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Caro Padre Angelo,
da mesi mi arrovello su una questione a cui non riesco a dare risposta, il quesito riguarda la volontà di Dio. Mi spiego meglio. So che il Signore ci ha donato il libero arbitrio quindi noi volendo siamo liberi di non aderire alla Sua volontà. Detto ciò riguardo la nostra vita. Ma visto il tutto in uno sguardo più ampio rispetto alla storia, se Dio come dice la Chiesa interviene nella storia lo fa comunque per volgere in bene le scelte dell’uomo che magari sono sbagliate, ma così non interferisce con il libero arbitrio? Mi dispiace forse sono poca rispettosa ma vorrei tanto provare a capire.
Grazie.
Letizia
Risposta del sacerdote
1. c’è un equivoco di fondo della tua domanda. L’equivoco sta nel concetto di libero arbitrio.
È vero che siamo dotati di libero arbitrio.
Di fronte a quelli che l’hanno negato la Chiesa ha addirittura sancito come dogma di fede l’esistenza della libertà.
Lutero aveva detto che dopo il peccato originale il libero arbitrio era rimasto solo una parola perché di fatto siamo servi o schiavi della concupiscenza.
Papa Leone X, nella Bolla Exurge Domine (15.6.1520), ha condannato l’affermazione secondo il quale “dopo il peccato il libero arbitrio è cosa di solo titolo” (DS 1486).
Il Concilio di Trento ha rafforzato tale condanna con una definizione dogmatica, affermando che l’uomo è rimasto libero anche dopo il peccato originale: “Se qualcuno dice che il libero arbitrio dell’uomo si è perso ed estinto dopo il peccato di Adamo, o che è cosa di solo titolo o nome o invenzione introdotta da Satana nella Chiesa, sia scomunicato” (can. 5) (DS 1555).
2. Tuttavia la libertà dell’uomo non è illimitata. È la libertà di una creatura, che ha una sua intima costituzione e che è proiettata verso un determinato obiettivo o fine.
Questo fine è la felicità. L’uomo non è libero nei confronti della felicità. La vuole sempre e con tutte le sue forze. Anche qualora, per assurdo, volesse il proprio male, come il suicidio, lo cercherebbe perché appare come un bene per lui.
Ulteriormente l’uomo non è libero nei confronti della propria esistenza. Si trova ad esistere. Non può cancellare questo dato anche qualora si togliesse la vita.
3. Ciò significa che l’uomo esprime la propria libertà all’interno di un piano circa il quale non è libero: è il piano della creazione che è tutto rivolto alla manifestazione dell’amore di Dio.
Questo piano è già prestabilito, non può essere mutato e converge verso un obiettivo immutabile, quello della comunicazione dell’amore e della gloria di Dio nel cuore dell’uomo.
4. Questo piano l’uomo lo può rifiutare. È libero di farlo.
Ma quando lo rifiuta, scopre poi di essere insoddisfatto, interiormente vuoto e malcontento.
Non è stata forse questa esperienza di miseria interiore ed esteriore che ha mosso il figliol prodigo al pentimento?
Il figlio prodigo era libero quando stava con suo padre. È stato libero quando ha deciso di chiedere a suo padre la sua porzione di eredità. È stato libero di andarsene lontano. È stato libero di sperperare i beni di suo padre. È stato libero quando ha accettato di andare a governare i porci. È stato libero quando è rientrato in se stesso, quando si è convertito e quando ha deciso di tornare a casa.
Ma alla fine il suo peccato gli ha giovato per conoscere più a fondo il cuore di suo padre.
Prima di andarsene da casa, non lo sapeva fino a che punto egli lo amasse. L’ha capito solo dopo.
Questo è il bene ottenuto attraverso la permissione del male.
5. Un altro esempio: gli ebrei sono stati liberi di lapidare Santo Stefano e di far scoppiare una violenta persecuzione contro i cristiani.
Ma proprio questa persecuzione costrinse i cristiani a fuggire: “Quelli però che si erano dispersi andarono di luogo in luogo, annunciando la Parola” (At 8,4).
Tutti, persecutori e perseguitati, sono rimasti liberi in quella vicenda.
Ma anche quel male è servito per diffondere ovunque la Parola di Dio e per portare nuova gente a conversione e salvezza.
6. Anche San Paolo venne perseguitato, imprigionato e dovette passare da un tribunale all’altro. Ma proprio questo servi a realizzare quel piano divino per cui Gesù Cristo stesso dal cielo aveva detto ad Anania che non voleva andare da Paolo per imporgli le mani e fargli acquistare la vista: “Va’, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele” (At 9,15).
7. Anche quelli che hanno scelto di rifiutare Dio e di andare all’inferno servono senza saperlo ad un disegno più grande.
Santa Teresa d’Avila nella propria autobiografia racconta che fu proprio la visione dell’inferno, del posto che i demoni avevano preparato per lei e delle pene dei dannati a muoverla a conversione: “Fu una visione che durò pochissimo, ma vivessi anche molti anni, mi sembra di non poterla affatto dimenticare.(…).Rimasi spaventatissima e lo sono tuttora mentre scrivo, benché siano già passati quasi sei anni, tanto da sentirmi agghiacciare dal terrore qui dove sono. Mi accade intanto che quando sono in qualche contraddizione o infermità, basta che mi ricordi di quella visione perché mi sembrino subito da nulla, persuadendomi che ce ne lamentiamo senza motivo.
Questa fu una delle più grandi grazie che Dio mi abbia fatto, perché mi ha giovato moltissimo tanto per non temere le contraddizioni e le pene della vita quanto per incoraggiarmi a sopportarle, ringraziando il Signore di avermi liberata da mali così terribili ed eterni come mi pare di dover credere.(…).
D’allora in poi, come dico, non vi fu travaglio che non mi sia apparso leggero in paragone di un solo istante di quanto là avevo sofferto, e mi meraviglio del fatto che avendo letto tanti libri sulle pene dell’inferno, non ne facessi caso, né le temessi. Cosa pensavo? Come potevo compiacermi di ciò che mi avrebbe condotta in quel luogo? (…).
Da questa visione mi venne una pena grandissima per la perdita di tante anime, specialmente di luterani che per il battesimo erano già membri della Chiesa, e desiderai grandemente di lavorare per la loro salute, sino a sentirmi pronta a sopportare mille morti pur di liberarne una sola da quei terribili supplizi?” (Autobiografia, XXXII,1-8).
8. Tutti dunque rimangono liberi, tutti sono artefici del proprio destino sia nel bene sia nel male, ma all’interno di un piano entro il quale si sono trovati ad esistere.
È la libertà della creatura, che è una libertà vera ma non infinita. Ha i suoi confini.
Ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo