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Quesito
Caro Padre Angelo,
Ho bisogno di un chiarimento e spero che mi possa rispondere.
Ho letto su di un libro di catechesi, che compiere un peccato richiede, per chi lo compie, l’intenzione esplicita di offendere Dio.
Inoltre viene specificato che tale tipo di coscienza non si concretizza solo perchè si sà che un certo comportamento è “normativamente” contro la legge di Dio, ma è necessario proprio avere la volontà di compiere un atto contro il precetto di divino in quanto si vuole proprio offendere Dio.
Mi capita quindi frequentemente di considerare i miei peccati tali più perchè qualcuno mi dice che lo sono piuttosto perchè io mai abbia avuto l’intenzione di offendere Dio compiendoli, anzi, è questo un pensiero che non mi ha mai sfiorato la mente e prego che non succeda mai.
Semmai potrei dire che la mia debolezza, la mia indole , il mio carattere sicuramente mi fanno compiere degli errori, ma da qui a dire che necessariamente le mie debolezze sono peccati contro Dio diventa difficile anche accettarlo in quanto senz’altro non vi è questa intenzione.
Sarebbe come dire che se un bambino si comporta male necessariamente odia i suoi genitori.
E’ facile immaginare quando, argomento di dubbio, sono tutte quelle circostanze nelle quali non si è certo né ucciso ne rubato, ma per esempio sono più attinenti alla sfera intima tra coniugi dove per esempio avere dei rapporti “non completi”, di fatto risponde all’esigenza della coppia di non avere rischi di gravidanze inattese vista l’età, visto la presenza dei figli, visto anche il desiderio anche ipotetico di averne altri ma l’impossibilità di fatto di poterne avere per le prevedibili gravi conseguenze anche sulla salute fisica e psichica della coppia.
La ringrazio tanto per il tempo che mi ha dedicato e le sarò grato se riterrà di volermi rispondere.
Un caro saluto
Risposta del sacerdote
Carissimo,
mi stupisco che un testo di catechesi contenga un’affermazione del genere, perché è in contrasto con la dottrina della Chiesa.
Certamente non si tratta di un testo ufficiale, perché non avrebbero dato il permesso di pubblicarlo.
Posso però dire che hai colto la portata del problema, anche se non lo risolvi in maniera esatta.
1. Parto subito dall’esempio che hai riferito: il bambino, o anche il figlio, che si comporta male. Non per questo si può dire che odia i genitori.
È vero.
Vado avanti: anche chi perde l’anno scolastico non odia i genitori.
Anche chi si droga non odia i genitori. Anche chi ruba non odia i genitori.
Ma certamente la sua volontà non è conforme alla loro.
2. L’errore che tu mi hai proposto era già stato avanzato alla fine del 1600 da due autori di teologia morale. Ma il sant’Uffizio li condannò e questi subito sottoscrissero la proposizione del magistero.
Costoro dicevano che il peccato compiuto in materia grave, se non viene fatto contro Dio o non pensando a Dio, per quanto grave, non sarebbe mortale.
3. Riprendo di nuovo un esempio da te fatto: chi contraddice la legge di Dio nell’ambito coniugale o pre matrimoniale per andare esplicitamente contro Dio?
Nessuno.
Ma neanche quelli che compiono adulteri vogliono andare esplicitamente contro Dio. Lo fanno per passionalità.
4. Il medesimo errore – sotto forma diversa – è stato insegnato a partire dagli anni ‘‘60 del secolo scorso e fu di nuovo condannato dal Magistero.
Si è detto: se col peccato grave non si vuole mutare il proprio rapporto con Dio (in altri termini, offenderlo esplicitamente) il peccato non sarebbe mortale, perché rimane l’opzione fondamentale per Lui.
Un pò come se uno tradisse la moglie, ma in cuor suo dicesse: io, mia moglie, me la voglio tenere!
Quale moglie scuserebbe un ragionamento del genere?
Stupisce che qualcuno tutto questo lo faccia con molta disinvoltura nei confronti di Dio.
5. In ogni caso, il Magistero della Chiesa è intervenuto diverse volte su questo punto, in particolare con l’enciclica di Giovanni Paolo II Veritatis splendor.
Dice il Papa: “Si dovrà evitare di ridurre il peccato mortale ad un atto di opzione fondamentale, come oggi si suol dire, contro Dio, concepito sia come esplicito e formale disprezzo di Dio e del prossimo sia come implicito e non riflesso rifiuto dell’amore.
Si ha, infatti, peccato mortale anche quando l’uomo, sapendo e volendo, per qualsiasi ragione sceglie qualcosa di gravemente disordinato.
In effetti, in una tale scelta è già contenuto un disprezzo del precetto divino, un rifiuto dell’amore di Dio verso l’umanità e tutta la creazione: l’uomo allontana se stesso da Dio e perde la carità. L’orientamento fondamentale può, quindi, essere radicalmente modificato da atti particolari” (VS 70).
“È peccato mortale quello che ha per oggetto una materia grave e che, inoltre, viene commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso” (Reconciliatio et Poenitentia 17).
E ancora: “Si ha peccato mortale quando l’uomo, sapendo e volendo (sciens et volens) per qualsiasi ragione sceglie qualcosa di gravemente disordinato” (RP 17).
6. Penso che a questo punto tutto sia chiaro e sia evidente anche l’errore che tu hai letto. Come avrai notato, il papa ha ripreso proprio l’affermazione di chi non intende esplicitamente offendere Dio.
“In realtà, l’uomo non si perde solo per l’infedeltà a quella opzione fondamentale, mediante la quale si è consegnato ‘‘tutto a Dio liberamente’.
Egli, con ogni peccato mortale commesso deliberatamente, offende Dio che ha donato la legge e pertanto si rende colpevole verso tutta la legge; pur conservandosi nella fede, egli perde la ‘‘grazia santificante’, la ‘‘carità’ e la ‘‘beatitudine eterna’.
‘‘La grazia della giustificazione – insegna il Concilio di Trento -, una volta ricevuta, può essere perduta non solo per l’infedeltà, che fa perdere la stessa fede, ma anche per qualsiasi peccato mortale‘‘” (VS 68).
S. Paolo poi ricorda che “tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male” (2 Cor 5,10).
Si badi che San Paolo non ha detto che saremo giudicati solo sulle intenzioni, ma sulle opere compiute.
Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo