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Quesito

Gentilissimo Padre Angelo,
È la prima volta che le scrivo e lo faccio per ringraziarla perché per tanti anni, leggendo le ragionevolissime, illuminate e illuminanti risposte che lei dà ai tanti che le si rivolgono, ho trovato conforto e rassicurazioni nei dubbi che tanti di noi si pongono in ambito spirituale e morale. Però è arrivato per me il momento di lasciarla. So che non mi conosce e quindi questo non dovrebbe interessarla né, tanto meno, addolorarla più di tanto; ma so che invece lo farà perché è evidentissimo l’ardore spirituale che la muove nell’aiutare le nostre povere anime. Lascio la sua rubrica, che non leggerò più, perché “lascio la Chiesa Cattolica”. Parole tremende, che non avrei mai pensato di pronunciare nella mia vita. Lascio la Chiesa Cattolica improvvisamente. Una folgorazione al contrario che passa per un dolore forte, acuto, dirompente che mi ha lasciato distrutto, devastato. È come se fossi morto perché non so più chi sono. Sono stato ucciso. Chi mi ha ucciso? Chi è questo Caino? Non sorrida, la prego. Se può, invece, pianga con me. Mi hanno ucciso le parole di Bergoglio sulle unioni civili omosessuali che i media hanno riportato in questi giorni. Parole che tanti hanno accolto con entusiasmo, alcuni hanno cercato di sminuire, pochi hanno condannato. Io ho sempre considerato la morale cattolica come monolitica. Esultavo internamente ascoltando quei sacerdoti che dicevano che non possiamo prendere del cristianesimo quello che ci fa comodo e scartare quello che non ci piace (anche se non pretendo di affermare di esserci sempre riuscito; ma almeno mi sforzavo…). Ma adesso c’è stato questo terremoto che mi ha scosso, con una violenza così forte, che ha messo in discussione tutto. In passato, da credente qual ero, avrei descritto questi sentimenti come “tentazioni” (pensi un po’ … fino a qualche giorno fa credevo anche al diavolo!). Inizialmente ho provato rabbia e odio; sì odio verso questo Papa che pronuncia queste parole (qualcuno parla di montaggio del video manipolato … macché!). In realtà questo Papa non mi è mai piaciuto ma ho sempre cercato di ricacciare questo sentimento rimproverandomi di non essere abbastanza docile. Ma adesso, dopo alcuni giorni di grande sofferenza, quasi vorrei ringraziare Bergoglio perché mi sembra che mi abbia come liberato dal fardello di una fede che, d’improvviso, riesco a vedere solo come falsa e incoerente. Forse però è ancora presto per essere perfettamente lucidi perché mi sento come in lutto. In lutto per la morte di un caro parente. Come ho detto, sono in lutto per la mia stessa morte. Non so chi sono. Da oggi la legge morale che mi ha guidato e protetto fin qui non c’è più. Non uccidere. Non rubare. Non desiderate la roba d’altri. Non commettere adulterio. Tutto da ricostruire. Daccapo. Da soli. Senza Dio. Non c’è Dio. 
Questa desolazione interiore non è solo sofferenza. È anche preoccupazione pratica. Io potrò superare il dolore (siamo forti noi esseri umani), sono adulto e ormai ho una impostazione morale che, con le necessarie correzioni, continuerò a mantenere (se non altro per abitudine di comportamenti). Il mio dramma adesso è come educare le mie due figlie! Niente più Messa la Domenica. Niente prima Comunione quest’anno. Niente più coro parrocchiale. “Bambine, papà adesso vi spiega: ci sono le famiglie fatte da un papà e una mamma, ma ci sono anche le famiglie fatte da due papà o da due mamme”. “Cara figlia, tu puoi essere quello che vuoi … quello che ti senti … se ti senti più a tuo agio come ragazzo, sii un ragazzo”. “Papà devo perdonare? No, figlia! Non devi perdonare!”.
Padre Angelo le auguro di stare sempre bene. La ringrazio perché, come ho detto, mi ha aiutato tantissimo in passato. Mi dispiace darle una delusione. Invidio la sua grande fede. Era la stessa fede che volevo per me e la mia famiglia. Ma ce l’hanno rubata. Ci vorrà rassegnazione. Atea rassegnazione.
Con grandissima stima.
Giuseppe

 


 

Risposta

Caro Giuseppe,
1. sono decine e decine i visitatori che mi hanno scritto in riferimento alle parole di Papa Francesco in merito alle unioni civili.
Dal momento che si tratta di parole proferite in passato e riportate in un documentario credo che non vadano prese in considerazione. Il Magistero della Chiesa non si esprime in un modo in cui non si sia certi se quelle parole siano state dette o addirittura manipolate.
Credo che il silenzio tenuto dalla Santa Sede in questa occasione voglia dire proprio questo.

2. I media ne hanno fatto un grande clamore e il loro effetto l’hanno ottenuto. Molti cristiani sono rimasti sconcertati.
Un ragazzo mi ha scritto che suo padre “non riconosce più Papa Francesco come Papa perché ha detto che gli omosessuali possono avere una famiglia”. È sottinteso che si tratta non della loro famiglia di origine ma di una famiglia da costituire con una persona del medesimo sesso.
Questo di fatto è quanto è stato recepito dalla gente ed è stato comunicato dai media.

3. Avevo deciso di non intervenire subito su questo argomento, ma la tua mail mi ha costretto a farlo.
Come prima cosa dico che non intendo commentare ciò di cui non sono certo.
Inoltre (questo lo dico per gli altri visitatori che mi hanno chiesto che cosa volesse dire il Papa) non ho il compito di essere l’interprete del pensiero di Papa Francesco tanto più che il Magistero in quanto tale deve palesarsi da sé stesso evitando di ricevere interpretazioni tra di loro opposte.
Desidero solamente rispondere a te che da quelle parole non solo ti sei sentito traumatizzato ma addirittura ucciso.
Espressioni analoghe le ho sentite da diverse persone senza tuttavia giungere alla tua tragica conclusione.
Capisco il tuo dolore forte, acuto, dirompente. Non è stato solo tuo.
Molti hanno sentito quelle esternazioni così come sono state riportate come un violento terremoto.
Alcuni (in genere tra quelli che abbastanza lontani dalla fede) ne hanno esultato.
Tanti credenti invece hanno sofferto indicibilmente nel loro cuore e all’interno delle proprie famiglie. È sembrato loro che fosse stata capovolta la fede.
Molti sono caduti in tentazione nei confronti di Papa Francesco.

4. Certo, chi ha causato tutto questo dovrà renderne conto a Dio perché è colpa grave contro la carità far soffrire in maniera così forte a motivo della fede da metterla in crisi e addirittura spegnerla.
Vale in qualche modo anche per costoro quanto ha detto il Signore: “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare” (Mc 9,42).

5. Adesso vengo a te che ti senti in lutto come per la morte di uno dei parenti più cari.
Anzi, sei in lutto per te stesso perché è stata demolita la tua fede e ti trovi senza Dio.
Non mi meraviglio di queste espressioni perché certamente la fede è quel bene preziosissimo per il quale siamo disposti a dare anche la nostra stessa vita.
Ma in te forse, come tu stesso hai detto, è venuta meno quella lucidità che impedisce di compiere gesti insani.
Perché la tua decisione di lasciare la Chiesa è un gesto insano.
Non si tratta infatti di lasciare un’istituzione religiosa, ma di lasciare Cristo e di lasciare Dio.
È un gesto insano lasciare la fede per delle parole che per la loro insicurezza non meritano la nostra attenzione, come del resto non gliel’ha prestata la Santa Sede.

6. Questo tuo gesto, tuttavia, evidenzia una fede che ha bisogno di essere purificata.
Essere cristiani, infatti, non significa semplicemente aderire ad una morale perfetta, ma piuttosto aderire a Cristo.
Il suo insegnamento ci presenta certo delle verità eterne e quanto ci ha trasmesso sia da sé stesso sia attraverso l’apostolo Paolo non tramonta.
La fede cristiana però consiste innanzitutto nell’accogliere Cristo nella nostra vita, nell’essere con lui una cosa sola come lo sono i tralci con la vite.
Staccandoti da Cristo diventi un tralcio secco che non comunica più niente.
Il tragico è che questo niente lo vuoi comunicare anche alle tue figlie.
Negandoti Cristo, ti neghi il nutrimento perché Cristo è “il pane vivo disceso dal cielo perché chi ne mangia non muoia” (Gv 6,50) e ti neghi la vita perché Cristo è la vita dell’anima, la vita della nostra vita. Ha detto infatti: “Io sono la vita” (Gv 14,26).
Non si tratta di parole.
Chi ne ha fatto l’esperienza sa che è così.

7. Allora non sono le parole di quel documentario che ti hanno tolto la vita, ma sei che tu te la togli da te stesso.
Nessuno ti può staccare da Cristo se tu non lo vuoi e se tu non lo permetti.

8. Mi piace riportarti in questo momento alcune espressioni di una sublime preghiera del Papa Paolo VI quando era ancora arcivescovo di Milano.
Sono parole rivolte a Cristo e sono particolarmente puntuali per te in questo momento terribile della tua vita:
“Tu ci sei necessario, o solo vero maestro delle verità recondite e indispensabili della vita, per conoscere il nostro essere il nostro destino, la via per conseguirlo.
Tu ci sei necessario, o Redentore nostro, per scoprire la nostra miseria e per guarirla; per avere il concetto del bene e del male e la speranza della santità; per deplorare i nostri peccati e per averne il perdono.
Tu ci sei necessario, o fratello primogenito del genere umano, per ritrovare le ragioni vere della fraternità tra gli uomini, i fondamenti della giustizia, i tesori della carità, il bene sommo della pace.
Tu ci sei necessario, grande paziente dei nostri dolori, per conoscere il senso della sofferenza e per dare ad essa un valore di espiazione e di redenzione.
Tu ci sei necessario, o vincitore della morte, per liberarci dalla disperazione e dalla negazione, e per avere certezze che non tradiscono in eterno.
Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore, o Dio con noi, per imparare l’amore vero e camminare nella gioia e nella forza della tua carità, lungo il cammino della nostra vita faticosa, fino all’incontro finale con Te amato, con Te atteso, con Te benedetto nei secoli” (preghiera scritta per la Quaresima del 1955).

9. Senza Cristo sei un ramingo che non sa dove andare, non sa perché vive, perché genera, perché educa.
Come diceva Pascal, “attraverso Gesù Cristo noi conosciamo la vita, la morte.
Fuori di Gesù Cristo ignoriamo che cosa sia la nostra vita, la nostra morte, Dio, noi stessi.
Così, senza la Scrittura che ha solo Gesù Cristo come soggetto, noi non conosciamo niente, e non vediamo che oscurità e confusione nella natura di Dio e della nostra” (Pensieri, 396).
Prima di Pascal, San Pietro, mosso dallo Spirito Santo, ha detto: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68).

10. Sono certo che tornerai sui tuoi passi.
Cristo non ti abbandona e ti vuole ritrovare. Si direbbe che non si voglia dare pace finché non ti abbia ritrovato. È il buon pastore.
E noi ben volentieri vogliamo accelerare questo momento con la nostra preghiera e anche con il nostro sacrificio.
A presto, Giuseppe.

Ti abbraccio fraternamente e ti benedico.
Padre Angelo


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