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Quesito

Buongiorno,
Cosa può dirmi riguardo al peccato dei pensieri cattivi?
E’ peccato a prescindere oppure solo quando si trasforma in azione perversa, cioè quando il pensiero modifica la persona?
È il pensiero che porta all’azione oppure è l’azione, gli eventi della vita che modificano il pensiero? Forse un po’ entrambi.
Pur avendo avuto e avendo pensieri, a volte, NON conformi alla Verità e al bene NON li ho mai trasformati in azione e sono rimasti e poi cancellati dalla mente, ma ciò non l’ho mai confessato. Ho sbagliato? Devo perciò considerare nulle anche tutte le mie precedenti confessioni?
Grazie.
Buona Domenica
MB


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. la peccaminosità di determinati pensieri non dipende solo dal fatto che poi non si passa all’azione.
In se stessi sono già cattivi e dalla misura del consenso che vi si presta c’è peccato.
Qui c’è già una modifica della persona, almeno a livello interiore.
La gravità del peccato dipende dalla materia e dalla qualità del consenso.

2. I teologi distinguono tra desiderio efficace, se vi è il fermo proposito di voler compiere il male, e inefficace, se non vi è il proposito né la volontà.
Il desiderio efficace di un’azione cattiva è un peccato della stessa specie dell’azione cattiva. Gesù ha detto: “chi guarda una donna e la concupisce, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Mt 5,28).

3. È vero che il peccato esterno vi aggiunge ulteriore gravità, perché dovendo vincere gli ostacoli conferma ulteriormente l’affetto verso il male.
Ma l’atto è già perverso nella sua formulazione psicologica.

4. Il desiderio inefficace di qualche male non è della stessa gravità, ma è sempre inutile e pericoloso.
Rimane a livello di velleità e di fantasia. Può costituire peccato nella misura in cui la mente e il cuore rimane inquinata da ciò che non è secondo la santità e la sapienza di Dio.

4. A volte ci si accorge dei pensieri cattivi solo mentre vi si va pensando o addirittura quando sono già passati.
È chiaro che in questo caso non vi è consenso e, se per caso ci fosse stato, è stato ancora molto debole.

5. Va ricordato che tanti pensieri cattivi vagano e talvolta con insistenza per la nostra mente.
Sono pensieri stimolati da emozioni o passioni. Non dobbiamo dimenticare che il nostro corpo è sede di tante emozioni che sorgono in continuazione.
Tutti ne fanno esperienza.

6. Noi siamo chiamati a signoreggiare le nostre passioni perché diversamente ne veniamo tiranneggiati.
Ma queste emozioni non si spengono con un semplice atto della volontà. Insistono e quasi si ribellano perché hanno dei moti propri.
Si sperimenta allora un combattimento interiore nel quale è facile riportare qualche ferita.

7. Per cui anche se non si tratta di peccati gravi è sempre bene accusare nelle nostre confessioni i pensieri cattivi non sempre dominati a dovere.
È vero che queste ferite possono essere medicate anche attraverso atti di carità, preghiere, esercizio delle virtù, ecc.
Ma nella Confessione si riceve sempre una forza particolare che non viene comunicata nelle opere extrasacramentali, perché si riceve la grazia sacramentale che rende più forti nel combattimento e più vigilanti nelle nostre azioni.

8. Venendo alla domanda finale della tua mail: se questi pensieri, alla luce di quanto ho detto, li ravvisi come mortali, nella prossima confessione li accuserai.
Quelli veniali, che sono i più, li accuserai lo stesso.
Non sei obbligato, ma il beneficio che ne ricevi è grande.

Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo