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Quesito
Caro Padre Angelo,
mi capita sovente di leggere del nulla che attende gli animali al termine della loro vita in questo e, per loro, unico mondo.
Non ho dubbi sul fatto che, nelle nostre costruzioni, radicate nelle Scritture, tutti i conti razionali quadrino, e che la sofferenza di questi poveri esseri sia senza un ritorno a loro di una qualche giustizia, di un qualche bene.
(…).
La mia difficoltà sta nel cuore di Dio.
Per quale motivo Colui che è l’Amore infinito, la Bontà senza fine, ha voluto distribuire ad alcuni esseri il dono dei doni, mentre ad altri ha posto un confine al suo infinito amore, e ha negato loro il medesimo dono, godibile da essi pur a misura del loro semplice esserci?
(…)
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. in altri modi ho già dato risposta diverse volte a quanto mi chiedi.
Adesso mi limito a ricordare due cose.
2. La prima: l’esistenza di tutte le realtà sub-umane non è destinata al nulla.
Dice la Sacra Scrittura: “Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata” (Sap 11,24).
Come l’artista ama i suoi prodotti e come una madre ama i suoi figli, così Dio ama tutte le sue creature.
3. Come ricorda San Tommaso, l’amore di Dio è diverso dal nostro amore: noi amiamo una cosa o una persona per il bene che essa possiede.
Dio invece ama comunicando il bene dell’esistenza e delle loro intrinseche qualità alle singole creature.
Ecco le sue precise parole: “Dio non ama il bene come lo amiamo noi. Infatti, poiché la nostra volontà non è la causa della bontà delle cose, ma anzi, è mossa da tale bontà come dal suo oggetto, l’amore col quale vogliamo il bene per qualcuno non è causa della sua bontà, ma al contrario, la sua bontà, vera o supposta, suscita l’amore col quale vogliamo che conservi il bene che ha o acquisti quello che non ha ancora. A questo indirizziamo i nostri sforzi.
Quello di Dio, invece, è un amore che infonde la bontà nelle creature” (Somma teologica, I, 20, 2).
4. Diversamente dall’anima umana che è una sostanza spirituale e dunque immortale, le realtà sub-umane non hanno la capacità di esistere eternamente in se stesse.
In se stesse sono destinate a logorarsi e a venir meno.
Ma non è questo l’unico mondo e neanche il più vero nel quale esistono.
5. Infatti poiché Dio le ama, dà ad esse un’esistenza eterna nella sua mente. Vi esistono non come fotografia, ma in tutta la dinamica della loro esistenza e nel servizio che hanno reso al cosmo, e in definitiva all’uomo.
Per questo San Tommaso dice che “le cose naturali, assolutamente parlando, hanno un esistenza più vera in Dio che in se stesse, perché nella mente di Dio hanno l’essere increato, in se stesse, invece, l’essere creato” (Somma teologica, I, 18, 4, ad 3).
L’esistenza che hanno di qua, proprio perché effimera, è un niente rispetto a quella che hanno in Dio.
6. Circa il ritorno o la ricompensa per il servizio che hanno svolto nel cosmo, sebbene talvolta possiamo avere delle legittime riserve per certi “servizi” che alcuni animali rendono agli uomini, il loro più grande premio non è forse quello di poter esistere eternamente nella mente e anche nel cuore di Dio?
Nulla di quanto hanno fatto è perduto in Dio.
Anche nei loro confronti valgono le parole della sacra scrittura: “Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita (Sap 11,26).
Ti auguro ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera,
padre Angelo