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Quesito
Reverendo Padre,
Mi chiedevo: la verginità e la castità di S. Giuseppe sono dogma di fede?
Nel caso dove sono stati formulati?
Grazie
Stefano
Risposta del sacerdote
Caro Stefano,
1. la verginità di Maria è oggetto di fede da parte della Chiesa perché è in diretto riferimento con la divinità di Nostro Signore.
Poiché san Giuseppe non è padre di Gesù secondo la carne, la Chiesa non si è pronunciata su questo argomento.
Il Dictionnaire de Théologie (alla voce: Joseph) riporta l’opinione – oggi completamente scartata – di un primo sposalizio di san Giuseppe, raccolta dall’apocrifo Protovangelo di Giacomo. Questo primo sposalizio sarebbe in riferimento a quelli che nel Vangelo vengono chiamati i fratelli del Signore. Ma questa ipotesi va incontro a tali difficoltà da concludere con la sua impossibilità.
Meglio stare al Vangelo che sia in occasione della nascita di Gesù, sia in riferimento alla sua presentazione al tempio, sia al suo smarrimento e alla vita di Nazaret parla solo della presenza di Maria, di Gesù e di Giuseppe.
Di fatto la Chiesa esprime la sua fede nella castità di san Giuseppe in due titoli delle sue litanie: Giuseppe castissimo, e Custode dei vergini.
Inoltre c’è una preghiera della Chiesa, che è stata recitata quotidianamente da Papa Giovanni almeno negli anni della sua giovinezza, che inizia così: “Virginum custos et pater, sancte Joseph (O custode e padre dei vergini, san Giuseppe, alla cui fedele custodia fu affidata l’innocenza stessa, Cristo Gesù e la Vergine delle Vergini, Maria…).
Pertanto, senza essere oggetto di definizioni, la Chiesa ha sempre creduto nella perfetta castità e verginità di san Giuseppe.
Giovanni Paolo II ha detto che “si può supporre che tra Giuseppe e Maria, al momento del fidanzamento vi fosse un’intesa sul progetto di vita verginale. Del resto, lo Spirito Santo, che aveva ispirato a Maria la scelta della verginità in vista del mistero dell’Incarnazione e voleva che questa avvenisse in un contesto familiare idoneo alla crescita del Bambino, poté ben suscitare anche in Giuseppe l’ideale della verginità. (…)
È il caso di supporre, invece, che egli non fosse allora un uomo anziano, ma che la sua perfezione interiore, frutto della grazia, lo portasse a vivere con affetto verginale la relazione sponsale con Maria” (Catechesi 22 agosto 1996).
2. Ma veniamo adesso alla Madonna.
Il Concilio di Costantinopoli nel Simbolo niceno-costantinopolitano (381) dichiara: “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo” (DS 150).
Il Concilio di Calcedonia (451): “prima dei secoli, generato dal Padre secondo la divinità; negli ultimi tempi, per noi e per la nostra salvezza, da Maria Vergine Genitrice di Dio secondo l’umanità” (DS 301).
Il Concilio Costantinopolitano II (553) fa riferimento esplicito alla perpetua verginità: “Prese carne dalla gloriosa Theotòkos e sempre vergine Maria”. Tale concilio fu indetto da Giustiniano senza il papa, ma venne poi approvato da papa Vigilio e dichiarato ecumenico dal suo successore Pelagio I († 561).
La verginità perpetua di Maria venne definita dal concilio Lateranense (649) convocato da papa Martino I. Il terzo canone del concilio si esprime così: “Se qualcuno non confessa secondo i santi padri che la santa e sempre vergine e immacolata Maria… (non abbia) partorito senza corruzione (incorruptibiliter), permanendo anche dopo il parto la sua indissolubile verginità, lo stesso Dio Verbo, nato dal Padre prima di tutti i secoli, sia condannato” (Mansi, 10, 1151-1152).
Il Concilio lateranense non è stato un concilio ecumenico. Ma Martino I è convinto dell’obbligo di accettare quella che chiama “pia definizione della fede ortodossa” e perciò invia lettere ai vescovi d’oriente e d’occidente perché tutti ne accolgano i canoni. Pertanto, almeno in forza dell’autorità del papa, la perpetua verginità di Maria è verità di fede definita.
3. Paolo IV nella costituzione Cum quorundam hominum del 7.8.1555 (contro alcuni errori diffusi dai Protestanti) condanna chi afferma che Gesù “non è stato concepito nell’utero della beatissima e sempre vergine Maria in virtù dello Spirito santo, ma come gli altri uomini dal seme di Giuseppe… o che la stessa beatissima Vergine Maria non è vera Madre di Dio, e che non ha persistito nell’integrità della verginità sempre, vale a dire prima del parto, nel parto e dopo il parto, in perpetuo” (DS 1880).
Al concilio lateranense rimanda il Concilio Vaticano II con la Lumen Gentium quando afferma che “il Figlio primogenito non diminuì la sua verginale integrità, ma la consacrò” (LG 57, nota 10).
4. Paolo VI nell’esortazione Signum Magnum (13.5.1967) dice che Maria è “rimasta Vergine nel parto e dopo il parto, come sempre ha creduto e professato la Chiesa Cattolica” e nella professione di fede del 1968 ribadisce che “Noi crediamo che Maria è la Madre, rimasta sempre Vergine, del Verbo Incarnato, nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo”.
5. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice: “L’approfondimento della fede nella maternità verginale ha condotto la Chiesa a confessare la verginità reale e perpetua di Maria (Concilio di Costantinopoli II, DS 427) anche nel parto del Figlio di Dio fatto uomo. Infatti la nascita di Cristo « non ha diminuito la sua verginale integrità, ma l’ha consacrata». La Liturgia della Chiesa celebra Maria come la «Aeiparthenos», «sempre Vergine»” (CCC 499).
E aggiunge: “A ciò si obietta talvolta che la Scrittura parla di fratelli e di sorelle di Gesù (Mc 3,31-35). La Chiesa ha sempre ritenuto che tali passi non indichino altri figli della Vergine Maria: infatti Giacomo e Giuseppe, « fratelli di Gesù » (Mt 13,55) sono i figli di una Maria discepola di Cristo (Mt 27,56), la quale è designata in modo significativo come «l’altra Maria» (Mt 28,1). Si tratta di parenti prossimi di Gesù, secondo un’espressione non inusitata nell’Antico Testamento (Gn 13,8; Gn 14,16; Gn 29,15) si estende a tutti gli uomini che egli è venuto a salvare: «Ella ha dato alla luce un Figlio, che Dio ha fatto «il primogenito di una moltitudine di fratelli» (Rm 8,29), cioè dei fedeli, e alla cui nascita e formazione ella coopera con amore di madre»” (CCC 500).
E ancora: “Maria è rimasta «Vergine nel concepimento del Figlio suo, Vergine nel parto, Vergine incinta, Vergine madre, Vergine perpetua» (Sant’Agostino, Sermones, 186, 1): con tutto il suo essere, ella è «la serva del Signore» (Lc 1,38)” (CCC 510).
6. Alcune antichissime preghiere mariane, accolte dalla liturgia della Chiesa, testimoniano la perenne verginità di Maria.
Ad esempio: “Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio, non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci sempre da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta” (Sub tuum praesidium).
Così pure: “Tu che nello stupore di tutto il creato, hai generato il tuo Creatore, madre sempre vergine, pietà di noi peccatori” (“Alma Redemptoris Mater… Tu quae genuisti natura mirante tuum sanctum genitorem, Virgo prius ac posterius, peccatorum miserere”).
7. Come si vede, la Chiesa non ha dubbi sulla perenne verginità di Maria.
E di fatto si tratta di una definizione di fede (dogma).
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo