Questo articolo è disponibile anche in: Italiano Inglese

Quesito

Buongiorno Padre Angelo,
le chiedo nuovamente scusa per il disturbo ma avrei cortesemente altre domande da porle. Innanzitutto la ringrazio per la risposta esaustiva che mi ha inviato l’anno scorso riguardo ad un mio quesito, mi è stato davvero di aiuto. 
Ora le scrivo per dei possibili chiarimenti riguardo al capitolo 7 degli Atti degli Apostoli. Ecco la prima domanda: perché in Atti 7,14 S. Stefano dice che tutta la parentela di Giuseppe era composta da 75 persone mentre in Esodo 1,5 c’è scritto che erano 70 in tutto? La Bibbia di Gerusalemme dice che S. Stefano cita la Septuaginta dove è riportato il numero 75 (non capisco il perché di questa differenza numerica) al posto di 70, ma io mi chiedo come sia possibile che un ebreo (seppur ellenizzato) davanti al sinedrio citi la bibbia in greco al posto della Torah in ebraico. Significa che non sapeva leggere l’ebraico? Il nuovo testamento ci è giunto a noi interamente in greco, eppure racconta di fatti accaduti ad ebrei, come sono possibili allora queste incongruenze? Anche il sinedrio accettava la Bibbia tradotta in greco al posto dell’originale in ebraico? 
La seconda domanda riguarda invece Atti 7,16, dove sempre S. Stefano racconta del campo che Abrahamo comprò a Sichem. 
In Gn 33,18-20 c’è scritto che il campo di Sichem fu comprato da Giacobbe per cento pezzi di denaro, non da Abrahamo. 
Abrahamo infatti è riportato in Gn 23,17-18 che acquistò Machpelah, non Sichem. Perché questo errore? Com’è possibile che S. Stefano non conoscesse la storia del proprio popolo e che il Sinedrio (composto da ebrei) non disse nulla? Le ho fatto queste due domande poiché alcuni ebrei le usano come affermazioni per dire che il Nuovo Testamento fu composto interamente da greci che sapevano pochissimo o nulla di ebraismo. Non comprendo infatti perché venga sempre citata la Septuaginta al posto che il testo originale in ebraico. 
Spero di non aver divagato troppo, resto in attesa di sue gradite risposte e nel frattempo la ringrazio ancora per tutto il tempo che ci dedica. 
Le auguro una buona giornata Padre, spero di sentirla presto. 


Risposta del sacerdote

Caro Matteo,
1. nel commentario agli Atti degli Apostoli del biblista domenicano Marco Sales, a proposito del numero degli ebrei scesi in Egitto si legge: “Nel testo ebraico e nella Volgata la Genesi 40,27 parla solo di 70, ma nella versione alessandrina si legge 75.
I traduttori greci ai 70 del testo ebraico hanno aggiunto i cinque discendenti di Giuseppe nati da Efraim e da Manasse, dei quali si parla al capitolo 26,28ss del libro dei Numeri”.

2. Carlo Maria Martini, della compagnia di Gesù che poi fu arcivescovo di Milano, nel Commento agli Atti degli Apostoli scrive: “Nel comporre il suo libro San Luca si è servito spesso di espressioni tolte dalla versione greca dell’Antico Testamento, detta dei 70.
Ciò si verifica non soltanto per le citazioni esplicite della Scrittura, che sono assai numerose, ma anche per il linguaggio usato nelle narrazioni.
Usando dei vocaboli e delle formule che la veneranda versione aveva già rivestito di un certo carattere sacro, si dava alla narrazione il sapore e l’andamento di storia religiosa, in cui si descrive la continuazione di quell’intervento divino nella vita del popolo che era stato raccontato nella Bibbia del Vecchio Testamento” (Atti degli Apostoli, Introduzione, pp. 26-27).

3. Passando alla seconda domanda, circa l’autore della compera del campo a Sichem devo rilevare che c’è stata molta discussione tra gli interpreti cattolici.
Questa discussione è testimoniata dalla lunga ed erudita nota del sopraccitato biblista Marco Sales.
Ecco quanto scrive: “La Scrittura non parla in nessun luogo di questa compra. Abramo comprò bensì una tomba dove fu sepolto egli con Sara, Isacco e Giacobbe, ma questa tomba era a Hebron e non a Sichem, e la comprò da Efrom Hefteo e non dai figli di Hemor (Gn 23,16-29).
Fu Giacobbe invece che comprò un campo a Sichem dai figli di Emor (Gn 33,19-10).
Anche qui Santo Stefano viene accusato di essere in contraddizione con la Genesi. 
Varie vie furono tentate per conciliare la Genesi con le parole di Santo Stefano.
Alcuni ricorsero a una distrazione di copista, il quale avrebbe scritto Abramo invece di Giacobbe: ma questa soluzione non basta, poiché non è possibile che l’errore di un copista abbia potuto passare in tutti i codici.
Altri invece pensarono che lo stesso Santo Stefano nella foga del dire abbia confuso Abramo con Giacobbe, e attribuito al primo ciò che apparteneva al secondo. Santo Stefano, dicono, non era ispirato quando parlava, e perciò ha potuto benissimo essere vittima di un errore.
San Luca riferisce oggettivamente il suo discorso senza però pronunziarsi sulla sua veracità. Anche questa soluzione va rigettata, poiché, prescindendo pure degli elogi che gli Atti fanno di Stefano, non è verosimile che il Santo Diacono abbia potuto ingannarsi in cosa tanto conosciuta da tutti gli ebrei, e dire una falsità storica davanti al sinedrio senza provocare richiami e proteste da parte di alcuno.
La maggior parte degli interpreti cattolici ritiene perciò che Santo Stefano parli qui della compra di un campo fatta da Abramo antecedentemente alla compra della caverna di Hebron. Benché la Genesi non parli esplicitamente di questa prima compra di un campo a Sichem, tuttavia la presuppone il capitolo 12, 6-7 dove si dice che Abramo edificò un altare al Signore presso Sichem. Come poteva infatti Abramo edificare un altare e difenderlo dalle profanazioni, se prima non fosse divenuto padrone del fondo, su cui l’altare sorgeva? Egli dovette quindi comprare il campo, e la notizia di questo avvenimento, benché non ricordata esplicitamente nella Scrittura, veniva tramandata per tradizione di padre in figlio.
Santo Stefano si appellò a questa tradizione, e nessuno potete muovervi alcuna difficoltà.
Questa soluzione è molto più probabile delle altre, ed è da preferirsi”.

4. Carlo Maria Martini scrive invece: “Qui sono fusi due dati, quello della questo del sepolcro da parte di Abramo in Hebron e quello dell’acquisto di un campo da parte di Giacobbe dai figli di Emor in Sichem. 
Poiché Gs 24,32 parla della sepoltura di Giuseppe in Sichem, questa tradizione può aver attratto a sé le altre in una sorta di semplificazione narrativa”.

5. È un’ipotesi da tavolino e cioè astratta quella di Carlo Maria Martini.
La soluzione data da Marco Sales sembra più congetturata e aderente alla realtà.

Mi compiaccio per questa tua lettura critica e attenta del testo sacro.
Con l’augurio che diventi il tuo nutrimento quotidiano per la vita eterna ti benedico ti accompagno con la mia preghiera.
Padre Angelo