezechiele: “Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà” (Ez 18, 24).
Tuttavia, per la misericordia di Dio, questi meriti reviviscono appena viene recuperata la grazia.
5. Terza conseguenza del peccato è la macchia dell’anima (macula animae) che oscura la nitidezza della coscienza e indebolisce la forza della libertà.
A proposito della nitidezza della coscienza il filosofo pagano Aristotele osservava che il compimento del male non lede tanto la capacità dell’intelligenza di applicarsi allo studio delle scienze, ma piuttosto corrompe il giudizio de agendis, e cioè il giudizio della coscienza.
È la stessa cosa detta da Gesù: “La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce perché le loro opere erano malvagie” (Gv 3,19).
La cattiveria delle azioni ottenebra l’intelligenza.
In tal modo il peccato impedisce di tenere chiara la gerarchia dei valori e favorisce quella triplice concupiscenza che ha come peculiare di obnubilare l’intelligenza nei confronti dei valori più alti per far emergere solo ciò che interessa immediatamente.
6. Circa l’indebolimento della libertà succede qualcosa di analogo a chi si dà alla droga o all’alcol: in breve ne acquisisce dipendenza e schiavitù interiore.
Dopo aver abusato della libertà, l’uomo rimane meno libero. Di fatto risulta più legato al male.
Gesù ha detto: “Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato” (Gv 8,34).
Ed è proprio questo il motivo per cui San Tommaso dice che “chi cade volontariamente in peccato mortale si pone in uno stato dal quale non può sottrarsi senza l’aiuto di Dio” (In IV Sent., d. 46, q. 1, a. 3, sol.).
Dice anche che “lo stato di peccato è di vera schiavitù, solo in apparenza è di libertà” (Ib.).
Con altre parole il Concilio Vaticano II ha espresso il medesimo concetto dicendo che col peccato l’uomo “si trova in se stesso diviso” (GS 13).
7. Quarta conseguenza del peccato mortale è la pena eterna e il rimorso della coscienza: “Il peccato mortale… se non è riscattato dal pentimento e dal perdono di Dio, provoca l’esclusione dal Regno di Cristo e la morte eterna dell’inferno; infatti la nostra libertà ha il potere di fare scelte definitive, irreversibili” (CCC 1861).
“Morire in peccato mortale senza essersene pentiti e senza accogliere l’amore misericordioso dei Dio, significa rimanere separati per sempre da lui per una nostra libera scelta.
Ed è questo stato di definitiva autoesclusione dalla comunione con Dio e con i beati che viene designato con la parola inferno” (CCC 1034).
8. Tuttavia la preoccupazione però che emerge dalla tua mail è più di ordine pratico e cioè se il peccato possa danneggiare materialmente.
Ebbene, dal momento che il peccato mortale spalanca la porta al nostro avversario è opportuno ricordare che quando questi viene, come hai insegnato Gesù nel Vangelo, “per rubare, per distruggere, e per uccidere” (Gv 10.10).
Non è escluso che il demonio possa fare andare a male tante iniziative di ordine temporale.
9. Non solo, ma dal momento che all’interno della propria casa ci si priva di una siepe o protezione, è facile che quando questi viene per scorrazzare, possa danneggiare anche i beni più cari.
Nella Sacra Scrittura troviamo il caso di Nabal che aveva maltrattato i servi di Davide. Ehi sì sì preoccuparono di andare da Abigail, moglie di Nabal, per dirgli: “Ora esamina bene ciò che devi fare, perché pende qualche male sul nostro padrone e su tutta la sua casa. Egli è un uomo perverso e non gli si può parlare” (1 Sam 25,17).
Poiché il male incombeva non solo su di lui ma anche su tutta la sua casa Abigail si mosse incontro a David che aveva già deciso di sterminare tutta la sua famiglia. “Prese in fretta duecento pani, due otri di vino, cinque pecore già pronte, cinque sea di grano tostato, cento grappoli di uva passa e duecento schiacciate di fichi secchi, e li caricò sugli asini” (1 Sam 25,18) e con questi doni riuscì a placare Davide.
In chiave spirituale il peccato di Nabal stava per danneggiare tutta la sua casa. La devozione di Abigail lo impedì e fu premiata.
Perché la tua condotta sia sempre fonte di bene per te e per tutta la tua casa, ti ricordo volentieri nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo