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Quesito
Caro p. Angelo Bellon,
innanzitutto, desidero ringraziarla per il prezioso lavoro che svolge su codesto sito. La sua rubrica di quesiti e risposte è davvero utile ed interessante. Ogni giorno mi concedo qualche minuto di tempo per consultarla, ogni giorno trovo risposte a domande che anch’io mi sono posto, ogni giorno posso arricchire la mia conoscenza e fugare qualche dubbio.
Avrei centinaia di quesiti da porle e tantissimi dubbi che ancora mi fanno riflettere, ma mi rendo conto che non posso monopolizzare il suo tempo e la sua disponibilità, a discapito degli altri fedeli che beneficiano di questo servizio, per cui vengo rapidamente al motivo per cui le scrivo e al dubbio che vorrei sottoporle.
Premetto che, leggendo le sue risposte, ho imparato a pregare con il Rosario secondo le sue indicazioni e i suoi suggerimenti e, da quando lo faccio, posso apprezzare emozioni e sentimenti che prima riuscivo solo a sfiorare. Riesco a sentire più viva la presenza di Cristo, soprattutto da quando ho riflettuto che nella contemplazione dei misteri vi è l’incontro con Dio. Purtroppo, il lavoro e gli altri impegni non mi concedono molte occasioni per raccogliermi in preghiera e, allora, ho preso l’abitudine di recitare il Rosario mentre viaggio in macchina, guidando per raggiungere il luogo di lavoro (sono pendolare e viaggio ogni giorno in auto, per circa due ore tra andata e ritorno). Il percorso che faccio non è omogeneo, devo alternare strade più trafficate a strade più scorrevoli e tranquille, per cui la concentrazione non può essere sempre altissima e, di conseguenza, la mia preghiera non è continua e le decine sono alternate a pause più o meno lunghe. Malgrado ciò, riesco a contemplare i misteri e pregare. Ora le chiedo:
1. questa modalità di recitare il Rosario (per decine singole intervallate da periodi di pausa o, addirittura, distribuite nell’arco della giornata) è efficace quanto la modalità tradizionale?
2. nella preghiera inserisco intenzioni, spesso si tratta della richiesta di grazie materiali, quasi sempre legate al lavoro, perchè tutto possa andare bene, senza errori o conseguenze: è opportuno domandare questo genere di grazie materiali, anche particolari, nella preghiera del Rosario, o sarebbe più giusto affidarsi completamente alla volontà di Dio?
La ringrazio per l’attenzione che vorrà prestarmi e saluto ricordandola nella preghiera.
Cristiano.
Risposta del sacerdote
Caro Cristiano,
ti ringrazio anzitutto per la fedeltà con cui ci segui e per gli apprezzamenti per il nostro sito.
Sono contento che le nostre fatiche possano giovare per la tua vita cristiana, per il rafforzamento della tua fede e per la tua vita di preghiera.
1. Mi sottoponi alcune considerazioni sul tuo modo di pregare col santo Rosario.
Questa preghiera ha anche questo di bello: che è come una catena che ci unisce a Dio. Talvolta per mezzo di questa catena ci si eleva, come avviene quando ci si unisce alla preghiera e agli eventi della vita di Gesù.
Qualche altra volta, sebbene non ci si elevi, in ogni caso produce un altro effetto: di tenerci uniti a Dio.
La corona tenuta in mano (io quando guido la tengo nella mano sinistra, cosicché posso maneggiare bene la destra per tutte le evenienze) è un segno tangibile della nostra volontà di stare uniti a Dio.
2. C’è inoltre un’unione psicologica implicita nel senso che con la memoria teniamo fermo il punto in cui siamo arrivati per riprenderlo quando si ricomincia.
Certo, il Rosario detto per strada o alla guida della macchina non è forse il migliore perché di fatto è un’azione che ne accompagna un’altra, la quale richiede sempre una certa attenzione. Ma senza dubbio è meglio di niente.
Nel tuo caso, avendo tratti di strada abbastanza tranquilli, puoi raggiungere una buona unione col Signore. Questa unione plasma i tuoi affetti e ti trasforma interiormente.
Sta qui il valore della preghiera, come diceva Sant’Agostino: “La preghiera non serve ad istruire Dio, ma ad edificare noi”. Ed è proprio in proporzione dell’amore introdotto nel nostro cuore che la preghiera ha più merito ed è più efficace.
3. Mi chiedi poi se sia lecito unire alla preghiera intenzioni di ordine materiale: che il lavoro vada bene, ecc…
Sì, è lecito perché noi abbiamo bisogno anche di aiuti di ordine materiale.
Del resto nella bella preghiera che si eleviamo al nostro Angelo custode non diciamo forse “illumina, custodisci e governa me che ti fui affidato dalla pietà celeste”?
Siamo stati affidati a lui anche nel disbrigo delle nostre faccende quotidiane e materiali, perché siano senza intoppi, perché nessuno abbia da ridire e e noi e gli altri possiamo essere soddisfatti.
Come vedi, nella richiesta di un bene materiale vi è implicita una richiesta di ordine spirituale: la carità, la concordia fra tutti.
4. Mi chiedi se sia giusto lasciar fare tutto al Signore senza mettere intenzioni particolari.
Alla luce di quello che diceva Sant’Agostino direi che fai bene a mettere delle intenzioni, perché la preghiera non giova a Dio, ma a noi che la facciamo.
Del resto vedi che la Chiesa nelle sue varie orazioni manifesta sempre un’intenzione particolare e non si limita a dire semplicemente che sia fatta la volontà di Dio.
Certo, fin dall’inizio della preghiera ci abbandoniamo alla volontà di Dio. Ma il Signore stesso, che ci ha chiesto di accordare la nostra volontà con la sua, ci ha insegnato pure a domandare il pane quotidiano, la grazia di perdonare i nostri offensori, di liberarci dalle tentazioni e da tutti i mali.
Ti auguro di perseverare sempre con questa bella preghiera, che probabilmente è diventata la preghiera tua preferita, come lo fu del beato papa Giovanni Paolo II.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo