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Quesito
Caro Padre Angelo,
cosa significa il simbolo del cero acceso nella religione cristiana?
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. L’uso del cero è stato ereditato nella Chiesa dall’Antico Testamento.
Un Candelabro, a sette braccia, doveva stare davanti al tabernacolo (Es 25,31-37).
Ed ecco il significato.
La luce è la prima opera della creazione: “Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona” (Gn 1,3-4).
La luce è simbolo di splendore e di vita.
È giusto pertanto lodare Dio anche con questo simbolo.
“Dio è luce, dice San Giovanni, e in lui non c’è tenebra alcuna” (1 Gv 1,5).
2. Come la luce è per tutti è fonte di gioia, così parimenti la presenza di Dio in mezzo a noi è motivo di gioia e di salvezza.
Ecco dunque un altro significato del cero acceso.
3. Inoltre come la luce guida i nostri passi e comunica il colore alle cose manifestando la loro bellezza e per questo la amiamo, così esprimiamo il nostro amore a Dio anche con il simbolo del cero acceso.
Dio infatti è Colui ci indica le sue vie, che rivelano il senso e la bellezza della vita.
4. La luce illumina gli ostacoli da evitare.
Per questo ci è amica.
Così anche Dio è nostro amico con la sua legge: “Abbiate cura perciò di fare come il Signore, vostro Dio, vi ha comandato. Non deviate né a destra né a sinistra; camminate in tutto e per tutto per la via che il Signore, vostro Dio, vi ha prescritto, perché viviate e siate felici e rimaniate a lungo nella terra di cui avrete il possesso” (Dt 5,32-33).
5. Per questi motivi a Vigilanzio, che rimproverava i cristiani di accendere le lampade durante il giorno, San Girolamo rispondeva: “In tutto l’Oriente si accendono ceri per leggere il Vangelo quando il sole splende, e questo non per scacciare le tenebre, ma in segno di gioia” (Adv. Vigilantium, P.L., 33, coll. 345, 361).
6. La luce è simbolo di Gesù, il quale ha detto di se stesso: “Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12).
I ceri accesi per le celebrazioni liturgiche stanno a ricordare la sua presenza in mezzo a noi.
La fiamma in particolare ricorda il suo splendore di risorto.
Nel Credo lo lodiamo con queste parole: “Luce da Luce”.
7. A ogni passo la liturgia si illumina con questo simbolo.
Su ogni altare pone delle luci.
Solo nel sacramento della penitenza non compaiono le luci o i ceri accesi. Qui infatti ci si presenta a Dio in qualche modo nelle tenebre, perché il Signore ci faccia entrare di nuovo nella sua luce.
8. La candela benedetta, soprattutto nel giorno della Candelora, viene portata dai fedeli nelle proprie abitazioni.
La si accende per supplicare Dio per qualche evento particolarmente importante o anche grave.
Quel cero acceso sta a significare che preghiamo insieme con Cristo, di cui ravviviamo in quel momento la nostra fede nella sua onnipotenza salvatrice.
E ricordiamo che anche in quel momento Egli sta davanti al Padre ed “è sempre vivo per intercedere a nostro favore” (Eb 7,25).
Questo cero acceso evoca la fede di Davide, che nel salmo 27 si è espresso così: “Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura?” (Sal 27,1).
9. Mi piace trascrivere ciò che dice il sacerdote quando benedice le candele:
“Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, benedici queste candele per mezzo delle nostre suppliche: infondi in esse, Signore, per la virtù della santa Croce, la benedizione celeste tu che ad esse hai dato il potere di respingere le tenebre per il genere umano. E la ricevano in modo così potente col segno della santa Croce che dovunque siano accese o poste i principi delle tenebre si allontanino da quelle abitazioni, tremino e fuggano pieni di paura con tutti i loro subalterni, né più presumano di inquietare o di molestare coloro che servono a te onnipotente Dio: che vivi e regni nei secoli dei secoli”.
Pertanto servono anche a tenere lontano i demoni.
10. Si accendono anche accanto ai defunti o sulle loro tombe: come segno e speranza della risurrezione finale, come implorazione a Cristo Luce del mondo perché li accolga nel suo regno di luce e di pace, e anche per tenere lontani da loro i demoni, i principi delle tenebre.
11. Le candele si accendono anche davanti alle immagini o alle urne dei santi in segno di compiacimento per il loro stato, in supplica per le nostre necessità e in ringraziamento per i benefici ricevuti.
Quando fu traslato il corpo di san Domenico e la città di Bologna fu invasa da un profumo soavissimo, “la folla innalzò un gran numero di ceri”.
Era segno di gioia, di gratitudine a Dio, di implorazione per i meriti del Santo e di rendimento di grazie per la sua intercessione.
12. E questo è anche il senso per cui la gente visitando una Chiesa o un santuario volentieri accende un cero e lo lascia ardere: perché in qualche modo continui la nostra presenza in quel luogo benedetto o davanti a quel santo o a quell’immagine, perché perpetui lì la nostra preghiera e il nostro desiderio, perché sia segno del nostro rendimento di grazie.
Ecco, per una domanda tanto breve, una risposta così lunga.
Ma è bello appropriarci del significato di tanti riti, dei quali se ne percepisce l’importanza, ma non se ne conosce adeguatamente il contenuto.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo