Questo articolo è disponibile anche in: Italiano
Quesito
Buongiorno Padre
e Buona Pasqua.
In questi giorni, mi è capitato di notare un’intervista al professor De Mattei, lo storico che lavorava a Radio Maria fino a qualche tempo fa. Nella stessa, si ponevano dei dubbi sull’infallibilità delle canonizzazioni, o meglio, solo sulle canonizzazioni più recenti, compresa quella di Giovanni XXIII. Le riporto qui accanto, fra parentesi tonde, il link dell’articolo che ho letto (…).
Quando ha un po’ di tempo, potrebbe darmi la sua opinione sulle tesi teologiche espresse da De Mattei?
Grazie Padre, e ancora auguri di Buona Pasqua
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. ti riporto la dottrina della Chiesa circa l’impegno della sua autorevolezza nelle beatificazioni e canonizzazioni.
La canonizzazione è la sentenza ultima e definitiva con la quale la Chiesa e il romano Pontefice dichiara che una determinata persona ha condotto una vita santa ed è stata accolta in cielo, e la propone a tutti i fedeli per la venerazione e l’intercessione.
Questa canonizzazione formale o solenne da papa Alessandro III è riservata alla sede apostolica.
Accanto alla canonizzazione solenne c’è la canonizzazione comune o equipollente per la quale i servi di Dio vengono venerati come santi con il permesso e l’approvazione della Chiesa senza un giudizio solenne e speciale, come avveniva per molti santi dei primi secoli.
2. La beatificazione è il giudizio previo, non definitivo né precettivo, ma che permette che venga dato il culto a qualche servo di Dio.
La differenza propria tra canonizzazione e beatificazione sta in questo, che nella canonizzazione si porta un giudizio ultimo e pertanto precettivo.
Nella beatificazione invece vi è un giudizio previo per il quale il culto non è comandato ma permesso.
3. Circa la canonizzazione comune o equipollente Benedetto XIV riferisce che non può essere risolta la questione se l’inserzione di qualcuno nel martirologio equivalga alla canonizzazione.
Tuttavia molte cose persuadono di estendere l’infallibilità anche alla canonizzazione equipollente, cioè circa coloro che nella Chiesa universale senza dubbio vengono venerati come santi.
4. Circa la canonizzazione solenne oggi è sentenza comune che essa è oggetto di infallibilità.
La rivendicazione di infallibilità appare nelle formule di canonizzazione che i romani Pontefici, e cioè: “Con l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo … decretiamo e definiamo che il beato N. è santo”.
Qui è necessario ricordare che per Papa Giovanni non si è proceduto semplicemente all’inserimento del suo nome nel martirologio, ma è stato proclamato santo con atto solenne.
Anche per Lui Papa Francesco ha detto: “decretiamo e definiamo che il beato papa Giovanni XXIII è santo”.
5. A proposito dell’autorevolezza del giudizio della Chiesa nelle canonizzazioni san Tommaso ha affermato: “È certo che è impossibile che il giudizio della Chiesa universale sbagli nelle cose che riguardano la fede… mentre nelle altre sentenze che riguardano fatti particolari come quando si tratta di possessi, di crimini o di cose del genere è possibile che la Chiesa possa sbagliare a motivo di falsi testimoni.
La canonizzazione dei santi è a metà strada tra queste due realtà: poiché tuttavia l’onore che diamo ai santi è una certa professione di fede per mezzo della quale crediamo la gloria dei santi, pie credendum est, è da credere piamente che neanche in questi il giudizio della Chiesa possa errare” (Quodlibet IX, a. 16).
6. Melchior Cano, uno dei teologi domenicani più autorevoli al Concilio di Trento, afferma: “crediamo che coloro che disprezzano la Chiesa in queste cose non siano eretici ma certo temerari, impudenti e irreligiosi” (De locis theologicis L.V c. 5).
7. Mi pare che la questione si possa risolvere alla luce di quanto il Concilio Vaticano II dice nella Lumen gentium n. 25 dove distinguere tra magistero straordinario e magistero ordinario definitivo.
Il magistero straordinario quando si esprime con sentenza dogmatica è magistero definitorio. Chi non lo accetta viene considerato eretico.
Il magistero ordinario può essere magistero definitivo oppure non definitivo.
Quando è definitivo è infallibile, e pertanto è certo.
Le canonizzazioni appartengono a questo secondo tipo di infallibilità.
Il Papa, come abbiamo visto, usa il verbo “definiamo”.
8. Per cui come Giovanni Paolo II ha detto che la dottrina dell’Humanae vitae non è soggetta a libera disputa tra i teologi perché è insegnamento definitivo, così anche le canonizzazioni, poiché sono per lo meno atto o insegnamento definitivo della Chiesa, non appartengono a libera disputa tra i teologi e neanche tra i fedeli laici.
Ecco le parole testuali di Giovanni Paolo II: “Quanto è insegnato dalla Chiesa sulla contraccezione non appartiene a materia liberamente disputabile tra i teologi. Insegnare il contrario equivale a indurre nell’errore la coscienza morale degli sposi” (5.5.1987).
Neanche il prof. De Mattei dunque è libero di non aderirvi.
Certo, mettendo in discussione la santità di Giovanni XXIII non può essere considerato eretico, ma, come dice Melchior Cano, “temerario, impudente e irreligioso”. E, parafrasando il linguaggio di Giovanni Paolo II possiamo dire che scrivere il contrario equivale a indurre nell’errore la coscienza morale dei fedeli.
Non è certo invidiabile la sua posizione!
Ti ringrazio di avermi dato l’opportunità di scrivere queste cose.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo