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Buona sera,
le scrivo perché avrei una domanda sul purgatorio. La Bibbia insegna che i morti non sanno nulla (Qo 9,5) cioè che non sanno più quello che avviene sulla terra, né quello che avviene ai loro congiunti, fratelli, sorelle, ecc. Nel libro di Giobbe per esempio è detto a proposito dell’empio che muore che “se i suoi figli salgono in onore, egli lo ignora; se cadono in disprezzo, egli non lo vede” (Gb 14,21). Secondo tante testimonianze sul purgatorio, i nostri defunti invece sono a conoscenza di quello che facciamo. Maria Valtorta vede sua madre fra le fiamme del Purgatorio. Nella loro conversazione Maria Valtorta chiede a sua madre se sá se la mamma della sua amica Eroma Antonifli si trova in purgatorio. Lei risponde: Noi sappiamo tutto. In una intervista a Maria Simma le vengono fatte fra l´altro queste domande: Quanto sanno delle loro famiglie? Direi quasi tutto. Ci vedono sempre. Sentono ogni parola che diciamo su di loro e conoscono le nostre sofferenze. Ma non conoscono i nostri pensieri. Seguono i loro funerali e sanno chi è presente per pregare per loro e chi lo è solo per farsi vedere dagli altri.
La seconda domanda: le anime sanno ciò che avviene nel mondo? Sì, in parte, non tutto (cfr. …).
Ci sono naturalmente altri esempi.
Mi chiedo come sia possibile, che le anime del purgatorio possono avere tutta questa conoscenza, se secondo la Bibbia i morti non sanno nulla?
La ringrazio in anticipo
Cordiali saluti
Giuseppe


Caro Giuseppe,
1. nella Sacra Scrittura vi è dall’inizio alla fine la consapevolezza che con la morte non muore tutto. C’è qualcosa che sopravvive.
Tuttavia sul come si sopravviva dopo la morte c’è un’evoluzione di pensiero.
Inizialmente si pensava che sopravvivesse solo l’ombra di una persona.
Ora le ombre non pensano, non vedono, non amano.
Nelle ombre non c’è vita.
Per questo in alcuni Salmi si legge: “Compi forse prodigi per i morti? O si alzano le ombre a darti lode?
Si narra forse la tua bontà nel sepolcro, la tua fedeltà nel regno della morte?
Si conoscono forse nelle tenebre i tuoi prodigi, la tua giustizia nella terra dell’oblio?” (Sal 88,11-13).
E ancora: “Non i morti lodano il Signore né quelli che scendono nel silenzio, ma noi benediciamo il Signore da ora e per sempre” (Sal 114,17-18).

2. Se ci si ferma solo a ciò che pensava l’antico Israele, soprattutto a quello che emerge nei primi cinque libri dell’Antico Testamento, è vero: i morti non vedono nulla di noi.

3. Più avanti, nell’Antico Testamento, si rende invece sempre più esplicito il concetto di vita e di rimunerazione.
Per questo si legge: “Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero, la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace.
Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza resta piena d’immortalità.
In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé” (Sap 3,1-5).

4. Si giunge così a pensare che i giusti dopo la morte sono accolti nel seno di Abramo, come avviene per il povero Lazzaro della parabola evangelica (Lc 16,23).
Per i peccatori non pentiti invece si legge: “Gli empi riceveranno una pena conforme ai loro pensieri” (Sap 3,10) perché “non hanno avuto cura del giusto e si sono allontanati dal Signore” (Ib.).
Così avviene per il ricco che banchettava ogni giorno lautamente dimentico della fame di Lazzaro.
Finisce all’inferno tra i tormenti (Lc 16,23).

5. Quando Gesù parlava, la mentalità della gente – fatta eccezione per i sadducei che erano rimasti fermi all’antica credenza della sopravvivenza solo delle ombre – era proprio questa.

6. Adesso, dopo la risurrezione di Cristo, secondo la mens della Chiesa che cosa vedono i morti?
San Tommaso dice che “le anime dei morti, per disposizione divina e per il loro modo di essere, sono segregate dal consorzio dei viventi e aggregate a quello delle sostanze spirituali separate dal corpo.
Quindi ignorano le vicende di quaggiù.
Questa è la ragione che ne dà S. Gregorio: “I morti non sanno come si svolge la vita di coloro che vivono corporalmente dopo di essi; perché la vita dello spirito è lontana dalla vita della carne; e come gli esseri corporei e quelli incorporei differiscono nel genere, così sono distinti per la conoscenza”.
Sembra che anche S. Agostino accenni a questo quando dice che “le anime dei morti non si mescolano alle vicende dei viventi” (Moralia, XII)” (Somma teologica, I, 89, 8).
Questa è la condizione generale delle anime separate dai loro corpi e cioè delle anime dei defunti.

7. I defunti però non si trovano tutti nella medesima condizione. Alcuni sono in Paradiso, altri in purgatorio e altri all’inferno.
Per quelli che si trovano in Paradiso le cose stanno diversamente.
S. Gregorio infatti afferma che “non si può credere assolutamente che le anime sante poiché vedono intimamente la chiarezza di Dio onnipotente possano rimanere fuori da qualunque conoscenza e che ignorino qualche cosa” ignorato da esse”.

8. San Tommaso pur sapendo che “Sant’Agostino era di parere diverso scrive: “sembra più giusto ritenere con S. Gregorio che le anime dei santi, ammessi alla visione di Dio, conoscano tutti gli avvenimenti attuali di questo mondo.
Esse infatti sono equiparate agli angeli: riguardo ai quali anche S. Agostino afferma che non ignorano quello che avviene presso i vivi.
Però, siccome esse hanno un’adesione perfettissima alla giustizia divina, non si rattristano per le vicende dei vivi, e non vi partecipano, se non nei casi in cui lo esigono le disposizioni di quella divina giustizia” (Somma teologica, I, 89, 8).

9. Che cosa dobbiamo dire invece per le anime dei defunti che si trovano in Purgatorio o all’inferno?
Dobbiamo anzitutto escludere che possano avere una conoscenza diretta delle cose di questo mondo come ce l’abbiamo noi perché sono separate dal corpo.
Possono averne invece una conoscenza indiretta.
Secondo San Tommaso possono averla “sia per mezzo delle anime che giungono ad essi da questo mondo sia per mezzo degli angeli o dei demoni; sia ancora “per una rivelazione dello spirito di Dio”, come dice S. Agostino” (Somma teologica, I, 89, 8, ad 1).
Si tratta pertanto sempre di una conoscenza limitata e indiretta.
Quella piena si ha solo in Paradiso perché lì si vede tutto nella mente di Dio.

10. Che dire dei morti che appaiono ai vivi nel sonno o nella veglia e li avvisano di quanto avviene quaggiù?
Dal momento che Samuele da morto apparve a Saul e gli predice la sconfitta in battaglia alcuni deducono che questo non sarebbe stato possibile se essi non conoscessero i fatti nostri.
Ecco in proposito il pensiero di san Tommaso: “Le apparizioni dei morti, qualunque esse siano, possono avvenire o per il fatto che una speciale disposizione di Dio vuole l’intervento di certe anime nelle vicende dei vivi, e la cosa si deve allora annoverare tra i miracoli di Dio; oppure queste apparizioni si devono all’iniziativa degli angeli buoni o cattivi, anche all’insaputa dei morti.
Del resto S. Agostino fa notare che la stessa cosa capita anche ai vivi, i quali, senza saperlo, possono apparire nel sonno ad altri vivi.
Perciò sul fatto del Profeta Samuele possiamo affermare che egli apparve per una rivelazione divina, come dice l’Ecclesiastico: “Dopo la sua morte profetò e annunzio al re la sua fine”. Oppure, rifiutando l’autorità dell’Ecclesiastico, per il fatto che gli Ebrei non mettono quel libro tra le Scritture canoniche, si può pensare che quella apparizione fu dovuta a un intervento diabolico” (Somma teologica, I, 89, 8, ad 2).

11. Con questo rimane escluso che le anime dei trapassati, soprattutto se sono all’inferno, possano conoscere tutto ciò che avviene in questo mondo.
Sicché è molto fragile la pretesa di alcuni di assicurare un dialogo con i defunti.
Tutt’al più lo possono fare solo attraverso la mediazione del demonio, che però è “menzognero e padre della menzogna” (Gv 8,44). Per cui non c’è assolutamente da fidarsi di quello che dice.

12. Quanto alle affermazioni di Maria Simma e di altri sulla conoscenza che avrebbero le anime del Purgatorio possiamo solo dire che vedono tutto quello che è dato loro di vedere.
Di più non possiamo dire.
Ma è certo che non vedono direttamente, come possiamo fare noi nei confronti di un altro.
Vedono solo ciò che viene loro comunicato da altre anime o da illuminazioni degli Angeli.

Ti ringrazio del quesito, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo