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Quesito
Sia lodato Gesù Cristo
Buongiorno padre,
L’Adorazione di Gesù sacramentato custodito nel Tabernacolo ha lo stesso valore dell’Adorazione davanti al Santissimo esposto sull’altare?
Grazie
Brunella
Risposta del sacerdote
Cara Brunella,
1. L’origine storica dell’esposizione del Santissimo Sacramento ci aiuta a comprendere la differenza tra l’adorazione davanti al tabernacolo e l’adorazione davanti al Santissimo Sacramento esposto.
Sappiamo dalla storia che ad un certo momento nacque l’esigenza del popolo cristiano di vedere Gesù nell’ostia consacrata durante la celebrazione della Messa.
A quei tempi il sacerdote celebrava orientato verso il crocifisso e verso oriente. Il popolo non vedeva altro che le sue genuflessioni, il suo girarsi verso il popolo per dire Dominus vobiscum o per dire qualche altra cosa come: “Orate fratres oppure Ite missa est e dare la benedizione”.
2. Questa ostensione dell’ostia consacrata veniva fatta con la elevazione fatta subito dopo la consacrazione.
Questo rito ha stimolato nel popolo cristiano un atto di adorazione, un aprirsi a Gesù Cristo per ricevere gli effetti benefici della sua passione, morte e risurrezione.
Per questo il popolo ama questo momento, lo attende per adorare, ringraziare, domandare perdono e supplicare.
In una parola, ha sempre capito che Gesù si rende presente sull’altare per effondersi, per donarsi.
3. Dal rito dell’elevazione si è passati a quello della benedizione eucaristica.
In un passato ancora recente, quando non era ancora permessa la Messa vespertina, in molte chiese all’ora del vespro si dava la benedizione eucaristica.
La gente si radunava per breve tempo, quanto in genere la durata della recita del Santo Rosario.
Terminata questa preghiera il sacerdote esponeva il Santissimo Sacramento nell’ostensorio.
Nel frattempo venivano accese diverse candele per manifestare maggiore devozione a Gesù nel sacramento e per indicare anche esteriormente la preziosità del momento.
Dopo qualche canto di adorazione e di ringraziamento il sacerdote benediceva il popolo con la particola consacrata.
La foggia dell’ostensorio a forma di raggiera, come generalmente è ancora in uso, era già di per se stessa eloquente. Come il sole con i suoi raggi illumina, riscalda e benefica la terra, così Gesù Cristo nel Santissimo sacramento fa una cosa analoga benedicendo.
4. Il popolo cristiano ho sempre saputo dalla Sacra Scrittura e dall’insegnamento della Chiesa che la benedizione di Dio è sempre efficace: è un’effusione di doni. Nello stesso tempo li conserva e li moltiplica.
La gente, dunque, se ne aveva la possibilità, accorreva in Chiesa interrompendo momentaneamente le proprie incombenze e volentieri riceveva e si portava a casa tale benedizione.
5. Dalla benedizione breve all’esposizione del Santissimo Sacramento per un tempo più prolungato il passo non è stato lungo.
L’esposizione del Santissimo Sacramento con apparato solenne e tanto di incenso venne intesa come benedizione permanente.
Una benedizione in cui si adora in maniera più prolungata per se stessi e per gli assenti; una benedizione in cui si ringrazia e si domandano grazie. Non poche volte è stata intesa come forma di riparazione per le ingratitudini e i sacrilegi nei confronti di Gesù presente nel sacramento.
6. Va detto che la presenza di Gesù nel Santissimo Sacramento esposto non è più reale di quella racchiusa nella pisside e custodita nel tabernacolo.
È la stessa. Ma i segni sono diversi.
E sono proprio i segni che parlano e dicono quale sia la differenza tra le due forme di culto.
Poiché l’uomo non è fatto soltanto di anima, ma anche di corpo, e il corpo con i suoi sensi esige di vedere, di venire a contatto, la presenza di Gesù nell’ostensorio posto in mezzo all’altare è un segno di particolare vicinanza: “Il Verbo si è fatto carne, e venne ad abitare in mezzo a noi, … pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14).
Inoltre la fragilità ben visibile dell’ostia consacrata manifesta quella potenza e quella donazione di grazia per cui Cristo, come dice San Paolo, “da ricco che era si è fatto povero per arricchirci mediante la sua povertà” (2 Cor 8,9).
È un simbolo ancora particolarmente eloquente della sua umiltà e del suo amore per noi perché “non ritenne un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso…” (Fil 2,6-7).
7. L’adorazione con il Santissimo Sacramento esposto tiene i fedeli con lo sguardo sempre fisso verso l’ostensorio. Niente deve distrarre da questo colloquio silenzioso e adorante.
Mosè quando vide la presenza di Dio sottoforma di roveto ardente e sentì la voce di Dio che diceva: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe” “si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio” (Es 3,6).
Adesso, dinanzi a Gesù nel sacramento esposto all’adorazione dei fedeli, viene spontaneo dire “Quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?” (Dt 4,7).
È ovvio che tutte queste considerazioni si possono fare anche adorando Gesù nel tabernacolo.
Ma i segni fanno la loro parte e aiutano.
Ti ringrazio per il quesito, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo