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Quesito

Carissimo padre Angelo,
ho avuto una piccola disputa con un prete e mi servirebbe il suo aiuto. La Chiesa è infallibile dal punto di vista di fede e di morale. Per quanto riguarda il secondo punto però io non so se ci sono delle posizioni morali che sono state innalzate a livello di dogma nella storia della Chiesa.
Mi è nota la distinzione tra posizione definitiva e definitoria. Per non rischiare di sbagliarmi so che sono entrambe infallibili però la seconda è stata elevata a dogma e se uno non ci crede è un eretico. Nel primo caso sarebbe gravemente in errore però non potrebbe definirsi eretico.
La mia domanda è questa: in campo morale, soprattutto in questi ultimi cento anni ci sono dei pronunciamenti morali assolutamente definitivi, in cui la Chiesa ha impegnato la sua infallibilità? Perché questa persona mi ha detto che la Chiesa non ha mai impegnato la sua infallibilità in questioni etiche, non ha mai pronunciato dogmi morali ma solo di fede. A me non risultava…..però mi serve il suo aiuto perché non riesco a dimostrarlo.
Ma per riconoscere verità definitive devo sempre cercare la formula anatema sit? Mi sembrava che non si usasse più oggigiorno…..
Un caro saluto


Risposta del sacerdote

Carissimo,
è necessario che ripeta ancora una volta la distinzione tra insegnamento definitivo e insegnamento definitorio da parte della Chiesa:

1. È definitorio il pronunciamento dogmatico. Esso si impone in maniera tale che se uno non l’accetta, è ipso facto fuori dalla Chiesa.
Quest’insegnamento definitorio si esprime nei dogmi sanciti dal papa o dal Concilio Ecumenico.

2. Quando ci si trova di fronte ad un’asserzione che si conclude con l’espressione anathema sit (sia scomunicato), ci si trova di fronte ad un dogma.
Tuttavia, non ogni singola definizione dogmatica deve essere supportata dalla formula anathema sit (sia scomunicato).
Ad esempio il pronunciamento dogmatico dell’assunzione in cielo di Maria in corpo e anima non è espresso con una proposizione contraria e conclusa con l’anathema sit (sia scomunicato).

3. È definitivo il pronunciamento del Romano Pontefice da solo  quando richiama ripetutamente una determinata dottrina e la richiama con l’autorevolezza del suo Magistero oppure nel caso dei vescovi che pur sparsi sulla terra, senza essere convocati in Concilio, convengono con il Romano Pontefice nell’esprimere in maniera definitiva una determinata dottrina, secondo il n. 25 della Lumen gentium del Concilio Vaticano II.
Quest’insegnamento, pur essendo infallibile, non esclude un eventuale dissenziente dalla comunione con Chiesa.

4. Tu mi chiedi se la Chiesa abbia sancito dogmi in materia morale.
Qualcuno c’è, come ad esempio il dogma sancito dal Concilio di Trento dove si afferma: “Se qualcuno dice che lo stato coniugale deve essere anteposto allo stato di verginità o di celibato, e che non è migliore e più felice cosa (“melius ac beatius”) rimanere nello stato di verginità o di celibato piuttosto che contrarre matrimonio, sia anatema” (sess. 24,10, DS 1810).
Pio XII, nell’enciclica Sacra virginitas (1954), lo ha ribadito: “La dottrina che stabilisce l’eccellenza e la superiorità della verginità sul matrimonio, come già dicemmo, annunciata dal Divin Redentore e dall’Apostolo delle genti, fu solennemente definita dogma di fede nel concilio di Trento e sempre concordemente insegnata dai Santi Padri e dai Dottori della Chiesa. I nostri predecessori e noi stessi, ogni qual volta se ne presentava l’occasione, l’abbiamo più e più volte spiegata e vivamente inculcata”.

5. Ci sono invece diversi insegnamenti definitivi in sede morale, e pertanto infallobili, fatti negli ultimi tempi.
Te ne indico quattro.
Il primo riguarda la contraccezione coniugale.
Giovanni Paolo II ha detto: “Quanto è insegnato dalla Chiesa sulla contraccezione non appartiene a materia liberamente disputabile tra i teologi. Insegnare il contrario equivale a indurre nell’errore la coscienza morale degli sposi” (5.5.1987).
Il Vademecum per i confessori del Pontificio Consiglio per la famiglia (12.2.1997) scrive: “La Chiesa ha sempre insegnato l’intrinseca malizia della contraccezione, cioè di ogni atto coniugale intenzionalmente infecondo. Questo insegnamento è da ritenere come dottrina definitiva ed irreformabile. La contraccezione si oppone gravemente alla castità matrimoniale, è contraria al bene della trasmissione della vita (aspetto procreativo del matrimonio), e alla donazione reciproca dei coniugi (aspetto unitivo del matrimonio), ferisce il vero amore e nega il ruolo sovrano di Dio nella trasmissione della vita umana” (n. 2.4).

6. Giovanni Paolo II ha espresso altri tre pronunciamenti in maniera definitiva nell’enciclica Evangelium vitae sull’omicidio diretto e volontario, sull’aborto e sull’eutanasia.
Ecco il pronunciamento sull’omicidio:
“Pertanto, con l’autorità che Cristo ha conferito a Pietro e ai suoi Successori, in comunione con i Vescovi della Chiesa cattolica, confermo che l’uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale. Tale dottrina, fondata in quella legge non scritta che ogni uomo, alla luce della ragione, trova nel proprio cuore (Rm 2, 14-15), è riaffermata dalla Sacra Scrittura, trasmessa dalla Tradizione della Chiesa e insegnata dal Magistero ordinario e universale.
La scelta deliberata di privare un essere umano innocente della sua vita è sempre cattiva dal punto di vista morale e non può mai essere lecita né come fine né come mezzo per un fine buono. È, infatti, grave disubbidienza alla legge morale, anzi a Dio stesso, autore e garante di essa; contraddice le fondamentali virtù della giustizia e della carità” (EV 57).

6. E adesso il pronunciamento sull’aborto: “Pertanto, con l’autorità che Cristo ha conferito a Pietro e ai suoi Successori, in comunione con i Vescovi — che a varie riprese hanno condannato l’aborto e che nella consultazione precedentemente citata, pur dispersi per il mondo, hanno unanimemente consentito circa questa dottrina — dichiaro che l’aborto diretto, cioè voluto come fine o come mezzo, costituisce sempre un disordine morale grave, in quanto uccisione deliberata di un essere umano innocente. Tale dottrina è fondata sulla legge naturale e sulla Parola di Dio scritta, è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa ed insegnata dal Magistero ordinario e universale” (EV 62).

7. Infine il pronunciamento sull’eutanasia: “Fatte queste distinzioni, in conformità con il Magistero dei miei Predecessori e in comunione con i Vescovi della Chiesa cattolica, confermo che l’eutanasia è una grave violazione della Legge di Dio, in quanto uccisione deliberata moralmente inaccettabile di una persona umana. Tale dottrina è fondata sulla legge naturale e sulla Parola di Dio scritta, è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa ed insegnata dal Magistero ordinario e universale” (EV 65).

Ti assicuro una preghiera perché il Signore ti dia luce e serenità.
Ti benedico.
Padre Angelo