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Quesito

Caro Padre Angelo,
da diverso tempo, frutto anche del relativismo odierno insito nella mentalità tecnica della mia professione (tecnico di automazione), nonostante il mio amore per la teologia e per la filosofia, sto ancorato ad alcuni pensieri stagnanti.
La nostra vita ha senso solo in Dio?
Che senso hanno i miei singoli pensieri, le mie azioni quotidiane, se non rivolte con la volontà, ad un piano d’amore più ampio?
La nostra esistenza è un continuo progresso? Tutto ciò che passa lo ritrovo in Dio?
Questo è basilare per avere una visione serena dell’esistenza e non rimanere aggrappati con ansia al “tempus fugit”.
Un abbraccio,
Remo


Risposta del sacerdote

Caro Remo,
1. sì, la nostra vita ha senso solo se è vissuta nella ricerca di Dio. Non c’è un altro fine ultimo per l’uomo.
Gesù ha detto chiaramente: “Chi non raccoglie con me, disperde” (Mt 12,30).
San Paolo: “Tutto è stato creato per mezzo di lui e in vista di lui” (Col 1,16).

2. Questo non significa che tutti i nostri pensieri e tutti i nostri intenti debbano essere sempre attualmente rivolti verso Dio.
Il più delle volte il nostro pensiero è assorbito da quello che facciamo. Ed è giusto che sia così. Penso al tuo caso specifico: sei tecnico di automazione. La mente dev’essere ben concentrata su quello che fai.
Ma l’orizzonte di fondo dev’essere Dio, di cui nell’esercizio della tua professione conosci una porzione delle sue sapientissime leggi. E queste leggi, scoperte e fatte proprie dall’uomo, tu cerchi di applicarle alle tue opere perché risultino ben fatte e di comune soddisfazione.

3. Concretamente l’orizzonte di fondo che deve guidare tutte le nostre azioni è l’amore di Dio, che in termini teologici si chiama carità.
Esso ci spinge a trasformare tutto quello che facciamo in un dono fatto a noi stessi o al nostro prossimo perché attraverso questo dono si possa giungere al Dono più grande che è Dio stesso.
Secondo il piano di Dio ogni cosa è ordinata a svelare e a ingrandire l’amore per Dio.
S. Agostino, a questo proposito, dice: “E cielo e terra e tutte le creature in essi d’ogni parte mi dicono di amarti e non cessano di dirlo a tutti affinché “siano senza scusa” (Rm 1,20)” (S. Agostino, Confessioni, X,6,8).

4. Questo orizzonte di fondo che collega tutte le cose e tutte le azioni nell’amore è molto bello.
Da una parte evita il frantumarsi psicologico e morale dell’individuo nella molteplicità degli atti.
E, dall’altra, favorisce il ritrovarsi pieno della persona nel dono di sé, che la inclina a compiere ogni azione per amore di Gesù Cristo.
In questo senso S. Paolo parla della carità come del “vincolo della perfezione” (Col 3,14).

5. S. Paolo insiste sull’intenzionalità nuova che deve caratterizzare la vita dei credenti: “Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che come ricompensa riceverete dal Signore l’eredità. Servite a Cristo Signore” (Col 3,24-25); “Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio” (l Cor 10,31).
Per questo la carità viene chiamata giustamente radice e fondamento delle altre virtù, perché le sostiene e le alimenta con la sua linfa.

6. S. Francesco di Sales, nel Teotimo, analizza in maniera dettagliata la possibilità e la necessità di fare tutto per amore di Dio.
Ecco il suo pensiero: “L’uomo è così padrone delle sue azioni umane e razionali che le fa tutte per qualche fine… A volte sovrapponiamo al fine naturale del nostro atto un fine meno perfetto; altre volte d’uguale perfezione, e altre ancora un fine assai più elevato e perfetto. Mentre per esempio soccorriamo il povero, che è il fine naturale dell’elemosina, possiamo anche mirare a guadagnarci la sua amicizia, edificare il prossimo, piacere a Dio. Tre fini differenti, fra i quali il primo è meno perfetto, il secondo è alquanto più perfetto e il terzo molto più elevato che il fine naturale dell’elemosina.
‘‘Siate buoni banchieri’ ci dice il Salvatore. Badiamo bene, o Teotimo, a non cambiare i motivi e il fine delle nostre opere, se non per averne un vantaggio e un guadagno; e in questo traffico, badiamo a non far nulla che non sia conforme al retto ordine e alla ragione.
Il motivo più alto delle nostre opere, che è l’amor di Dio, ha questa sublime proprietà: essendo più puro, fa sì che l’opera che da esso procede sia molto più pura… Purifichiamo, o Teotimo, quanto ci è possibile tutte le nostre intenzioni. Giacché possiamo estendere a tutte le nostre opere virtuose il motivo sacro dell’amore di Dio, perché non farlo? E come? Evitando in ogni occasione qualsiasi motivo vizioso, come quelli della vanagloria e dell’interesse personale e rafforzando i buoni motivi che ci inducono a intraprendere l’azione attuale, per scegliere quello del santo amore, il più eccellente fra tutti, al fine di irrigare e impregnare con esso tutti gli altri” (Francesco di Sales, Teotimo, XI, 13-14).

7. Il senso ultimo della vita presente consiste dunque nel crescere nell’amore.
Sotto questo aspetto, se è importante quello che facciamo, è ancora più importante e indispensabile il motivo per cui lo facciamo.
Dio certamente guarda quello che facciamo e se lo facciamo bene.
Ma ancora di più guarda le nostre azioni ormai trasformate in atti di carità.
Anche questo è molto bello perché ristabilisce una certa uguaglianza, come punto di partenza, fra tutti gli uomini.
Non tutti infatti hanno la medesima intelligenza, non tutti possono compiere le medesime azioni importanti e particolarmente qualificate per la vita della società o delle aziende.
Ma sotto la prospettiva dell’amore tutti sono al medesimo punto di partenza. E allora la persona più semplice e addirittura più rozza può mettere nelle sue azioni un grado di amore più grande di quello messo da un tecnocrate o da uno scienziato.
Dio guarda le nostre azioni soprattutto da questo angolo di visuale, e, attraverso di esse, vede il nostro cuore che si offre a lui.
Non è il loro valore umano che attira la sua attenzione divina, ma anzitutto l’intensità dell’amore che le anima.

6. Quanto viene fatto per amore di Dio, viene raccolto dal Signore: passa nel tempo e transita nell’eternità.
Chi raccoglie con Cristo, non disperde. Tutto quanto viene compiuto per amore del Signore lo si ritrova nella vita beata e premiato eternamente dal Signore.
Per questo è necessario spendere bene il poco tempo che abbiamo per preparare un grande capitale per la vita futura ( 1 Tm 6,19). E il grande capitale lo si accumula facendo tutto, anche le azioni più umili e nascoste, col massimo amore, come ha fatto la Beata Vergine Maria.

Ti ringrazio per avermi stimolato a queste considerazioni, che sono fondamentali per la nostra vita.
Ti prometto una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo