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Quesito
Caro Padre Angelo,
Mi trovo a vivere in Belgio per lavoro, e qui tutte (ma proprio tutte) le Chiese hanno eliminato gli inginocchiatoi.
Mi chiedo come sia stato possibile una cosa simile, e mi chiedo come dobbiamo comportarci noi fedeli durante la consacrazione e dopo la Comunione.
Durante la consacrazione la maggior parte della gente sta in piedi, qualcuno si inginocchia sulla sedia, un numero esiguo si inginocchia a terra (ma a volte non c’è spazio). Dopo la Comunione tutti si siedono. Anche io mi siedo e mi raccolgo da seduta.
Grazie della sua risposta,
Silvia
Risposta del sacerdote
Cara Silvia,
1. non è un gran servizio reso ai fedeli quello di eliminare del tutto l’inginocchiatoio.
Tralascio il discorso sulla Messa, dove peraltro si deve consentire ai fedeli di mettersi in ginocchio almeno in alcuni momenti centrali, come ad esempio quello della consacrazione.
Ma molti sentono l’esigenza di entrare in Chiesa e pregare anche durante la giornata.
E quando ci si mette in preghiera fuori della Messa viene quasi d’istinto mettersi in ginocchio, soprattutto se uno prega per una necessità.
2. Mettersi in ginocchio è un atteggiamento di umiltà, di dipendenza, di supplica, di intercessione, di adorazione.
Quell’uomo che aveva un figlio epilettico e chiese al Signore di guarirlo “si gettò in ginocchio e disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio»” (Mt 17,15).
San Tommaso commenta: “Si avvicinò con umiltà, perché si gettò in ginocchio, perché Dio esaudisce le preghiere degli umili secondo quello che si legge nel Salmo 102,18: “Egli si volge alla preghiera degli umili, non disprezza la loro preghiera” e in Fil 2,10: “nel nome di Gesù si pighi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto terra”.
3. Secondo il vangelo di Marco anche il lebbroso che si avvicina a Gesù per essere guarito si mette in ginocchio: “Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!»” (Mc 1,40).
Anche il giovane che chiede al Signore che cosa deve fare per ereditare la vita eterna si mette in ginocchio: “Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?»” (Mc 10,17).
Gesù stesso nell’orto degli ulivi prega in ginocchio: “Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo…” (Lc 22,41).
Anche San Pietro, prima di risuscitare una ragazza prega in ginocchio: “Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi, rivolto al corpo, disse: «Tabità, àlzati!». Ed ella aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere” (At 9,40).
San Paolo, quando saluta gli anziani di Efeso prima di andare a Gerusalemme si mette in ginocchio. E tutti i presenti fanno altrettanto: “Dopo aver detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò” (At 20,36).
Ugualmente la gente quando lo accompagna alla nave per salutarlo si mette in ginocchio e prega:” Ma, quando furono passati quei giorni, uscimmo e ci mettemmo in viaggio, accompagnati da tutti loro, con mogli e figli, fino all’uscita della città. Inginocchiati sulla spiaggia, pregammo” (At 21,5).
Santo Stefano si inginocchiò quando chiese perdono per quelli che lo lapidavano: “Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo, morì” (At 7,60).
Poco prima aveva pregato dicendo: “Signore Gesù, ricevi il mio spirito” (At 7,58). Ma adesso, quando chiede il perdono e la conversione di quelli che lo lapidano, per rinforzare la sua preghiera si mette in ginocchio.
4. È vero che ci si può mettere in ginocchio anche sul nudo pavimento, per terra.
Ma in chiesa, come si aiuta la gente a stare seduta mettendole una sedia o una panca, così la si aiuta mettendole anche a disposizione un inginocchiatoio.
Non mi pare che questo ragionamento sia sbagliato.
5. Infine a proposito della posizione del corpo per la preghiera mi piace ripresentare quanto scrisse Romano Guardini: “L’atteggiamento fondamentale della preghiera sarà sempre stare in ginocchio. Esprime la
venerazione per Colui che è «l’Essere» e il induce l’animo a esser serio e preparato. Bisogna però stare in ginocchio davvero, non stare mezzo sdraiati. È questo, un atteggiamento di disciplina, non di comodità e per quei pochi momenti si potrà ben mantenerlo. Come misura di verità basterà chiedersi che cosa ci sarebbe troppo gravoso nella vita di lavoro o nello sport.
Un buon atteggiamento per pregare è anche stare in piedi. I primi cristiani lo prediligevano; poi lo si è perduto. Sarebbe però bene scoprirlo di nuovo poiché ha qualche cosa di libero e di schietto, esprime prontezza e insieme dignità. Così in certi casi può aiutare a superare momenti di oppressione o di ottusità. Anche quando non si sa dir niente e tuttavia si vorrebbe esprimere la propria buona volontà esso può giovare. Per lo meno significa: «Sono qui davanti a Te», o anche solo: «Sono qui davanti a Lui».
Anche star seduti è uno schietto atteggiamento di preghiera, purché si stia eretti e composti. Esso si addice particolarmente alla preghiera mentale o a un indugiare silenzioso presso Dio.
Altrettanto importante quanto tutti gli atteggiamenti descritti è anche quella forma contrapposta che rimane puramente interiore e può essere mantenuta tra la gente, per la strada, nell’ufficio e in società, senza che alcuno se ne accorga. Ed è cosa molto bella e profonda quando il cristiano porta nel mondo e tra gli uomini il senso della presenza di Dio. Non se ne deve però compiacere, né di fronte agli altri né di fronte a se stesso. (…).
Appena al gesto si unisce un determinato contenuto religioso ne risulta il santo segno” (ROMANO GUARDINI, Introduzione alla preghiera, pp. 45-47).
6. Ti suggerisco di metterti in ginocchio sul nudo pavimento nei momenti previsti durante la Messa.
Non c’è l’inginocchiatoio. Pazienza.
Ma il merito diventa più grande e diventa più incisiva anche l’edificazione data agli altri.
Vedere una persona inginocchiata sul nudo pavimento, con le mani giunte e capo chino, è un atteggiamento che commuove, tocca il cuore e incita altri a fare altrettanto.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo