Questo articolo è disponibile anche in: Italiano
Quesito
Caro Padre Angelo,
le volevo chiedere quale rapporto sussiste fra:
-libertà e predestinazione;
-libertà e grazia;
-libertà e provvidenza.
Perché questi concetti non sono contraddittori?
Quale differenza sussiste fra la concezione cattolica e la concezione protestante e calvinista?
Le chiedo questo perché il mio libro di filosofia (Abbagnano-Fornero) afferma che in Sant’Agostino la visione del rapporto fra grazia, predestinazione e libertà si collocherebbe a metà fra la visione cattolica e quella luterana.
Grazie
Risposta del sacerdote
Carissimo,
ci sarebbe da scrivere un trattato per rispondere alle tue domande.
Proverò a farlo nella maniera più succinta possibile:
1. “quale rapporto sussiste fra libertà e predestinazione”.
A questo proposito bisogna ricordare che cosa s’intende per predestinazione in senso biblico e teologico.
La predestinazione in senso biblico e teologico è diversa dal concetto comune di predestinazione.
Secondo il senso comune per predestinazione s’intende qualcosa di preprogrammato, di ineluttabile: Ad esempio: se io schiaccio i pulsanti della tastiera, tutto deve venire fuori lo scritto voluto. Qui non c’è libertà, ma determinismo. Anzi tutti vogliamo che questo determinismo vi sia.
In senso biblico e teologico per predestinazione s’intende che Dio ha chiamato l’uomo a conseguire un obiettivo più alto di quanto non possa la sua natura umana. L’obiettivo dato all’uomo è di ordine soprannaturale: diventare partecipe della vita di Dio, del suo pensiero, del suo amore, del suo potere, del suo paradiso, della sua eternità.
In una parola: diventare per grazia quello che Cristo è per natura
Per predestinazione s’intende anche che Dio non solo si limita a chiamare ad un obiettivo così alto, ma anche e soprattutto che dà tutti i mezzi per poterlo conseguire.
Predestinati sono dunque coloro che sfruttano i mezzi che Dio ha loro dato per diventare partecipi della vita divina.
Come vedi, la predestinazione in senso teologico non toglie affatto la libertà, ma la suscita e l’aiuta a collaborare.
2. “quale rapporto sussiste fra libertà e grazia”.
Poiché Dio ci chiama ad una vita di ordine soprannaturale, per dire il nostro sì a Dio e per poter vivere in comunione soprannaturale con Lui abbiamo bisogno dell’aiuto della sua grazia. Gesù ha detto: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato” (Gv 6,44)”. Senza questo aiuto non possiamo elevarci alla vita divina.
Ma anche qui non viene tolta la libertà.
Ti faccio un esempio: se tu perdessi uno spillo d’oro preziosissimo o un diamante in una stanza buia, e io ti accendo la luce perché tu lo possa trovare al più presto e impedire che un altro te lo rubi, ti faccio violenza o ti faccio un grande dono?
Mi diresti che ti faccio un gran dono. Anzi tu stesso chiederesti la grazia di avere un pò di luce.
Tale è anche il rapporto della grazia di Dio con la nostra libertà: è un aiuto, al quale però si può resistere. Di fatto tanto resistono.
Ma chi ha risposto di sì, sa che il merito del sì va soprattutto a Dio che illumina e inclina a dire sì.
3. “quale rapporto sussiste fra libertà e provvidenza”.
Per provvidenza s’intende il piano per cui Dio regge il mondo e lo conduce al suo fine.
Nel governo del mondo Dio non ci guida come un burattinaio, ma anche attraverso il libero concorso delle cause seconde (le cause seconde siamo noi), che ha dotato di libertà.
La libertà umana si esprime purtroppo anche nella triste possibilità di fare il male.
Il male sembra ostacolare la Provvidenza, e cioè il governo di Dio sul mondo.
In realtà invece Dio è così buono e onnipotente che riesce a trarre anche dal male un bene più grande.
Questo lo vediamo in particolare nel peccato di Adamo, per il quale la Chiesa nella notte del sabato santo canta “O felice colpa”.
Come poi Dio sappia trarre un bene più grane dai singoli mali compiuti dagli uomini noi per ora non lo sappiamo. Lo vedremo bene alla fine del mondo. Ma la logica è questa.
4. Lutero ha detto che col peccato originale l’uomo si è totalmente corrotto e ha perso la libertà.
Secondo Lutero la volontà umana è come una bestia da soma posta fra due cavalieri. “Se la cavalca Dio, vuole e va dove Dio vuole (…). Se invece la cavalca Satana, vuole e va dove Satana vuole. E non è nella sua facoltà scegliere o cercarsi uno dei due cavalieri” (M. Lutero, Il servo arbitrio, in Opere Scelte, 6, a cura di E. De Michelis Pintacuda, Claudiana, Torino 1993, p. 125). La fede salutare e la giustificazione dipendono interamente dalla scelta di Dio, e non hanno nulla a che fare con la nostra autonoma decisione.
In questa impostazione non ha spazio la libertà umana. E per Lutero sono predestinati tanto coloro che si salvano quanto coloro che si dannano.
Per la teologia cattolica invece c’è predestinazione (nel senso detto sopra) solo per coloro che si salvano.
5. L’ultima domanda la dovresti porre agli autori che citi, dal cui pensiero emergerebbe che Sant’Agostino su questo punto sarebbe metà cattolico e metà protestante!
Spero di averti dato qualche spunto di riflessione.
Ti saluto, ti prometto una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo