Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Quesito

Caro Padre Angelo,
mi chiamo Fabio, sono un suo lettore della sua preziosissima rubrica ,le volevo domandare perchè dopo il concilio vaticano 2 si è dovuta far una riforma liturgica sconvolgendo quella precedente, esempio perchè l’altare di una volta è stato abbandonato? La celebrazione è coram populo e non più ad oriente, ho letto che si è voluto far cosi per avvicinarci ai protestanti, il tabernacolo non è più al centro, la comunione non più in ginocchio, ma in piedi e nelle mani e qui ho letto per i tradizionalisti è sacrilegio, il latino è stato abolito, il canto gregoriano anche, ma i documenti del concilio vaticano 2 non dicevano di preservarlo?
E poi l’ecumenismo che ha creato confusione e relativismo delle religioni, l’extra ecclesiam nulla salus è ancora dogma oppure no? Per molti sacerdoti non più, poi un vescovo cattolico può dire di essere in comunione di fede con l’islam, nel caso specifico quello di …, poi un … può dichiararsi favorevole affinché lo stato dia diritti alle coppie omosessuali o non condannare esplicitamente l’aborto e demandando alla coscienza della donna?
Le volevo domandare: ha mai celebrato con il messale del 1962?
La ringrazio e la saluto, DIO la benedica


Risposta del sacerdote

Carissimo Fabio,
se mi mettessi a rispondere ad una ad una alle tue molteplici domande ci vorrebbe chissà quanto tempo.
In parte ad alcune di esse ho già risposto, come ad esempio circa la retta interpretazione del principio “extra Ecclesiam nulla salus”. Vedi ad esempio la risposta pubblicata il 05.03.2012.
Adesso rispondo ad altre, quelle riguardanti al riforma liturgica.

1. Il Concilio ha innescato la riforma chiedendo che qualche parte della Messa, in particolare la liturgia della Parola, fosse fatta nella lingua intesa dalla gente.
Questo ha permesso a molti di nutrirsi della Parola di Dio e si tratta indubbiamente di un grande vantaggio.
Quando la Messa era celebrata a bassa voce la gente poteva seguire solo col pensiero e con gli affetti del cuore e questo riuscivano a farlo alcuni pochi mentre la maggioranza era incapace di un’attività così spirituale.
La preghiera vocale ha la funzione di veicolare pensieri e sentimenti ai quali mai si penserebbe.
Inoltre mentre prima ognuno partecipava alla Messa per conto proprio  e la comunione si esprimeva nello stare insieme, adesso la comunione si esprime anche nel pregare verbalmente insieme e nel seguire comunitariamente con piena partecipazione il significato delle Scritture e della preghiera eucaristica.
Come vedi, non si può mettere in dubbio l’oggettivo vantaggio che deriva dalla riforma liturgica.

2. Inoltre il Concilio ha accentuato l’ecclesiologia di Comunione. E questo ha favorito gli altari rivolti al popolo.
Tenendo presente che l’Eucaristia è la perpetuazione del sacrificio di Cristo attuata sotto forma di banchetto, si è girato l’altare perché fosse più chiaro che quando si va a Messa si partecipa ad una duplice mensa: quella della parola e quella del sacrificio.

3. A questo si deve aggiungere che la direzione ad oriente delle nostre Chiese era rimasta per lo più come ricordo, perché ben poche di fatto avevano questa direzione.

4. L’estensione della lingua parlata dalla gente anche alla preghiera eucaristica ha ulteriormente acuito la necessità di svolgere il dialogo nelle acclamazioni tra sacerdote e fedeli guardandosi in faccia.

5. Il problema più grosso non è, a parer mio,  l’altare verso il popolo, ma la perdita della percezione di quello che è essenzialmente la Messa: il memoriale della morte del Signore.
Quest’affermazione è di San Paolo, è della Sacra Scrittura (1 Cor 11,26).

6. Se tu chiedi alla gente che cosa sia la Messa, dovrai sudare parecchio prima che qualcuno ti dica che è la perpetuazione del sacrificio di Cristo o il memoriale della morte del Signore.

7. La riforma liturgica è stata fatta perché i segni siano comprensibili. Questo criterio è giustissimo. E deve essere così.
Ogni riforma liturgica deve ispirarsi a questo criterio, perché la celebrazione dei Sacramenti si attua attraverso segni. E se i segni sono incomprensibili diventa impossibile per i fedeli entrare nel mistero, e cioè nella realtà nascosta, che in questo caso è il memoriale, la perpetuazione della morte del Signore.

8. Ecco, forse abbastanza spesso oggi dal modo in cui viene celebrata la Messa non si intuisce più tanto è l’essenziale dell’Eucaristia: il memoriale della morte del Signore.
Ma questo da che cosa dipende?
Secondo me non dipende dalla riforma liturgica, che in sé era doverosa e che se viene seguita secondo le indicazioni del Messale Romano è capace di inoltrare i fedeli nella realtà nascosta, ma dal modo in cui viene celebrata, a partire dal raccoglimento e dalla preghiera fatta dal sacerdote prima della celebrazione fino al doveroso ringraziamento dopo la celebrazione.
Quando ci si prepara, la Messa viene celebrata con un’unzione diversa. Allora diventa capace di elevare in alto, verso il Signore, sia il cuore del celebrante sia il cuore dei fedeli.

9. Il modo di celebrare dipende poi da tante cose, anche dal modo in cui si vive.
San Paolo dice: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale” (Rm 12,1).
Se ci si dimentica di fare della nostra vita un atto continuo di lode e di amore a Dio, se ci si dimentica di tenere costantemente in alto i nostri cuori perché siano rivolti al Signore, è facile dimenticarsi di fare questo anche a Messa.
Forse è venuto meno in molti il senso religioso della vita. E questo si riflette anche nel nostro modo di partecipare all’Eucaristia.

10. Mi chiedi infine se io abbia mai celebrato la Messa con il messale del 1962.
Per i nostri visitatori che non lo sapessero, la Messa del 1962 è quella in latino che si celebrava prima della riforma liturgica.
No, non ho mai celebrato secondo questo rito che conosco bene perché quando ero bambino facevo il chierichetto  e i sacerdoti hanno celebrato così fino al 1965.
Conosco bene anche la Messa celebrata secondo il rito domenicano, perché i domenicani avevano un rito proprio che adesso, dopo la Summorum Pontificum, (la concessione fatta da Benedetto XVI di celebrare secondo il rito del 1962), può essere ripreso per la celebrazione privata senza chiedere alcun permesso. In esso vi sono alcune cerimonie molto belle e significative come ad esempio il bacio del calice che contiene il Sangue del Signore.
Ma anche questa non l’ho mai celebrata.
Sono contento della Messa che ora celebro, che conosco a memoria e che mi da la possibilità di immergermi senza distrazioni nella realtà nascosta, nel mistero che si celebra.
Mentre la celebrazione secondo il Messale del 1962 comporterebbe per me un’occupazione eccessiva a compiere riti e a proferire con esattezza preghiere in latino alle quali non sono più assuefatto.

11. Siccome anche l’attuale riforma liturgica non è eterna, probabilmente in futuro verranno introdotti riti e segni che manifestino maggiormente ciò che si celebra.
Può darsi anche che ai domenicani, sempre rimanendo nel solco dell’attuale riforma liturgica, sia data la possibilità di ricuperare nella celebrazione della Messa alcuni segni e riti particolarmente belli, propri della tradizione e della spiritualità dell’Ordine.
Ti posso dire che in una Provincia del nostro Ordine, particolarmente fiorente di vocazioni, nel secondo giorno di uno degli incontri vocazionali, fanno vedere agli aspiranti come veniva celebrata la S. Messa secondo il rito proprio dell’Ordine dei Predicatori (domenicani).

Ti ringrazio per la fedeltà con cui ci segui.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo