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Quesito
Gentile Padre Angelo,
vorrei sottoporLe la seguente questione.
Sino ad ora ho sempre fatto il segno della Croce, entrando ed uscendo da una chiesa, senza mancare di intingere la mano nell’acqua benedetta.
Un’amica, vedendomi usare l’acqua benedetta anche uscendo dalla chiesa, ha detto che in questo caso non bisogna segnarsi con l’acqua benedetta, in quanto essa deve essere usata solo entrando, come atto di purificazione.
Sono d’accordo sulla necessità di compiere un atto di purificazione entrando nella casa di Dio, ma ho sempre pensato che l’acqua benedetta, come sacramentale, mi servisse come aiuto, in un certo senso, nel prolungare l’effetto benefico della mia visita al Signore, anche dopo l’uscita dalla Sua casa.
Le sarò molto grata se vorrà illuminarmi in proposito e La saluto cordialmente.
Giulia
Risposta del sacerdote
Cara Giulia,
la tua amica ha ragione. È solo entrando in Chiesa che ci si segna con l’acqua benedetta, facendo memoria del lavacro del nostro battesimo.
Si presume poi che una persona rimanendo in Chiesa, pregando, ricevendo i Sacramenti e ascoltando la Parola di Dio si santifichi e non abbia bisogno di una nuova purificazione. Se anche tali atti avessero bisogno di purificazione, non ce la caveremmo più.
Ma se uno prende l’acqua benedetta come fai tu, per tornare in mezzo alle faccende della vita con un ulteriore forza e per allontanare le insidie diaboliche non vedo proprio nulla di male.
Come uno può fare anche a casa proprio il segno di croce intingendo nell’acqua benedetta come e quando vuole, così può farlo anche uscendo di chiesa.
Tuttavia come rito la Chiesa lo chieda solo nel momento in cui si entra in chiesa.
Mi piace trascriverti quanta fiducia Santa Teresa d’Avila avesse nell’uso dell’acqua benedetta:
“Ho sperimentato varie volte che per mettere in fuga il demonio e impedirgli di tornare, non v’è mezzo migliore dell’acqua benedetta. Fugge anche innanzi alla croce, ma poi ritorna (Nota giustamente il Ribera che qui la Santa non stabilisce una verità assoluta; dice soltanto quello che è accaduto a lei, potendo d benissimo che per altri valga di più la croce).
Dev’essere ben gran la virtù dell’acqua santa!
Quando io me ne servo, provo una vivissima e sensibile consolazione, come un sollievo che non so descrivere, un diletto interiore che mi fortifica l’anima. E non è già una illusione, né una cosa che mi sia accaduta una volta sola, ma molto spesso, e sempre da parte mia con grande attenzione per osservarla. È come il refrigerio che si sente in tutta la persona quando, arsi dal caldo e dalla sete, si beva un’anfora di acqua fresca. Ciò dimostra quanto siano grandi le pratiche della Chiesa e come potenti le parole liturgiche che comunicano l’acqua tanta virtù da renderla così diversa da quella non benedetta. Quando vi penso mi sento inondare gioia (Racconta la Ven. M. Anna di Gesù nei processi per la Beatificazione: “Ella non si metteva mai in viaggio senza acqua santa, e molto si doleva quando se ne scordava. Noi ne portavamo sospesa alla una zucchetta. e voleva anch’essa la sua. Ci diceva: Voi non sapete il refrigerio che è per me l’acqua santa. È una grande grazia poter fruire così facilmente dei meriti di Gesù Cristo!…”).
Visto che il demonio non la voleva finire, dissi a quelle persone che se non avessero riso, avrei chiesto dell’acqua santa. Me la portarono subito e me ne gettarono addosso, ma senza effetto. Allora spruzzai il luogo dove stava il demonio, e subito fuggì Mi sparirono insieme tutti i mali che soffrivo, come portati via da una mano, pur rimanendomene così affranta da sembrarmi d’aver ricevuto una buona dose di legnate.
Questo fatto m’istruì moltissimo, perché se col permesso di Dio il demonio può far tanto male anche allora che il corpo e l’anima non sono in suo potere, che cosa farà quando egli ne sarà il padrone? E così concepii i più vivi desideri di far di tutto per liberarmi da così malvagia compagnia.
La medesima cosa mi accadde poco tempo fa, ma non durò molto. Essendo sola, chiamai perchè mi portassero acqua santa. Due monache molto degne di fede che per nulla al mondo direbbero bugie, entrarono quando il demonio era già partito e dissero di sentire un fetore pestilenziale come di zolfo. Io non lo sentii, ma durò abbastanza perchè potessero accertarsene…
Una notte, pure in quel periodo, credetti che mi soffocassero. Si gettò intorno molta acqua santa, e vidi una moltitudine di demoni fuggire a precipizio.
Un’altra volta ero in coro. Presa da un grande trasporto di raccoglimento, me n’uscii per non farmi vedere dalle altre; ma da dove andai udirono esse dei grandi colpi, mentre io mi sentivo vicino come un parlottare di persone che concertassero un complotto. Parlavano forte, ma siccome ero immersa nell’orazione, non compresi nulla e neppure ebbi paura” (S. TERESA D’AVILA, Vita, cap. XXXI, nn. 4.5.6.9).
Ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo