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Quesito

Salve Padre Angelo,
mi chiamo …, sono un ragazzo di 21 anni.  Qualcosa mi ha spinto fino a Lei per parlare di una mia questione personale, anche se non la conosco sento che le sue parole mi aiuteranno.
Io sto lottando contro un peccato mortale: la pornografia. Anche se nelle confessioni mi hanno dato l’impressione che nel mio caso non lo sia perché ci sono delle attenuanti. Comunque sia, è una cosa di cui mi vergogno profondamente. Al di là del peccato in sé, mi sono accorto che c’è qualcosa di molto più pericoloso che sta mettendo a rischio i progetti di Dio su di me: credere che non ne uscirò MAI.
La dinamica del mio peccato è la seguente:
Combatto, prego  e resisto 1-2 mesi.
Poi magari mi capita qualche evento spiacevole, e allora iniziano a venirmi dei pensieri quali: “Non ti vergogni di quello che hai fatto in passato, ti sei messo in ridicolo, avevi mostrato il tuo corpo una volta, è inutile che cerchi di evitarlo. Sei Un Porco”.
Tutto questo mi devasta e non ho il coraggio nemmeno di dirlo ai miei genitori.
Io dentro mi sento un morto che cammina. (…).
Ho pianto e continuo a piangere per questo. Che dolore! Alla fine, neanche mi piace fare il porco perché non è nella mia natura.
Tutta questa situazione è partita dalla scuola (meno male conclusa) dove soffrivo di bullismo e ho iniziato con la pornografia per diversi motivi: 1- Perché non sapevo niente sulla pornografia e i miei compagni mi prendevano in giro, 2- Mi sentivo escluso, 3- Curiosità. (…).
Concludo dicendo che quel che il peggio è che non riesco ad ascoltare la voce del Signore, sento che mi sta chiamando ma non riesco a risponderGli e adesso è anche da un po’ che non mi confesso.
Scusi per la lunghezza del messaggio, spero che si capisca e Grazie a prescindere qualsiasi sia la risposta.
Speriamo in bene!


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. nel proporti un rimedio alla situazione che ti affligge penso a che cosa ti avrebbe suggerito San Giovanni Bosco. 
Questo Santo era persuaso che in Gesù troviamo tutto ciò che giova a rimediare ai nostri mali morali.

2. Sono certo che il primo rimedio al male che ti assedia te l’avrebbe indicato nella frequentazione di un sacramento ben preciso, che viene chiamato “sacramento della guarigione cristiana”.
Questo sacramento è la confessione, fatta in maniera regolare e frequente e sempre dal medesimo sacerdote.

2. Come chi è colpito da certi mali viene ricoverato nella cosiddetta “terapia intensiva”, così analogamente si deve fare quando una persona è colpita in maniera grave e duratura nella propria vita morale.
Quando si è assediati da mali particolarmente gravi e dai quali non si riesce uscire, è necessario qualcosa di forte.
La confessione fatta una, due, tre volte all’anno giova ben poco.

3. Ti consiglio la confessione settimanale o al massimo quindicinale.
Così ti avrebbe detto di fare Don Bosco.
Desidero precisare che la bontà della confessione non si misura dalla sua durata, ma dall’intensità del pentimento e dai buoni propositi.
Il pentimento va preparato prima della confessione.
La stessa cosa vale anche per i propositi.

4. L’accusa dei peccati nel tuo caso sarà brevissima.
In tal modo potrai sempre trovare il confessore disponibile.
Vai anche sempre del medesimo sacerdote perché diventi come il padre della tua anima.

5. La determinazione di confessarti in maniera regolare e frequente è già una certa risurrezione.
Perché i peccati carnali, a cominciare dalla pornografia, sono un sintomo di fragilità e di debolezza.
Sono tutto il contrario della purezza che viene definita “energia spirituale”.
Tu hai bisogno proprio di questa energia spirituale.

6. Alla confessione sacramentale si accompagna la Santa Comunione. 
Se è ben fatta, la Comunione porta recupero di energie nell’anima e nel corpo.

7. Per essere ben fatta non è sufficiente che ci si trovi in grazia di Dio.
Questo è il minimo indispensabile.
La bontà della Santa Comunione consiste nello stare in comunione con il Signore, nel condividere i suoi pensieri, nel compiacersi delle sue azioni, nel domandare che compia qui e ora nella nostra vita quello che un giorno ha compiuto a favore di molti, soprattutto quello che hai sentito narrare poco prima nella proclamazione del Vangelo.

8. Per fare questo non sono sufficienti i brevi istanti di silenzio previsti durante la Messa. Questi sono come un assaggio di quello che si deve fare dopo per proprio conto.
Del beato Pier Giorgio Frassati si legge che non tralasciava mai questo momento così prezioso.
Se finita la Messa doveva salutare gli amici, li salutava volentieri e si intratteneva con loro. Se c’era qualcosa da programmare insieme, lo programmava.
Ma poi avvertiva la necessità di tornare alla comunione con il Signore, che certamente sentiva ancora presente tanto nella sua anima quanto nel suo corpo.
Questa comunione con i pensieri, con i sentimenti, con le azioni, con i desideri del Signore era il nutrimento della sua anima, il momento in cui recuperava le energie e si sentiva guarire, fortificare.

9. Solo se è fatta così, la Santa Comunione è medicina per i deboli, è corroborante e verificante.
Diversamente è ininfluente, se non addirittura profanazione del momento più alto e più santificante della nostra vita cristiana.

10. Don Bosco aggiungerebbe anche un’altra cosa perché l’azione della grazia non sostituisce la natura, e cioè la nostra buona volontà: è necessario essere sempre impegnati.
Era ben consapevole che l’ozio è il padre dei vizi.
Qui il discorso diventa difficile. Tuttavia con l’aiuto del confessore, diventato padre della tua anima, con l’aiuto dell’energia spirituale che Dio infonde dentro di te e in particolare con la buona volontà puoi e devi uscire da questa situazione

Mentre te lo auguro con tutto il cuore, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo