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Quesito

La mia non è una richiesta per un dubbio di fede ma al contrario è la richiesta di un perché che riguarda proprio la mia fede nella Chiesa e che forse è un po’ eccessiva. Mi chiarisco subito.
Perché per dare autorità e valore a un’affermazione del magistero si deve ricorrere obbligatoriamente alla Sacra Scrittura?  A me sembra che il valore di verità della Sacra Scrittura dipenda dalla Chiesa e non viceversa; è questa (la Chiesa) che ha stabilito il canone. È sulla base della soprannaturalità della Chiesa e del suo magistero che noi crediamo alla Bibbia; certo questa è parola di Dio nella parola umana, ma tutto comincia dalla chiesa e dal suo essere nella verità. Non ha senso riferirsi alla Sacra Scrittura in modo assoluto e relativizzare la Chiesa che è la base per dire tale valore.
I protestanti danno un valore alla bibbia come se questa fosse comparsa all”improvviso dal cielo mentre è la Chiesa che ha indicato nella Bibbia la parola di Dio che ispira la parola umana.
 Se così stanno le cose non fa difficoltà che il magistero promulghi dogmi (per conservare e sigillare le verità di fede nel tempo) e che i riferimenti biblici a cui i dogmi si rapportano siano a volte umanamente opinabili e discutibili o comunque non evidenti (come nel caso dei dogmi mariani, ma anche per la Trinità, della quale non si parla mai chiaramente nel testo sacro), perché tutto nasce dalla fede nella Chiesa fondata da Cristo.
Confutare il magistero della Chiesa sulla base della Bibbia è perciò contraddittorio, anche quando le interpretazioni appaiono troppo chiare e nette; perché la parola umana che reca quella divina è in continuità nella Bibbia e nella Chiesa. Sì, storicamente quella parola (biblica) dipende dai tempi, ma ha una sua eternità che i dogmi infine disvelano. (…).
Credo che oggi ci sia un eccesso di latria verso la Sacra Scrittura (isolata e ipostatizzata) dimenticando, ripeto, che tutto si basa sull’autorità della Chiesa in continuità con Cristo che l’ha fondata e stabilita in Pietro.
Grazie.  Il vostro servizio è preziosissimo e lo svolgete più che egregiamente (me ne avvalgo spesso nelle risposte già pubblicate).


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. per prima cosa va precisato che la Divina Rivelazione non consiste solo nella Sacra Scrittura, e cioè nella Bibbia, ma nella Sacra Scrittura e nella Sacra Tradizione intimamente congiunte.
Come sappiamo, la Sacra Tradizione è antecedente alla Scrittura ed è proprio per questo che la Scrittura va interpretata secondo la Tradizione.

2. La Tradizione poi risulta da quei tre elementi codificati da Vincenzo di Lerins, nei seguenti termini: “Quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est (ciò che dovunque, ciò che è da sempre, ciò che da tutti è stato creduto; Canone Leriniano).

3. È vero che il magistero della Chiesa ha il compito di fissare quali libri costituiscano la Sacra Scrittura.
È vero ugualmente che è il Magistero della Chiesa che determina dogmaticamente i contenuti della Tradizione.
Ma c’è una differenza abissale tra la Divina Divelazione e il magistero della chiesa.
La prima è parola di Dio. La seconda parola umana.

4. È vero che la Divina Rivelazione è espressa con linguaggio umano. Ma non è linguaggio umano. È parola di Dio.
Anche Gesù Cristo è Dio che si rivela in forma umana. Ma la persona di Gesù Cristo non è una persona umana, ma divina.

5. Per questo i teologi ricordano che la Divina Divelazione ènorma normante per la nostra fede, mentre il magistero della Chiesa è norma normata.
Il magistero della Chiesa, sebbene sia assolutamente necessario per la vita dei fedeli, non è tuttavia alla pari della Divina Rivelazione e tantomeno gli è superiore.

6. Il Concilio Vaticano II ricorda che “il Magistero non è al di sopra della Parola di Dio, ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito Santo, piamente la ascolta, santamente la custodisce e fedelmente la espone, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone da credere come rivelato da Dio” (Dei verbum, 10).

7. Il suo compito è quello di trasmettere in maniera genuina e autorevole i contenuti della Divina Rivelazione.
Il medesimo concilio Vaticano II dice che “l’ufficio di interpretare autenticamente la Parola di Dio scritta o trasmessa è stato affidato al solo Magistero vivente della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo” (Dei verbum, 10).

8. È vero, come riconosce il Concilio, che “la sacra Tradizione, la sacra Scrittura e il magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che nessuna di queste realtà sussiste senza le altre, e tutte insieme, ciascuna a modo proprio, sotto l’azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime” (Dei verbum, 10), ma le prime due stanno in riferimento al magistero come norma normante, mentre il magistero è norma normata.

9. Perciò alla tua prima domanda se “per dare autorità e valore a un’affermazione del magistero si deve ricorrere obbligatoriamente alla Sacra Scrittura” va a risposto così: “Sì, perché è compito del magistero trasmettere quanto è stato rivelato. Il magistero non si definisce da se stesso, ma è stato definito dalla Divina Rivelazione.
Suo compito proprio è quello di indicare autorevolmente che quanto insegna è conforme alla Divina Rivelazione.

10. Alla tua affermazione “a me sembra che il valore di verità della Sacra Scrittura dipenda dalla Chiesa e non viceversa; è questa (la Chiesa) che ha stabilito il canone” va risposto così: il valore della Sacra Scrittura dipende da Dio che si rivela. Non bisogna confondere il mezzo di cui Dio si serve per fissare la Divina Rivelazione con la Rivelazione stessa e i suoi contenuti.
La Sacra Scrittura è Parola di Dio.
Le definizioni del Magistero della Chiesa non sono Parola di Dio, ma parola umana garantita da Dio.

11. Non si vuole in nessun modo confutare il Magistero della Chiesa alla luce della parola di Dio, ma, piuttosto, di fondare il Magistero della Chiesa sulla parola di Dio, scritta o trasmessa.
Se l’intento fosse quello di confutare il Magistero della Chiesa, ci si metterebbe subito fuori strada, perché Gesù Cristo (ecco la Divina Rivelazione!) ha garantito la sua divina assistenza al Magistero della Chiesa quando parla in maniera definitoria o definitiva.

12. È vero invece quanto scrivi: “Sì, storicamente quella parola (biblica) dipende dai tempi, ma ha una sua eternità che i dogmi infine disvelano”.
La sua eternità è il contenuto che vi soggiace, quel contenuto che la Chiesa ha il compito di custodire e di comunicare “piamente, santamente e fedelmente”.

Con l’augurio di ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo