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Quesito

Caro Padre Angelo,
ho letto affermazioni discordanti riguardo all’ottenimento del paradiso…
Alcuni dicono che bisogna seguire i 10 comandamenti, confessarsi spesso, fare la carità ecc… Ovviamente riconosco che tutto questo sia molto gradito a Dio. 
Ma ho letto anche (come si evince dalla bibbia) che tutte queste opere sono pressoché inutili, se pensiamo solo nell’ottica dell’ottenimento della vita eterna, in quanto possiamo ottenere il paradiso solo per grazia di Dio. 
Non c’è modo di ottenere il paradiso grazie alle nostre opere, solo credendo in Gesù e al suo sacrificio possiamo essere salvati. 
Ma allora seguire i comandamenti, i sacramenti e fare opere buone a cosa serve? Solo a glorificare Dio? A diminuire la permanenza in purgatorio? 
“Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Gv 3,16)
 “Egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo” (Tito 3,5)
“Sappiamo che l’uomo non è giustificato per le opere della legge, ma soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù…” (Gal 2,16).
La ringrazio in anticipo per i chiarimenti.


Risposta del sacerdote

Carissimo, 
1. ciò che tu hai detto esprime il pensiero errato dei protestanti i quali equivocano sul concetto di opere e di legge.
Quando San Paolo dice che non ci si salva in virtù della legge fa riferimento alle leggi cerimoniali come la circoncisione, le varie abluzioni fatte al ritorno dal mercato perché magari si era stati a contatto con i pagani, il divieto di mangiare cibi immondi, di non fare più di duemila passi nel giorno di sabato, ecc…
Come si vede, tutto questo non c’entra con i comandamenti.

2. Per i farisei, con i quali San Paolo polemizza, la santità era puramente rituale ed esteriore. Consisteva nel non contaminarsi con le pratiche menzionate.
Gesù con accenti molto forti ha ricordato ai farisei che la santità è un fatto interiore e li smaschera dicendo che sono “sepolcri imbiancati” (Mt 23,27).
Hanno la purezza esterna, ma non quella interna.

3. È vero che ci si salva per grazia di Dio.
Ma è altrettanto vero che ci si salva solo se si è in grazia di Dio.
La grazia di Dio è uno stato di purità dell’anima, sgravata dai peccati mortali perché assolti mediante il pentimento e la confessione sacramentale.
Ora la vita di grazia è indispensabile dalle opere perché non si può amare il Signore contraddicendo la sua volontà e continuando a crocifiggerlo nel nostro cuore (cfr. Eb 6,6).

4. Gesù ha detto: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14,21).
Come si vede, Gesù ha proclamato indissociabile l’osservanza dei comandamenti con l’amore vero.
Gesù ha detto ancora: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gc 14,23).
E ha specificato ulteriormente: “Chi non mi ama, non osserva le mie parole” (Gv 14,4).

5. In molti altri passi del Vangelo viene dichiarata l’indispensabilità dell’osservanza dei comandamenti per poter entrare nel regno dei cieli.
Al giovane che gli ha chiesto che cosa dovesse fare per ereditare la vita eterna, Gesù rispose: “Osserva i comandamenti” (Mt 19,27).
Ugualmente Gesù dice: “Non chi dice Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7,21).
E: “Molti mi diranno in quel giorno: Signore non abbiamo noi profetato nel tuo nome… cacciato demoni… e fatto prodigi nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.
Perciò chiunque ascolta le mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. …
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo, stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia…” (Mt 7,22-27).

6. Ugualmente San Paolo dice in maniera perentoria che “la fede opera per mezzo della carità” (Gal 5,6).
Ha detto anche: “Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male” (2 Cor 5,10).
E ha ricordato che chi compie le opere della carne (e sottinteso non si pente) da se stesso si esclude dal regno di Dio e va all’inferno: “Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio” (Gal 5,19-20). 
Non ha detto quello che invece ha detto Lutero quando ha affermato che ci si salva esclusivamente per la fede senza le opere: “Pecca fortemente, ma credi ancora più fortemente” (Lettera a Melantone).
Mai San Paolo avrebbe pronunciato un’espressione talmente blasfema.

7. C’è un testo di San Giacomo che è molto importante e che elimina alle radici il pensiero dei protestanti.
Eccolo: “A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede». Tu credi che c’è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano! Insensato, vuoi capire che la fede senza le opere non ha valore?” (Gc 2,14-20).
Conosciamo la reazione dei protestanti nei confronti di questo testo: l’hanno rimosso dalle Sacre Scritture.

8. Pertanto il criterio dirimente per salvarsi consiste nell’essere in grazia di Dio.
Certo ci si salva per la grazia di Dio, ma accogliendola nella nostra vita e facendola operare.
Si conserva la grazia di Dio nell’osservanza generosa dei comandamenti.
Trasgredire i comandamenti di Dio è la stessa cosa che cessare di amare Dio (Gv 14,21) e perdere la grazia.

Con l’augurio di conservarti sempre in grazia di Dio e di giungere al termine della tua vita in questo felice stato, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo