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Quesito

Salve Padre Angelo,
vorrei sapere in modo esauriente come si può ricevere l’indulgenza plenaria in punto di morte, di cui parla il Manuale delle Indulgenze, per entrare direttamente in paradiso.
Grazie in anticipo per la risposta.
Cordiali saluti.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. il Manuale delle indulgenze edito dalla libreria editrice vaticana nel 1968 a proposito dell’indulgenza plenaria in punto di morte dice:
“Al fedele in pericolo di morte, che non possa essere assistito da un sacerdote che gli amministra i sacramenti e gli impartisca la benedizione apostolica con l’annessa indulgenza plenaria, la santa madre Chiesa concede ugualmente l’indulgenza plenaria in punto di morte purché sia debitamente disposto e abbia recitato abitualmente durante la vita qualche preghiera. Per l’acquisto di tale indulgenza è raccomandabile l’uso del crocifisso o della croce.
La condizione “purché abbia recitato abitualmente durante la vita qualche preghiera” supplisce in questo caso le tre solite condizioni richieste per l’acquisto dell’indulgenza plenaria.
Questa indulgenza plenaria in punto di morte può essere lucrata dal fedele, che nello stesso giorno abbia già acquistato un’altra indulgenza plenaria” (n. 28).

2. Pertanto per ricevere l’indulgenza plenaria in punto di morte se non è presente il sacerdote è sufficiente essere debitamente disposti.
Ciò significa che si abbia il pentimento sincero dei propri peccati. Vale a dire che si abbia la contrizione perfetta che consiste nel dispiacere di aver offeso il Signore, di essere stato a causa della sua passione e morte, e non soltanto per la paura di andare all’inferno.
Se si recita anche solo mentalmente l’atto di dolore, e lo si recita con devozione, le debite disposizioni vengono suscitate, soprattutto quando si dice: “e molto più perché ho offeso te infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa”.
Se è presente il sacerdote, gli dà l’indulgenza plenaria con la benedizione apostolica data al nome del Papa.

3. A questo proposito è opportuno che chi è accanto ad un morente reciti l’atto di dolore in modo che questi possa sentirlo e accompagnarlo con i propri sentimenti.

4. L’altra condizione posta dal Manuale delle indulgenze è che “abbia recitato abitualmente durante la vita qualche preghiera”. Di per sé sarebbe sufficiente anche un’Ave Maria al giorno.
Abitualmente: che la preghiera sia stata presente pressoché ogni giorno.
L’indulgenza pertanto viene data a chi abitualmente ha tenuto il proprio sguardo rivolto al cielo.

5. Per l’indulgenza plenaria in punto di morte non sono richieste le tre condizioni con le quali la si ottiene: comunione, confessione e preghiera per il sommo pontefice.
Questo evidentemente perché ci si trova in una situazione per cui non è possibile avere il sacerdote accanto e anche per una eventuale impossibilità di poter pregare verbalmente.

6. Per stimolare i sentimenti e le debite disposizioni il Manuale ricorda che è raccomandato l’uso del crocifisso o della croce.

7. Nel Rituale romano, che continua ad avere un suo significato, veniva concessa l’indulgenza plenaria a chi verbalmente o anche soltanto mentalmente in punto di morte invocasse il nome di Gesù.
Gesù significa salvatore, Dio salva.
Pronunciare il nome di Gesù è come chiamare Gesù perché in quel momento supremo della nostra esistenza ci porti in salvo e ci introduca nel suo regno eterno.

Con l’augurio di avere nelle labbra e nel cuore il nome di Gesù in quel momento così decisivo per l’eternità, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo