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Quesito

Caro Padre Angelo, 
in un’omelia fatta durante il funerale di un padre e marito esemplare e particolarmente devoto, il sacerdote si è espresso piuttosto severamente ritenendo per questa persona (e per tutte) scontato il purgatorio e bisognoso quindi di preghiere.
Personalmente ritengo che il giudizio di Dio sia imperscrutabile, giustizia e misericordia hanno una sintesi perfetta, ma non riesco ad accettare che si escluda a priori (tranne martiri e disabili) la possibilità di andare direttamente in Paradiso facendo ovviamente il Purgatorio in terra.
Ciò non toglie che bisogna pregare comunque per il defunto.
Per questo sacerdote la purificazione dopo morte è indispensabile. Mi ha consigliato di essere già contenta se si era salvato non tenendo conto che, sapere per me se un nostro caro stia soffrendo in Purgatorio o partecipi già della gloria di Dio, non è precisamente la stessa cosa.  È un conforto quantitativamente diverso.
Questa forma di ottimismo soprannaturale penso sia importante per affrontare le prove della vita e sperare che alcune persone tanto provate godano da subito della luce divina non fa che aumentare la mia fiducia in Dio.
Vorrei però un suo sapiente parere, grazie di cuore
Daniela


Risposta del sacerdote

Cara Daniela,
1. è vero che si entra subito in paradiso solo se si è perfettamente purificati.
Nell’Apocalisse si legge che “nella Gerusalemme celeste non entra nulla di impuro” (Ap 21,27).

2. Ora certamente i martiri e i battezzati che non hanno raggiunto l’uso di ragione vanno direttamente in paradiso. Il martirio infatti è sempre stato considerato come un battesimo di sangue che cancella ogni colpa e ogni pena.

3. Va ricordato però che la purificazione può essere fatta già di qua.
Santa Caterina da Siena, che è dottore della Chiesa, dice che il Signore non purifica le nostre colpe due volte.
Se vengono purificate di qua, non vengono più purificate di là e per costoro la morte costituisce l’ingresso in paradiso.

4. Questo avviene in modo particolare nei Santi che sono passati attraverso la notte oscura dello spirito, che è un autentico purgatorio anticipato.
Santa Teresa di Gesù bambino era così fiduciosa della sua entrata immediata in paradiso al punto da dire: “Vedrete, vedrete, al momento della mia morte quale cascata di rose farò piovere dal cielo”. Era convinta che il Signore l’avrebbe subito accolta con sé.
Avendo passato la notte oscura dello spirito, si sentiva ormai con lui una cosa sola.

5. Ugualmente questa Santa chiese al Signore un segno che suo papà era entrato difilato in paradiso senza passare dal Purgatorio.
Le cose andarono così: Celina, la sorella che era rimasta a casa fino a che papà non avesse chiuso gli occhi per sempre, voleva entrare nel monastero delle carmelitane dove c’erano già tre sue sorelle.
Ora c’era una monaca del consiglio che era irriducibilmente contraria che ne entrasse una quarta.
Ed ecco come andarono le cose:
“Un giorno in cui le difficoltà parevano insuperabili, dissi a Gesù durante il ringraziamento: “Voi sapete, Dio mio, quanto desidero conoscere se Papà è andato direttamente in Cielo, io non vi chiedo di parlarmi, ma datemi un segno. Se suor A.d.G. consente che Celina entri nel Carmelo, o almeno non pone ostacoli, sarà la risposta che Papà è andato difilato da voi”. Quella consorella, lei lo sa, Madre mia cara, trovava che eravamo già troppe noi tre, e per conseguenza non voleva ammetterne un’altra, ma Dio, che tiene in mano sua il cuore delle creature e l’orienta come vuole lui, cambiò le disposizioni di questa religiosa; fu proprio la prima persona che incontrai dopo il ringraziamento: mi chiamò con tono amabile, mi disse di salire da lei, e mi parlò di Celina con le lacrime agli occhi.
Ah quante ragioni ho di ringraziare Gesù che seppe colmare tutti i miei desideri” (Storia di un’anima, 324).
Due mesi più tardi, la sorella Celina era ammessa al Carmelo, con il nome di suor Genoveffa del Santo Volto.

6. Anche Santa Caterina da Siena dice qualcosa di simile per suo padre Jacopo Benincasa.
Ecco come il suo confessore, il beato Raimondo da Capua, descrive la vicenda: “Frattanto si avvicinò per Jacopo la fine della vita, e si mise in letto colpito da una malattia. Appena Caterina lo seppe, ricorse subito al suo Sposo, raccomandandogli la salute del babbo. Ma le fu risposto che era un bene per Jacopo non aspettare dell’altro. Caterina corse allora a letto del genitore e assicuratasi con premura del suo stato d’animo, lo trovò rassegnato alla morte, e senza nessuna preoccupazione della vita temporale. Per questo lei ringraziò con tutto il cuore il Salvatore.
Non soddisfatta ancora, raccolse di nuovo il suo spirito, e pregò il Signore, fonte di tutte le grazie, perché come aveva concesso a Jacopo di passare da questa vita senza colpa, così gli concedesse pure di volare al cielo senza toccare il purgatorio.
Le fu risposto che in qualche cosa almeno bisognava salvare la giustizia, non essendo possibile che un’anima non perfettamente purgata, potesse usufruire dello splendore di tanta gloria. Diceva il Signore: “Benché tuo padre, tra quelli che si trovano a capo di una famiglia, abbia tenuto una condotta irreprensibile e si sia portato discretamente con me, specie nei riguardi tuoi, tuttavia se l’anima sua non passasse attraverso il fuoco ce ne andrebbe di mezzo la giustizia.  Troppo fango ha raccolto, e l’anima sua è diventata di sasso a causa degli interessi terreni”.
E Caterina: “Amatissimo mio Signore, come potrò sopportare che l’anima di chi mi mise al mondo, che con tanta passione mi nutrì ed educò, che in vita sua non mi fece che del bene, possa pensarla a bruciare in quel fuoco terribile? Per tutta la tua bontà ti prego e ti scongiuro di non permettere che la sua anima esca dal corpo, se in un modo o in un altro tu non l’hai purificata senza bisogno delle fiamme del Purgatorio”.
(Dopo un certo insistere da una parte e dall’altra) Caterina infine disse: “Se non si può ottenere la grazia senza salvare in qualche modo la giustizia, si faccia giustizia sopra di me, che per mio padre sono disposta a sopportare qualunque pena stabilita dalla tua bontà”.
Il Signore la prese in parola e disse: “Sicuro per l’amore che mi porti, accetto la tua domanda e libererò da tutte le pene l’anima del tuo babbo: ma tu finché vivrai, sopporterei per lui le tribolazioni che ti manderò”. E lei rispose piena di gaudio: “Accetto, o Signore, la tua parola: avvenga come tu hai ordinato”.
Quindi si avvicinò al letto del padre morente per confortarlo, e lo riempì di gioia assicurandogli da parte dell’Altissimo la salvezza; non si allontanò da lui finché non lo ebbe veduto spirare.
Nel medesimo istante che l’anima di Jacopo uscì dal corpo, la vergine si sentì oppressa da un dolore ai fianchi, che portò per tutta la vita; né vi fu mai un momento che non lo sentisse, come lei stessa e le sue compagne me lo hanno ripetuto cento volte, e come io e gli altri che stavamo con lei abbiamo potuto vedere. (…).
Appena Jacopo fu spirato, la santa vergine mostrò con un riso a fior di labbra grande contentezza di cuore e disse: “Sia benedetto il Signore! Dio volesse che io fossi come lui!”; e per tutto il tempo dei funerali, mentre gli altri piangevano, lei non poté nascondere la gioia e l’allegrezza. Consolava la madre e i fratelli come se tutto che l’apparato funebre non la riguardasse. Aveva veduto quell’anima uscire dalle tenebre del corpo e volare subito nella luce eterna, e questo e le procurava un piacere indicibile, specialmente perché non molto tempo avanti aveva provato che cosa voglia dire entrare in una simile luce. Quei dolori lei li ricevette volentieri perché aveva conosciuto che avrebbero procurato al suo babbo la sublimità di tanta gloria” (Vita di Santa Caterina, nn. 220-222).

7. Infine va ricordato che la Chiesa concede l’indulgenza plenaria a chi in punto di morte, non avendo a disposizione un sacerdote, si pente dei propri peccati e se abitualmente nella propria vita abbia pregato.
Alcuni fedeli in punto di morte ricevono anche la benedizione apostolica dal sacerdote a nome del Papa con l’effetto dell’indulgenza plenaria
L’Indulgenza plenaria comporta la remissione totale delle colpe e delle pene.
È vero che non è facile avere le debite disposizioni per acquisire l’indulgenza plenaria, ma possiamo pur sperare che non siano pochi quelli che ne fruiscono e passano direttamente da questa terra al cielo.

Con l’augurio che questo avvenga anche per te, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo