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Quesito

Caro padre Angelo, 
inizio salutandola con affetto in Cristo e la ringrazio per il servizio che svolge con il sito.(…).
Proseguo scusandomi per questo messaggio decisamente chilometrico (è per questo che ne ho tagliato quasi quattro quinti; n.d.r.) 
Negli scorsi giorni mi è capitato di leggere una sua risposta a un quesito che mi ha lasciato molto perplesso. Rispondeva a una persona che chiedeva se fosse lecito per due futuri sposi rinunciare di comune accordo all’intimità coniugale. Lei diceva che ciò è ammissibile facendo riferimento al cosiddetto “matrimonio josephino” e portava l’esempio di Maria e Giuseppe. Secondo questa visione, sosteneva che Maria e Giuseppe avrebbero presumibilmente deciso di evitare ogni intimità coniugale anche prima che Maria ricevesse l’annuncio dell’Angelo. 
Mi chiedo se questa sia effettivamente la dottrina della Chiesa, o solo una delle teorie possibili. Io ho sempre pensato (e questa è solo la mia umile visione personale) che Maria e Giuseppe si amassero veramente e pienamente, e in origine volessero donarsi completamente l’uno all’altra nel sacro vincolo del matrimonio.
È solo in seguito all’annuncio dell’Angelo e alla nascita di Gesù che i Santi Sposi comprendono che la Verginità di Maria è sacra, e il Suo corpo tutto è sacro perché “Casa d’Oro” di Nostro Signore. Quindi, è dopo l’Evento Gesù che i due sposi decidono di comune accordo di vivere in continenza; si tratta ovviamente di un caso unico nella storia dell’umanità che (ancora, a mio personalissimo avviso) difficilmente può essere preso come indicazione per individuare la morale matrimoniale di due sposi qualunque. D’altronde, non è forse vero che il matrimonio può essere annullato se non è stato consumato?
Comunque tornando alla questione: 
Innanzitutto lei scrive che dicendo “non conosco uomo” Maria “dichiara che aveva stipulato con Giuseppe un matrimonio verginale” – ma a me sembra che questo non possiamo dirlo; possiamo dire soltanto che Maria e Giuseppe non si erano ancora incontrati intimamente prima della conclusione del lungo processo del matrimonio. Esistono evidenze esplicite e indubitabili di quale fosse in origine l’intenzione di Maria e Giuseppe nel loro matrimonio? (…).
Sarò contento se vorrà dirmi cosa pensa di queste riflessioni e se ci sono errori dottrinali.
Un caro saluto e una preghiera per lei!
Cordialmente


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. c’è un vizio di fondo nella tua riflessione, ed è quello di chi legge da solo le Sacre Scritture.
Alcuni (alias, i protestanti) fanno così appellandosi al libero esame. Non è questo il tuo caso, per carità!
Nella lunga riflessione che mi hai presentato si ricava l’impressione di una persona attenta alle Scritture, le ama e desidera penetrarle.
Ma le Scritture non esauriscono la Divina Rivelazione. C’è anche la Sacra Tradizione cui sono indissolubilmente congiunte.
Sacra Scrittura e Sacra Tradizione costituiscono l’unico deposito della Divina Rivelazione.
Pertanto le Scritture vanno accolte e credute come la Chiesa le ha accolte e credute fin dall’inizio.
Questo è il criterio che ci permette di dire che la nostra fede è la stessa fede della Chiesa apostolica, che godeva della Divina Rivelazione.

2.  Il Concilio Vaticano II nella costituzione dogmatica Dei Verbum fornisce alcuni criteri essenziali per comprendere la sacra Scrittura.
Dice infatti che va letta e interpretata “alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta” (DV 12).
Sicché “per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, si deve badare con non minore diligenza al contenuto e all’unità di tutta la Scrittura, tenuto debito conto della viva tradizione di tutta la Chiesa e dell’analogia della fede” (DV 25).

3. Venendo all’argomento della tua mail che sembra rifiutare il proposito verginale della Madonna e di San Giuseppe antecedentemente all’annuncio dell’angelo, si deve partire dal modo in cui questi l’ha salutata. Non l’ha chiamata per nome, ma ha detto: “piena di grazia”.
Questo saluto, alla luce dell’unità delle Scritture, va a letto insieme a Gn 3,15: “Porrò inimicizia tra te e la donna, te la tua stirpe e la sua stirpe…”.
Questo permette di dire che non si tratta di una pienezza di grazia qualunque, come si vedrà.

4. E se si vuole leggerlo secondo la viva Tradizione della Chiesa si deve fare riferimento ai Santi Padri che sono quelli che hanno ricevuto dagli apostoli la Divina Rivelazione.
Nella tua lunga riflessione hai presentato i tuoi pensieri che però non hanno tenuto conto dei Santi Padri e del magistero della Chiesa, che ha il compito di trasmettere piamente, santamente e fedelmente la Divina Rivelazione (cfr. DV,10).

5. Il Concilio dice inoltre che “la Sacra Scrittura va letta e interpretata alla luce dello stesso Spirito con cui è stata scritta” (cfr. Dei Verbum, 12).
Orbene, quello Spirito si trova anche nell’insegnamento dei santi dottori e nella vita dei santi, per cui San Tommaso d’Aquino ha potuto dire che “il senso della Sacra Scrittura si comprende attraverso le azioni dei santipoiché lo stesso Spirito con il quale sono stati scritti i libri sacri, (cfr. 2 Pt 1,21: “Ispirati dallo Spirito Santo parlarono i santi a nome di Dio”), guida gli uomini santi ad agire; (cfr. Rm 8,14: “Quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio”)” (Commento a Rm 1,9).
E aggiunge: “Come spiega Agostino, le affermazioni e i precetti della Sacra Scrittura vanno interpretati e compresi in base al comportamento dei santi; poiché è identico lo Spirito Santo che ha ispirato i Profeti e gli altri autori della Scrittura Sacra, e lo Spirito che ha spinto i santi ad agire. Poiché è vero quanto dice Pietro che mossi dallo Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio (2 Pt 1,21); così come è vero quanto dice Paolo: Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio costoro sono figli di Dio (Rm 8,14). Perciò la Sacra Scrittura va intesa nel modo in cui hanno agito Cristo e gli altri santi” (Commento a Gv 18,23).

6. Va tenuto nel debito conto anche l’analogia della fede.
In riferimento alla pienezza di grazia della Madonna ecco che cosa dice San Tommaso: “Quelli che Dio sceglie a un compito speciale, li prepara e li dispone in modo che siano idonei ai loro doveri, secondo l’affermazione di San Paolo: “Ci ha resi capaci di essere ministri di una nuova alleanza” (2 Cor 3,6).
Ma la Beata Vergine fu eletta ad essere la madre di Dio. Non si può quindi dubitare che Dio con la sua grazia l’abbia fatta idonea a ciò, secondo le parole dell’angelo: “Hai trovato grazia presso Dio: ecco, tu concepirai, ecc.” (Lc 1,30ss)” (Somma teologica, I, 27,4).
E ribadendo il medesimo principio per cui  “Dio dona a ciascuno la grazia che gli compete secondo il compito per cui lo sceglie” dice che “come Cristo, in quanto uomo, fu predestinato e scelto per essere “Figlio di Dio nella potenza della santificazione” (Rm 1,4) ed ebbe come privilegio personale tanta pienezza di grazia da farla poi ridondare su tutti, perché “dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto” (Gv 1,16)” così “la Beata Vergine Maria ottenne tale pienezza di grazia da essere vicinissima all’autore della grazia, perché doveva accogliere in sé colui che è pieno di ogni grazia; e, partorendolo, doveva in qualche modo dare la grazia a tutti” (Somma teologica, I, 27, 5, ad 1).
E poiché Dio ha dato alla Madonna un incarico superiore a quello di tutti gli angeli e i santi messi insieme, proprio tenendo presente l’analogia della fede, si può comprendere come mai Pio XII abbia detto nell’enciclica Mystici corporis che “l’anima santissima di Maria fu ripiena del divin Spirito di Gesù Cristo più che tutte le altre anime insieme”.

7. Sempre alla luce dell’analogia della fede, se San Paolo esorta alla verginità per stare uniti a Dio senza distrazione (cfr. 1 Cor 7,35) ed essere santi nel corpo e nello spirito (cfr. 1 Cor 7,34), e se questo è stato lo spirito che animato tante persone vergini di ambo i sessi nella storia della chiesa, è sbagliato pensare che colei che ha amato Dio con un amore superiore a quello di tutti i vergini e di tutti i martiri insieme, non ha potuto esprimere il medesimo desiderio?

8. Va ricordato anche che nell’Antico Testamento rinunciare al matrimonio era considerato un peccato molto grave perché considerato come un’inadempienza al precetto di Dio di crescere e di moltiplicarsi, come emerge dal Talmud (Jebamot 63b 3 64a), e proprio per questo la verginità non era affatto contemplata.
Maria è stata la prima a scegliere questa strada.
E poiché doveva sposarsi dal momento che un antico proverbio palestinese diceva “o il matrimonio o la tomba!” che cosa poteva fare per uscire da tale impasse?
È sbagliato pensare che la Madonna abbia chiesto a Dio di fargli conoscere un giovane animato dai medesimi ideali?
E che Dio questo giovane glielo stesse preparando in San Giuseppe perché chiamandolo ad un compito così alto chi aveva dato una grazia proporzionata?

9. Attorno alle figure sublimi della Madonna di San Giuseppe si è sviluppata una teologia Mariana, la cosiddetta mariologia, e una teologia josefina.
Ti consiglio di accostarti a questi studi. Potrai comprendere con gli occhi dei giganti la grandezza inenarrabile della Madonna, quella grandezza per cui si coniò l’assioma “De Maria numquam satis”. Solo Dio conosce la sublime grandezza della santità di Maria.
E potrai comprendere anche la grandezza della santità di San Giuseppe, compreso il suo proposito verginale. Non per nulla la Chiesa gli tributa il culto di protodulia, il primo tra tutti i santi.

10. Se farai così ti accorgerai di quanto siano vere le parole di San Francesco di Sales, dottore della Chiesa: “Fra la Sacra Scrittura e la dottrina dei Padri passa la differenza che c’è fra una mandorla intera e una mandorla schiacciata di cui tutti possono mangiare il gheriglio, o fra un pane intero e un pane spezzato e distribuito. Bisogna dunque servirsi dei Padri perché essi sono stati lo strumento con cui Dio ci ha fatto conoscere il vero senso della sua Parola” (Lettera n. 235).
San Paolo, che durante l’apparizione era stato istruito direttamente da Gesù Cristo, non ha voluto fare da solo ma è andato a Gerusalemme per confrontarsi con coloro che erano ritenuti le colonne della Chiesa. Scrive infatti: “Esposi loro il Vangelo che io annuncio tra le genti, ma lo esposi privatamente alle persone più autorevoli, per non correre o aver corso invano” (Gal 2,2).
Anche nel leggere e nel comprendere da soli le Scritture c’è il pericolo di correre invano.

Ti ringrazio per avermi dato la possibilità di esporre le categorie all’interno delle quali va letta la Sacra Scrittura.
Se farai così, sarai contentissimo.
Ti auguro ogni bene, ti benedico e ti ricordo volentieri nella preghiera.
Padre Angelo