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Quesito
Salve Padre Angelo,
È passato un po’ di tempo da quando le ho inviato la mia prima email.
Innanzitutto volevo ringraziarla per la risposta che mi ha fornito e poi volevo riprendere ciò che le avevo detto riguardo la mia fede.
Non mi ritengo credente, o per lo meno mi sento di dubitare troppo spesso dell’esistenza di un creatore riconducibile a Dio. In passato c’è stato un periodo in cui non avevo nessun dubbio sulla Sua esistenza e, pur non andando in chiesa, pregavo molto e cercavo di migliorarmi vivendo in modo più cristiano. Dopo mesi ho poi realizzato un giorno che non riuscivo né a concepire né ad accettare che Gesù potesse essere uomo e Dio. Questo e altre piccole cose mi hanno quindi allontanato dalle questioni spirituali e ora piuttosto preferisco avere una visione imparziale su questi argomenti.
Leggo anche molto spesso che alcune persone le scrivono di un peccato specifico per cui non riescono a perdonarsi e anche io ne ho uno.
Ultimamente sono tornato a pensare a questo mio enorme peccato e a quando mi sentivo vicino al Signore.
In passato mi sono comunque sentito molto solo e non supportato nella mia fede e sono sicuro che questo abbia inciso molto sul mio distaccamento dal cristianesimo; è per questo che ad oggi sono convinto che in passato non fossi un vero credente.
Se prima ignorando o evitando tutte le questioni religiose mi sentivo in acque calme, ora mi sento nuovamente perso e disperato; non ho nessuno con cui parlare di questo anche perché la mia famiglia non è molto credente e io non ho il coraggio di prendere in mano questa situazione e cambiarla.
Non saprei come altro esprimere questa situazione in cui mi trovo e non mi aspetto un cambiamento positivo visto che nemmeno prima, quando ci provavo davvero, ho trovato delle risposte.
Grazie,
Filippo
Risposta del sacerdote
Caro Filippo,
1. un tale era andato da San Giovanni Maria Vianney, più comunemente noto con il nome di Santo Curato d’Ars.
Gli aveva detto che voleva discutere più che confessarsi.
Il Santo Curato gli disse: “Prima si confessi e poi discutiamo”.
Ma l’altro: “No, prima discutiamo e poi mi confesso”.
Il Santo Curato: “No, prima si confessi”. E l’altro: “Prima discutiamo”.
Dopo un po’ di tiramolla, vinse il Santo Curato e quel tale prima si confessò.
Dopo la confessione, il Santo Curato fu di parola e gli disse: “Adesso discutiamo”.
E l’altro: “Padre, non ce n’è più bisogno. Tutto è chiaro”.
2. Che cosa era successo?
Quel tale aveva confessato i suoi peccati.
Con quella confessione implicitamente aveva chiesto a Dio che i peccati non venissero soltanto coperti, ma estinti.
Con il perdono dato dal sacerdote, Dio mediante la grazia si rese nuovamente presente nel cuore di quell’uomo.
Inoltre l’eliminazione dei peccati fu come la rimozione di una coltre che impediva alla sua mente di vedere.
Ecco perché disse disse: “Padre, non ce n’è bisogno”.
3. Anche tu, al di là delle risposte intellettuali che sono pur sempre necessarie, hai bisogno soprattutto di ritrovare una Persona.
Non si tratta di avvicinarsi al cristianesimo, come fosse una filosofia o una ideologia, ma a Cristo.
La sua sola presenza sarà in grado di illuminarti su tutto.
Pertanto la mia risposta è questa: riprendi con la confessione.
È il punto di partenza insostituibile.
4. Fatta l’umile confessione dei peccati, non ti sentirai più solo. Avvertirai una presenza, anzi una Persona, all’interno del tuo cuore.
Da questa presenza, sgorgheranno tante altre cose, a partire dalla frequentazione della comunità cristiana attraverso i sacramenti e, principalmente, attraverso l’Eucarestia.
E così ti inserirai nella Chiesa. E non soltanto come spettatore in maniera passiva, ma da protagonista, in maniera attiva.
In tal modo potrai condividere con altri la tua esperienza di fede. Dalla loro testimonianza e dai loro stessi problemi ti sentirai rimotivato.
Scoprirai che Cristo ti parla e ti aiuta anche attraverso di loro.
5. La vita cristiana non è un rapporto solipsistico con Gesù Cristo, ma una comunione.
Certo, è essenzialmente comunione con Gesù Cristo che mediante la grazia viene ad abitare personalmente dentro il cuore.
Nello stesso tempo è comunione con coloro che da Lui sono amati. È comunione con la Chiesa.
A questo conduce il comandamento nuovo che ci ha lasciato nell’ultima cena: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34).
Non ho detto soltanto di amare gli altri, ma “amatevi gli uni gli altri” vivendo in comunione.
6. San Tommaso commentando il comandamento nuovo che il Signore ci ha dato dici: “La maniera poi da osservare in questo comandamento è l’amore reciproco: “che vi amiate gli uni gli altri”. Infatti è proprio dell’amicizia non restare ignorata; altrimenti non sarebbe amicizia, ma una certa benevolenza.
Quindi per un’amicizia vera e duratura si richiede che gli amici si amino reciprocamente; poiché allora un’amicizia è giusta e duratura ed è quasi duplicata. Perciò il Signore, volendo che tra i suoi fedeli e tra i suoi discepoli ci fosse un’amicizia perfetta, diede loro il precetto dell’amore reciproco”.
7. Ed è per questo che tra i quattro cardini della vita cristiana menzionati dagli Atti degli Apostoli c’è anche l’unione fraterna.
San Luca che i primi cristiani “erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere” (At 2,42).
8. Adesso che siamo a Natale, fai come ti ho indicato all’inizio di questa mail riferendo la testimonianza del Santo Curato d’Ars.
Va’ di incontrarti con Cristo nella confessione sacramentale.
E poi, dopo esserti confessato, rimani fedele a questo sacramento frequentandolo con regolarità, possibilmente sempre con il medesimo sacerdote, in modo che diventi come il padre della tua anima.
Ti accorgerai che non si tratterà più di accostarsi al cristianesimo, ma a Cristo vivente nella tua anima e vivente nella Chiesa.
Ti auguro un sereno e Santo Natale, ti benedico e ti ricordo volentieri nella preghiera.
Padre Angelo