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Quesito
Caro Padre Angelo,
Prometto a mio figlio un sostegno economico per prendersi un appartamento ai fini del matrimonio, che lui mi ha prospetta.
Dopo alcuni giorni di riflessioni “economico-finanziarie”, la doccia fredda:
<<Papà, io penso alla casa per il matrimonio. Ma prima andremo a convivere e non vogliamo essere condizionati al successivo matrimonio, che pure pensiamo che contrarremo ma quando lo decideremo noi. Quindi dimmi se sei comunque disposto ad aiutarmi economicamente per l’appartamento oppure no.>>
Dal punto di vista umano la convivenza è un errore; non voglio dilungarmi e mi limito alla conclusione: molte ragioni dicono che è un buon viatico per … il fallimento del matrimonio.
Dal punto di vista del cristianesimo è peccato grave (e vai a capire mio figlio che pure non perde la messa domenicale!).
La ragione mi dice di negare l’aiuto economico che verrebbe utilizzato per il suo male.
Ne conseguirebbe una probabile rottura del già tenue rapporto con mio figlio, ma: posso essere complice di un errore tanto grave, sotto tutti gli aspetti?
Sbaglio?
Sento il peso di non essere stato un buon genitore.
Grazie. Cercherò di sdebitarmi per il suo prezioso consiglio ricordandola nel rosario
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. la decisione di tuo figlio di andare a convivere è il segno più evidente del suo modo di vivere il fidanzamento.
È un fidanzamento nel quale sono state bruciate le tappe e – lo dico con l’esperienza del ministero pastorale – vissuto nell’impurità.
Diversamente tuo figlio ci avrebbe tenuto alla purezza soprattutto per quello che essa dona in serenità di rapporti, in fiducia vicendevole, in autodominio su se stessi, in stima per la persona che si ama, per la capacità di signoreggiare le proprie passioni e pulsioni, per il fervore che accende nella vita cristiana.
2. Quello che dico per tuo figlio vale anche per la sua fidanzata.
Se fosse integra, ci terrebbe anche lei a conservare intatta la propria verginità, ne sarebbe umilmente fiera e non si esporrebbe a perdere un tesoro così prezioso della sua persona con uno che, per quanto lo ami, non sa ancora se diverrà suo marito.
3. In genere i figli non dicono ai loro genitori come si comportano nel fidanzamento. Né i genitori lo chiedono.
Del resto si tratta dell’intimità di due persone, giustamente protetta con la riservatezza, nella quale non si deve entrare.
A meno che i fidanzati spontaneamente non ne vogliano parlare.
4. Ed è quello che è successo indirettamente nel vostro caso: con la sua richiesta tuo figlio su questo punto ha rotto il silenzio, anche se non ha parlato esplicitamente della propria intimità.
Di fatto ha detto che cosa vuole fare e indirettamente ha detto quello che sta vivendo.
5. Secondo me, prima di prendere in considerazione il problema dell’aiuto economico, devi sfruttare l’occasione opportuna per poter aggiustare questo fidanzamento che sta mettendo le premesse di tanta infelicità e forse della sua stessa rovina.
6. Mi dici che tuo figlio non perde una Messa e questo – sebbene non sia tutto – è un buon motivo per aver fiducia nella sua capacità di comprendere il discorso che tu potresti fargli.
Innanzitutto dovresti ricordargli l’obiettivo supremo del fidanzamento: la santificazione.
Questo comporta la capacità di liberarsi dagli egoismi e dalle impurità per rendersi capaci di amare in maniera vera: con il cuore di Dio, col il cuore di Cristo.
È il momento di dire chiaro a tuo figlio che se vuole un matrimonio solido deve porre un fondamento solido.
Questo fondamento solido si chiama castità.
Mentre la convivenza prematrimoniale – in se stessa basata sul provvisorio e sulla prova – è sdrucciolevole, insicura e fragilissima.
È con la castità che ci si rende maturi, non con la convivenza.
7. Per tuo figlio si presenta forse l’occasione propizia per riaggiustare il suo fidanzamento: vivere l’ultima fase del tempo che precede il matrimonio in castità, come vuole Dio e come esige anche la purezza dell’amore.
Come vuole Dio, anzitutto.
E Dio lo vuole non per i propri interessi, ma solo per l’interesse di tuo figlio, del suo fidanzamento e del suo matrimonio.
8. Quanto dovrebbe essere amata e protetta quella castità di cui il Magistero della Chiesa dice: “La castità è energia spirituale che libera l’amore dall’egoismo e dall’aggressività” (pontificio consiglio per la famiglia, Sessualità umana: verità e significato, 19)!
Se tuo figlio si mette a riflettere su quest’espressione, parola per parola, ne può comprendere il significato e, come guardandosi allo specchio, può vedere tutte le incrinature e le fragilità del suo fidanzamento.
9. Anche a tuo figlio Dio dice in questo momento preciso della sua vita: “Io ti comando di osservare i comandamenti perché tu viva e sii felice” (Dt 6,3).
Se tuo figlio non vive secondo i comandamenti di Dio, è interiormente morto, spento.
Forse inizialmente lo può ingannare in maniera illusoria l’attrazione fisica ed erotica.
Ma questa in ogni caso non dura eternamente. Anche perché l’amore vissuto in tal modo “non libera dall’egoismo e dall’aggressività” e i bisticci diventano sempre più frequenti.
E così ci si ritrova con la morte interiore, con la morte dell’amore, con la morte del fidanzamento e del matrimonio e cu si ritrova nell’infelicità.
“Perché tu viva e sii felice” (Dt 6,3): queste parole dovrebbero accendere il desiderio di vivere secondo Dio e di far di tutto per potervi permanere.
10. Senza dire che mettendosi per la via della convivenza tuo figlio non potrà ricevere l’assoluzione quando va a confessarsi.
Dovrà rimanere nel peccato e questa è la peggiore delle situazioni che possa capitare ad una persona, soprattutto ad un cristiano.
Mentre della confessione hanno bisogno sia lui che la sua ragazza. Perché nella confessione, insieme con il perdono dei peccati, si riceve anche una forza nuova e una benedizione che accompagna.
11. Inoltre tuo figlio non potrà fare, come probabilmente già succede fin d’ora, la Santa Comunione.
E così nega a se stesso e alla sua fidanzata l’esperienza più bella e più alta di un cristiano: quella dell’intimità con Dio.
E insieme con questa intimità con Dio nega a se stesso la possibilità di ricevere tutte quelle grazie di cui ha bisogno per il suo fidanzamento e per il suo futuro matrimonio perché possa diventare sempre più saldo, più bello e più benedetto.
Nella Comunione l’anima viene riempita di grazia (mens impletur gratia). Così insegna San Tommaso e con lui tutta la Chiesa.
Che c’è di più prezioso e di santificante che questo?
Vale la pena allora prendere la via della convivenza?
12. Gli devi dire dunque di fermarsi e di cambiare perché la richiesta di andare a convivere è già sintomo di un grave male.
La convivenza è un male perché fondata sul provvisorio e sull’espressione di una sessualità vissuta in maniera difforme dal disegno di Dio.
In quanto tale non rimedia il male nel quale sta vivendo.
Tuo figlio e la sua ragazza hanno bisogno invece di curare il proprio fidanzamento e di sanarsi interiormente.
13. Infine, dopo aver espresso tutte queste riflessioni e riserve, puoi chiedere a tuo figlio che cosa farebbe se si trovasse al tuo posto.
Ma attenzione: al tuo posto con i tuoi stessi convincimenti, non con i suoi.
Che cosa dovrebbe fare un padre che ha investito le proprie energie per il bene del figlio e vede che il figlio le sta per sprecare e farle diventare fonte di malessere?
Se è onesto, dovrebbe dire: “io credo nella convivenza, ma non posso chiedere aiuto a chi è convinto del contrario e metterlo in conflitto con la propria coscienza e nello stesso tempo in grave disagio davanti a Dio”.
E ancora dovrebbe dire: “se sono convinto della convivenza e so che mio padre è del tutto contrario perché sa che dispiace a Dio e che un giorno dovrà rendere conto anche di questo, piuttosto preferisco convivere mangiando pane e cipolle, come si diceva una volta, accontentandomi di quello che ho, ma non gli chiedo di mettersi in conflitto con se stesso”.
E così, se nonostante tutto, vuole fare la prova della convivenza, la faccia, ma a sue spese.
14. Mi auguro che tu abbia la forza di persuaderlo.
Nel caso, fatti aiutare da qualche buon sacerdote perché lo raddrizzi interiormente con la grazia dei Sacramenti e lo porti ad essere un fidanzato cristiano che col suo comportamento e con la sua esemplarità di vita brilla tra i suoi coetanei e amici, sempre memore dell’incarico che il Signore gli ha dato quando ha detto: “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14).
15. Penso che sia superfluo che ti esorti a pregare con maggiore insistenza perché lo starai già facendo.
In questo momento il Signore non chiama solo tuo figlio a raddrizzarsi interiormente, ma chiama anche te a nuovi traguardi nella vita cristiana.
Assicuro per te e per tuo figlio il mio sostegno con la preghiera e con il ricordo al Signore nella Santa Messa.
Vi benedico.
Padre Angelo