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Quesito

Carissimo P. Angelo: Benedetto il Signore, nostro Dio!
Le scrivo per sottoporle un dubbio che da tempo mi turba. In questi tempi c’è molta confusione anche tra teologi ed esegeti cattolici ed io mi sento disorientata. Desidero sinceramente seguire la Verità ed essere fedele al Magistero e so che lei può aiutarmi.
Il mio problema riguarda la teologia della sostituzione.
Ho consultato varie voci di “progressisti” e “ultra-conservatori”, ma in entrambi i casi sono rimasta perplessa. Ai primi non basta il Concilio Vaticano II e cadono nel sincretismo, mentre i secondi contestano aspramente “Nostra Aetate” e gli “Orientamenti e suggerimenti per l’applicazione della Dichiarazione Nostra Aetate n. 4”, fomentando – mi pare – pensieri antisemiti. Gli ultimi Pontefici non utilizzano più il linguaggio ostile, che si trova nella letteratura antica cristiana, cosa che invece ripropongono questi ultimi in modo pericoloso, a mio avviso.
Tutti citano e si appellano al Magistero e ai discorsi dei Papi, ma il risultato è diverso, perché ognuno interpreta il Magistero dal proprio punto di vista e ciò mi sembra allarmante.
Domanda: Giovanni Paolo II ha ribadito che l’Antica Alleanza tra Dio e Israele non è mai stata revocata. Se ne può concludere che la categoria di “teologia della sostituzione” – per cui la Chiesa sostituisce il popolo d’Israele -, è “superata”?
Riguardo gli ebrei mi sono sempre attenuta al Catechismo della Chiesa Cattolica, al Concilio, e ai discorsi dei Pontefici. Ma come interpretarli?
Grazie per la sua fraterna e cortese attenzione che ricambio con tanta preghiera.
Cordialmente in Jesu et Maria,
Sr. Maria Elisabetta


Risposta del sacerdote

Carissima Sr. Elisabetta,

1. Evidentemente bisogna stare con quanto dice il magistero. E tanto Giovanni Paolo II quanto Benedetto XVI non si possono sbagliare.
Certamente un’alleanza non si straccia. Anche se una porzione del popolo d’Israele è stata infedele, Dio però rimane fedele.

2. Il Concilio ha ricordato che la Chiesa viene indicata in molti modi.
Probabilmente il nome che aiuta a superare l’impasse è quello di “popolo di Dio”.
La Lumen Gentium dice che anche “quelli che non hanno ancora ricevuto il Vangelo, anch’essi in vari modi sono ordinati al popolo di Dio. In primo luogo quel popolo al quale furono dati i testamenti e le promesse e dal quale Cristo è nato secondo la carne (cfr. Rm 9,4-5), popolo molto amato in ragione della elezione, a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili (cfr. Rm 11,28-29)” (LG 16).

3. Gli ebrei hanno rifiutato Cristo, ma Cristo non ha rifiutato gli ebrei.
Nel frattempo le promesse sono passate in mano ai pagani perché le hanno accolte.
E la Chiesa, più che sostituire, porta a compimento quello che era stato preparato con gli ebrei.
Questi avevano un culto e dei riti che prefiguravano il nuovo culto, quello di Cristo.
Il culto che essi ancor oggi celebrano è ordinato a Cristo, anche se per ora rifiutano di crederlo.

4. Se la cosa può risultare più comprensibile, potrei portare questo esempio (che calza evidentemente solo fino ad un certo punto): Dio ha cominciato con Israele quello che si fa quando si comincia a costruire una Chiesa.
Ma ad un certo momento, su questo l’inizio, si edifica una nuova Chiesa.
L’inizio costituisce la cripta, mentre il vero edificio è quello che vi è costruito sopra.
Mi pare pertanto che la categoria di sostituzione non sia ben adatta a risolvere la relazione tra Ebrei e e Chiesa.
Anche se sono state attuate delle sostituzioni (i pagani al posto degli ebrei) non si può parlare di sostituzione tout court: perché tutto quello che c’è nell’ebraismo rimane ordinato a Cristo e in Lui trova il suo complemento e pienezza di significato. E tutto quello che c’è nella Chiesa (anche nei suoi riti) lo si trova in germe nelle promesse fatte al popolo dell’Antica Alleanza.
Potrei dire che siamo nell’attesa che la tramezza che separa la cripta dalla Chiesa (e cioè gli ebrei dai cristiani) sia tolta e che quella che oggi è la cripta costituisca un giorno il sostrato o pavimento della Chiesa di Cristo.
San Paolo in Rm 11,26 ci assicura che questa avverrà.

Ti ringrazio del quesito.
Ti prometto un ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo