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Quesito

Carissimo Padre Angelo,
innanzitutto la ringrazio tantissimo per i dubbi che mi ha tolto, ora mi sento molto meglio nel mio spirito! (…)
Comunque stavolta volevo chiederle un’altra cosa: se, quando si è in stato di peccato grave e quindi in inimicizia con Dio, si mettono in pratica comunque opere di carità e di bene verso il prossimo ed oltre questo, si cerca di non peccare ulteriormente e partecipare ugualmente alla S. Messa (ovviamente senza comunicarsi), nonostante lo stato di peccato, è gradito ugualmente a Dio?
Terrà conto e gradirà ugualmente delle opere di bene praticate in Nome Suo e per Lui anche se queste vengano compiute in stato di peccato?
Grazie per la sua risposta anticipatamente e mi scusi se la sto magari scocciando con tutti questi miei dubbi!
Però penso che anche queste domande che le pongo facciano parte della mia ricerca di Dio, infatti ho tantissima voglia di approfondire le mie conoscenze sulla fede e su Dio…dopotutto, lei non lo sa ancora, ma sono anche molto appassionato di Teologia.
Grazie di tutto!
Per la tua disponibilità che ci dai, che il Signore possa starti accanto in modo speciale e benedirti sempre!
Domenico


Risposta del sacerdote

Caro Domenico,

1. le opere buone, anche se compiute in stato di peccato grave, continuano ad essere buone e vanno compiute.
Certo, non possono meritare per la vita eterna.
Infatti la vita eterna è un bene di ordine soprannaturale. E, per meritarla, è necessario che le azioni che noi compiamo siano ad essa proporzionate.
In altri termini è necessario che le nostre azioni siano vivificate dalla vita soprannaturale della grazia.

2. La domanda che ci si pone allora è questa: se le azioni continuano ad essere buone e non sono meritorie soprannaturalmente, sono allora inutili?
La risposta è questa: non sono inutili, perché in qualche modo sono ancora gradite a Dio il quale le ricompensa, al dire dei dottori della Chiesa, non con beni soprannaturali (perché non vi sono proporzionate), ma con dei beni di ordine temporale, soprattutto se sono utili per la conversione.
La S. Scrittura ricorda che Raab, la prostituta, fu risparmiata al momento della presa di Gerico (Gs 6,22-25) perché aveva aiutato gli esploratori di Giosué (Gs 2,8-21) e che le levatrici egiziane, pur essendo pagane, furono ricompensate per la loro fedeltà alla legge di Dio (Es 1,15-19.21).
San Giovanni Crisostomo dice: “Chiunque domanda riceve; vale a dire, sia egli giusto o peccatore” (Sup. Mat. 18).
S. Girolamo, commentando Ezechiele, ha scritto: “Sappiamo che se i pagani fanno un pò di bene, la giustizia di Dio non li lascia senza ricompensa” (Commentario 4, 24).
S. Caterina da Siena, dopo aver ribadito che “nessuna utilità nell’ordine della grazia possiamo fare né a noi, né agli altri, senza la carità” (Lettera 7) e che “senza la carità, nessun bene o atto di virtù vale per la vita eterna” (Lettera 85), soggiunge: “tuttavia nessun bene si deve tralasciare, perché ogni bene è rimunerato e ogni colpa punita. Il bene, senza la carità, non vale per la vita eterna, ma vale per molte altre cose, ricevendo grazia da Dio. Poiché Dio non vuole che quel bene passi senza rimunerazione, lo rimunera alcune volte concedendogli il tempo per convertirsi, talvolta ponendo il peccatore nel cuore dei servi di Dio esortandoli a pregare per lui… Oppure lo rimunera in cose temporali, quando il peccatore non si dispone, per sua colpa, a ricevere le grazie spirituali” (ib.).

3. Sono contento, caro Domenico, che tu sia appassionato di teologia, che è una scienza che, oltre a dare la verità più profonda sui problemi della nostra vita, aiuta anche a pregustare i beni della vita futura.
Inoltre la ricerca di Dio è un segno del nostro amore per Lui.
Mi piace ricordare che questa amore o passione è suscitato da Lui, che ci trae verso di Sé attraverso mille strade, comprese quelle della ricerca.
Continua così.

Ti saluto, ti seguo con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo