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Caro Padre Angelo,
Grazie per la risposta precedente. Io non capisco: Gesù disse parecchie volte ai discepoli ad agli apostoli che doveva morire per poi risuscitare il terzo giorno.
Perché allora gli apostoli alla morte del Salvatore si son persi nella costernazione, nella paura e nel dubbio?
Grazie se vorrà rispondermi
Paolo
Caro Paolo,
1. è vero che il Signore aveva parlato ripetutamente di risurrezione dai morti, ma è anche vero che il Vangelo attesta che gli apostoli “si domandavano però che cosa volesse dire risuscitare dai morti” (Mc 9,10).
Infatti gli Apostoli si erano formati il concetto che il Messia non doveva morire, ma instaurare subito un regno di gloria.
2. Il popolo si aspettava un Messia politico che venisse a scacciare il giogo romano e a proclamare la sovranità universale di Israele.
Perciò alla vista del miracolo della moltiplicazione dei pani compiuto da Gesù subito conclusero che era il Messia, il Profeta atteso e avrebbero voluto portarlo a Gerusalemme per farlo loro re perché inaugurasse il suo regno.
3. Questo appare in maniera evidente dalla reazione della gente dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani: “Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!».
Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo” (Gv 6,14-15).
4. Il padre Marie-Joseph Lagrange, il celebre fondatore della Scuola biblica di Gerusalemme, scrive in proposito: “Gesù aveva dapprima predicato la penitenza in vista del regno di Dio. Aveva fatto miracoli, parecchi dei quali miracoli erano stati compiuti per provare non solo la sua potenza e la sua bontà, ma il potere di rimettere i peccati e di fissare la pratica della osservanza del sabato.
Egli era apparso, inoltre, quale legislatore incaricato di condurre alla sua perfezione la legge dello stesso Mosè. In occasione del messaggio del Battista aveva ripetutamente segnata la superiorità del nuovo ordine sopra quello della legge e dei profeti. Si aveva dovuto chiedersi fin d’allora se non pretendesse di essere il Messia, il promulgatore del regno di Dio.
Come sarebbe stato questo regno? Sull’ideale del regno doveva modellarsi la figura del Messia. Per tal modo correggendo senza urtare le aspirazioni popolari, elevando le anime al di sopra delle preoccupazioni terrene verso la giustizia, la carità, la purità, il perdono, facendo intravedere un lungo sviluppo della virtù divina tra gli uomini, sempre in vista della vita eterna nel regno di Dio, Gesù aveva preparato i cuori a comprendere essere la missione del Messia diretta soltanto all’anima e ai suoi destini.
Fatiche inutili! Il calcolo politico, il desiderio di posti lucrosi e della vendetta, tutti gli istinti dell’uomo inferiore che si impadroniscono di una promessa divina come di molla potente e a un tempo come pretesto specioso che maschera basse passioni, e presso i migliori uno zelo eccessivo e deformato da una incomprensione delle vere vie di Dio; tutto questo miscuglio confuso che fermentava in Israele doveva avere la sua esplosione. Essi volevano un re e volevano costringere Gesù ad essere il Messia dei loro sogni” (L’Evangelo di Gesù Cristo, p. 212).
5. Per questo comprendiamo la reazione di san Pietro al primo annunzio della passione e morte del Signore: “Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno.
Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai».
Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!»” (Mt 16,21-23).
Ma le parole di Gesù per ora sono Fatiche inutili! secondo l’espressione del padre Lagrange.
Il discorso della morte era del tutto al di fuori delle loro prospettive e aspettative. Per questo “si domandavano però che cosa volesse dire risuscitare dai morti” (Mc 9,10).
Con l’augurio di far parte del “Regno eterno” (1 Pt 1,11) che il Signore ha preparato anche per te, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo