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Quesito
Carissimo padre,
Sono Giuseppe G., ho 19 anni, non è la prima volta che la contatto via mail.
Ho una grande gioia nel cuore, ho da qualche settimana cominciato l’Università e, quindi, con la gioia, cordialità e la simpatia che mi dona il Signore insieme a tanti altri doni, ho cominciato a fare amicizia.
Una di queste persone con cui ho fatto amicizia è una ragazza, si chiama S.. Abbiamo iniziato a parlare, per conoscerci, confrontarci anche su vari aspetti (non sono uno che si vergogna ad affermare il proprio pensiero, i propri ideali, specie, poi, l’essere di Cristo).
Lei è credente, ho scoperto, ma non ha mai recitato il Rosario se non una volta da piccola.
Io sono tanto devoto di Nostra Signora…e lo sono anche del Santo Rosario, porto sicuro per ogni mare in tempesta. Come ci si può privare di una simile preghiera che tanto riscalda il cuore con l’Amore che solo una Madre sa dare e non una tra tante, ma Maria, Madre di Dio.
Ho avuto da Dio la grazia tanto chiesta di recitare quotidianamente il Santo Rosario per quasi tutto il mese di Ottobre (spero di continuare e coltivare questa santa abitudine)… nonostante tutto ciò ho un po’ di ansia… mi ha chiesto di insegnarle a recitare il Rosario, e di farlo assieme…
Nonostante lo reciti, ami farlo, mi commuova nel farlo, mi faccia ardere di amore per Gesù e Maria, ho paura di non essere in grado di trasmettere la bellezza di questa preghiera che è dialogo (purtroppo, ed è capitato anche a me, sembra così monotono all’apparenza, noioso quasi… è invece proprio un “tesoro da riscoprire”.
Ho letto anche un po’ della letteratura religiosa, De Montfort, Teresa D’Avila, Santa Teresina, gli scritti di Santa Chiara e San Francesco, San Francesco di Sales, Sant’ Alfonso De Liguori, alcuni libri e scritti di San Giovanni Paolo II.
Ho subito chiesto al Signore e alla Vergine di farmi la grazia di poterlo fare nel migliore dei modi, ho totale fiducia in loro…d’altronde senza il loro intervento non sarei buono a nulla, figuriamoci poi insegnare il Rosario.
Però, ecco, mi è venuto subito in mente lei e la sua posta. Domani ho intenzione di andare dal mio sacerdote per chiedere consiglio anche a lui.
Attendo sua gentile risposta, la ringrazio.
Distinti e cari saluti.
Risposta del sacerdote
Caro Giuseppe,
1. sono contento che questa tua amica sia stata contagiata dal desiderio di recitare il Santo Rosario e ti abbia chiesto che cosa si deve fare per recitarlo bene.
Diverse volte ho avuto occasione di dire come va recitato il Rosario e sono contento di ripeterlo ancora una volta.
2. Innanzitutto va ricordato che il Rosario non consiste semplicemente nel ripetere in maniera ordinata il Padre nostro e le Ave Maria per un certo numero di volte.
Dire per cinque volte il Padre nostro e per 50 volte l’Ave Maria è senza dubbio un’ottima cosa.
Anzi, si tratta di una cosa molto vantaggiosa perché San Tommaso dice che non si recita ormai il Padre nostro senza riceverne qualche beneficio.
E San Bonaventura ricorda che la Madonna ripaga sempre con qualche grazia chi si rivolge a lei dicendo: Ave Maria. Ecco le sue testuali parole: “Maria saluta (risponde) sempre con (qualche) grazia se con affetto La salutiamo con l’Ave Maria”a chi la saluta con l’Ave Maria” (“Libenter Maria salutat cum gratia si libenter salutamus eam cum Ave Maria”, Speculum B. Virginis Mariae, lect. IV).
3. Il Rosario è ben più di questo, che sotto un certo aspetto è già parecchio.
I vari misteri che vengono enunciati danno il tono alla preghiera del Rosario. Vengono messi lì come per dire: adesso fissa l’attenzione sugli eventi compiuti da Cristo per la tua personale salvezza.
L’attenzione sui misteri, detta anche meditazione o contemplazione, non serve solo a ricordare ciò che il Signore ha fatto per noi, ma, molto di più, lo realizza nella nostra vita mentre preferiamo questa preghiera.
4. Per questo Giovanni Paolo II ha scritto: “Il Rosario… è una preghiera spiccatamente contemplativa. Privato di questa dimensione, ne uscirebbe snaturato, come sottolineava Paolo VI: «Senza contemplazione, il Rosario è corpo senza anima, e la sua recita rischia di divenire meccanica ripetizione di formule e di contraddire all’ammonimento di Gesù: ‘‘Quando pregate, non siate ciarlieri come i pagani, che credono di essere esauditi in ragione della loro loquacità’ (Mt 6, 7)” (Rosarium Virginis Mariae, 12).
5. Nella contemplazione dei misteri si dovrebbero fare essenzialmente tre cose:
La prima consiste nella ripresentazione o ricostruzione dell’evento di salvezza (mistero).
Questo presuppone che si sappia che cosa è avvenuto in quell’evento o mistero.
Per questo alcuni, dopo aver menzionato il mistero, leggono qualche parola della Sacra Scrittura che lo ricorda. In tal modo si aiutano nella meditazione o ripresentazione dell’evento.
Senza dubbio il modo migliore per ricostruire l’evento è quello di farsi aiutare dalla Madonna, di farselo raccontare da lei per sapere in quale modo lei l’ha vissuto.
Per alcuni, tuttavia, è un volare troppo in alto, sebbene sia la cosa più bella di questo mondo.
Per questo tra breve dirò in quale maniera si può sostituire questa ripresentazione o ricostruzione dell’evento di salvezza.
6. La seconda cosa da fare è di ringraziare Nostro Signore per l’evento che ha compiuto per noi.
Ringraziandolo, comprendiamo subito che quell’evento è un dono immenso che ci è stato fatto e che ci viene ripetuto.
È in questo modo che si ravviva l’amore per Nostro Signore.
Il nostro grazie dobbiamo ripeterglielo incessantemente per noi stessi e anche a nome di tanti altri, anzi in tutto il mondo.
7. La terza cosa consiste nel domandare a Dio qualche beneficio in virtù dei meriti compiuti da Cristo nell’evento che stiamo meditando. Sono meriti che in quel momento Egli generosamente mette di nuovo nelle nostre mani perché le nostre domande a Dio Padre siano accompagnate dal prezzo che le ha meritate.
8. Il Rosario andrebbe recitato così. Se così fosse, ci si accorgerebbe subito che il tempo riservato a questa preghiera è uno dei più preziosi e più fecondi della giornata.
Ma per alcuni questo è troppo difficoltoso, sebbene sia una cosa delle più semplici di questo mondo.
9. Che fare allora? Ci si può accontentare di questo: che in quel momento ciascuno metta il proprio cuore accanto a Gesù contemplato e amato nell’evento menzionato.
Non si faranno particolari o elevate riflessioni. Al loro posto però c’è il cuore che ama e che, senza pensarci, dice che gli eventi della vita di Gesù sono i più preziosi della nostra vita e della nostra storia.
Durante la recita così fatta si passerà, anzi, si volerà con la nostra mente da un pensiero all’altro come in una perpetua distrazione.
Ma in questo c’è qualcosa di fermo, di stabile, di irrinunciabile: lo stare insieme con il Signore e lo stare con la Madonna, nella persuasione che si sta facendo una cosa molto importante. Così importante e preziosa che non si vuole passare giorno senza averla fatta.
Questo metodo nella sua semplicità porta già la presenza di Cristo con la sua onnipotenza salvatrice nella nostra vita e porta anche la presenza di Maria con la quale il demonio ha perfetta incompatibilità. Ed è proprio questo il motivo per cui al termine di tale preghiera si sperimenta pace e serenità nella nostra vita personale e nelle nostre famiglie.
Il Signore benedica il santo zelo che ti spinge a fare questo dono meraviglioso all’amica chi ha incontrato in università.
Da parte mia vi ricordo nella preghiera, vi auguro ogni bene e vi benedico.
Padre Angelo