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Quesito
Buongiorno Padre Angelo,
leggo spesso le interessanti risposte sul sito e la ringrazio per la pazienza che riversa nel fornirci le Sue risposte su moltissimi delicati temi che ormai in pochi sono in grado di affrontare con conoscenza Cattolica genuina. Grazie di cuore.
Le chiedo una domanda: spessissimo nella Bibbia si fa riferimento ai giusti. Non ho mai capito benissimo questo concetto. Parlando anche con persone ben informate, sembrerebbe che il giusto di fronte a Dio sia colui che è giustificato in virtù della propria fede in Cristo.
Ovvero, noi Cattolici che ci sforziamo di non sbagliare ma che regolarmente cadiamo di fronte alle tentazioni (sempre le solite..), ma che ricorriamo regolarmente e frequentemente ai Sacramenti che il Signore ci ha donato per emendarci dalle nostre colpe dovremmo essere giusti.
A volte la preoccupazione mi assale perché vedo le mie limitazioni, le mie debolezze i miei ripetuti peccati. Provare a osservare alcuni dei Comandamenti diventa per me impresa titanica e difficilissima. Sono quindi “giusto” dinnanzi a Dio io che lo prego, che lo cerco, che vado a Messa, ma che pur sempre mi separo da Lui a causa della mia incostante natura umana?
Grazie di cuore per la Sua risposta, un abbraccio fraterno!
Massimiliano
Risposta del sacerdote
1. nella Sacra Scrittura la parola giustizia ha diversi significati.
Certamente il primario significato è quello di dare ad ognuno il suo. È giusto pertanto chi si comporta onestamente con tutti.
2. La giustizia di Dio si esprime anche come sinonimo di fedeltà all’alleanza e di retribuzione per i buoni e per i malvagi.
3. C’è però un ulteriore significato ed è il più bello: la giustizia di Dio, soprattutto, è giustificazione e consiste nel rendere giusto l’uomo.
Questo è il significato nuovo, tipicamente biblico, della giustizia. Qui si tratta di quella giustizia per la quale Dio manifesta la sua misericordia rendendo l’uomo giusto e cioè santo.
Va ricordato che nella Sacra Scrittura spesso l’aggettivo giusto è sinonimo di santo, dal momento che quest’ultimo aggettivo era riservato solo a Dio.
In questo senso nel Vangelo si parla di Giuseppe e di lui si dice: “poiché era giusto” e cioè santo.
Ugualmente del vecchio Simeone si legge che era un uomo giusto, e cioè santo.
4. In San Paolo la parola giustificazione significa essere resi partecipi della vita di Dio. In altre parole, di essere in grazia.
Ed è in questo senso che nel Medioevo la Glossa ordinaria commentava le parole di Gesù sulla necessità di pregare in continuazione senza stancarsi (cfr. Lc 18,l) in questo modo: “Vivete sempre giustamente (santamente, in grazia): infatti chi è giusto (e cioè in grazia) non cessa di pregare a meno che non cessi di essere giusto (in grazia); sempre dunque prega chi sempre agisce secondo virtù” (Semper iuste vivite: nam iustus nunquam desinit orare nisi desinat iustus esse; semper ergo orat, qui semper bene agit”, Glossa ordinaria in Lc 18,1).
5. Pertanto si è giusti (in senso biblico) davanti a Dio quando si vive in grazia, nell’osservanza piena d’amore dei suoi comandamenti.
Si cessa di essere giusti quando si compie qualunque peccato mortale, come quando si bestemmia, non si santifica la festa, si conserva odio o rancore per il prossimo, nell’impurità…
Si torna ad essere giusti quando si torna ad essere in grazia.
Con l’augurio che tu sia trovato giusto da Dio, soprattutto al termine della tua esistenza terrena, ti assicuro un ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo