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Quesito
Egregio Padre Angelo Bellon
Mi chiamo … e sono un … .
Le scrivo in merito ad alcuni aspetti a me non chiari rispetto alla brama di successo e alla ricerca di beni materiali. Mi spiego meglio, spesso provo una forte "necessità" di avanzamento carriera nel mio ambito lavorativo volto, da un lato, a gratificare il mio impegno lavorativo, dall’altro, a soddisfare le mie ambizioni professionali. Allo stesso tempo, ma senza particolari esasperazioni, penso anche agli aspetti economici che mi permetterebbero qualche "lusso" in più. Premetto che sono sposato e con un figlio quindi i "lussi" ai quali mi riferisco sono principalmente rivolti al benessere (materiale) della mia Famiglia.
Questi aspetti molto mi turbano poiché li sento in contrasto con gli insegnamenti di Nostro Signore. D’altra parte, mi chiedo come sia possibile aiutare la nostra malata Società rimanendo in posizioni di secondo piano che magari non permettono di gestire certi aspetti "amministrativi" in prima persona.
Non Le nascondo che tutto ciò mi causa un certo dissidio interiore perché nella mia visione generale delle cose la mia voglia di "carriera" si lega alla possibilità di portare la Parola di Cristo in ambienti che spesso l’hanno totalmente dimenticata.
Potrebbe illuminarmi in merito?
Grazie e un cordiale saluto.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. il desiderio di andare avanti e il non sentirsi mai definitivamente appagati è qualcosa che proviene dalla nostra natura.
Potrei dire che è un desiderio che il Signore ha messo dentro di noi.
Fin dalle prime battute delle sue Confessioni Sant’Agostino scrive: “Sei tu che stimoli il nostro cuore a dilettarsi delle tue lodi, perché ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te” (Confessioni, I, 1, 1).
2. In seguito al peccato originale siamo inclinati anche al male.
Sicché purtroppo capita di mettere il desiderio di avanzare anche a profitto dei propri difetti o delle proprie ambizioni.
3. Di qui la necessità di correggere i desideri: avanzare non per noi stessi, ma per mettere a profitto il più possibile i talenti che il Signore ci ha dato a beneficio del nostro prossimo e per introdurre dappertutto la luce del Vangelo.
Come vedi, non si tratta di spegnere i desideri, ma di indirizzarli bene e di portarli alla massima espansione.
4. Per rendere inoperanti le inclinazioni al male è necessario esercitarsi nelle virtù opposte: la generosità verso i poveri, i servizi anche più umili all’interno della casa, trattare bene i subalterni quasi fossero i nostri superiori (intanto per noi sono rappresentanti di Dio), la mortificazione dei sensi per cooperare con Cristo alla redenzione del mondo.
Bisognerebbe coltivare sempre più il desiderio di essere i primi per la generosità, i primi nell’umiltà, i primi nel trattare bene tutti, i primi nelle mortificazioni e nelle penitenze, i primi nella cooperazione con Cristo per la redenzione del mondo, i primi nella preghiera, ecc…
5. San Tommaso dice che la virtù opposta all’ambizione è la magnanimità che ha la mente sempre rivolta verso il bene comune e divino.
Dunque non dovremmo cercare nulla per noi stessi, ma per Dio, e cioè perché in tutti viva Dio, e per il prossimo.
6. Chi ha un cuore grande non lavora per soddisfare la volontà di sentirsi superiore agli altri.
E pertanto non è invidioso, non è arrogante, non fa sentire a nessuno la sua superiorità morale o intellettuale o sociale. Non parla con tono duro o sdegnoso.
Il magnanimo non fa sentire che gli si è debitori.
Anche quando fa molto, è persuaso che tutto è dono di Dio: “Quando avrete fatto tutto ciò che vi è stato ordinato, dite: siamo poveri (inutili) servi” (Lc 17,10).
7. È un combattimento continuo.
Molti hanno capito che non può fare a meno di una confessione regolare e frequente.
Non è facile essere magnanimi. Non è facile avere sempre la mente rivolta verso il bene comune e divino.
Ma su questo terreno ci giochiamo la santità nella vita presente e la grandezza del nostro futuro eterno davanti a Dio.
Ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo