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Quesito
Caro Padre Angelo,
il quesito circa la masturbazione, al quale Lei ha risposto con molta delicatezza e saggezza il 19.1.2007 apre altri interrogativi.
Su Wikipedia ad esempio si richiama la possibilità di valutazioni di maggiore o minore gravità dell’atto in relazione alle diverse situazioni personali, fra le quali l’angoscia, alle quali si può essere tentati di rispondere, piuttosto che con farmaci o psicologi, con l’atto masturbativo.
Un’altra e credo analoga situazione che in passato non si poneva di certo, ma che esperti urologi potrebbero confermarLe quanto oggi sia diffusa, è la conseguenza dell’asportazione del tumore della prostata con rottura di un certo legame nervoso e conseguente impossibilità di erezione, oltre che di eiaculazione, ma con il mantenimento ed anzi il risveglio di istinti sessuali che, in molti casi, si ritenevano sopiti e che prima dell’operazione erano facilmente controllati, anche in celibi giovani e continenti.
Infatti uomini di ottant’anni, per i quali il sesso era cosa ormai lontana e dimenticata, risentono dopo questo tipo di operazione di pulsioni sessuali che vengono risolte mediante una manipolazione che nemmeno si potrebbe chiamare masturbazione, salvo che per il raggiungimento finale di un acme che provoca la nota condizione di rilassatezza. Questo fenomeno può attivarsi, in particolari condizioni di tensione, in persone di tutte le età che hanno subito quell’operazione. Costituisce, una situazione di questo tipo, atto di grave e volontaria rottura della relazione d’amicizia con il Signore? Non dovrebbe contare di più l’intenzione che non la materialità dell’atto (‘se guarderete una donna con desiderio è come se aveste …’)?
Con gratitudine,
AT
Risposta del sacerdote
Caro AT,
1. non sarei d’accordo a mettere la masturbazione sul medesimo piano dell’aiuto che si riceve da un farmaco o da uno psicologo.
Farmaci e aiuti psicologici sono in se stessi un bene, la masturbazione invece è una realtà intrinsecamente cattiva.
L’uso della genitalità coinvolge infatti l’intimo nucleo di sé e, se non viene attuato per obiettivi che spingono la persona al dono sincero di se stessa, risulta perverso e frustrante.
La risoluzione degli stati di ansia, per non essere palliativa e fuorviante, va trovata nella direzione giusta, e cioè nell’aiuto psicologico e della grazia.
È scorretto pensare ad una soluzione genitale per problemi che hanno tutt’altra origine e consistenza.
È inoltre diseducativo per i giovani e i meno giovani.
C’è anche da domandarsi: se può essere legittima la masturbazione piuttosto che l’assunzione di un farmaco o il ricorso ad un aiuto psicologico, perché non dovrebbero essere legittime anche soluzioni genitali come l’adulterio o la fornicazione, che sono meno avvilenti della masturbazione, quando una persona si trova alla presa con altre ansie?
2. Tu riporti il pensiero di Wikipedia. Ma Wikipedia non è un organo magisteriale e pertanto credo sia più giusto, per conoscere il pensiero della Chiesa sui disordini morali sessuali, riferirsi al Magistero della Chiesa, il quale offre criteri oggettivi e sicuri.
Ebbene, la Congregazione per la dottrina della Fede, nella dichiarazione Persona humana, ha ricordato che “sia il Magistero della Chiesa – nella linea di una tradizione costante – sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato” (PH 9).
Giovanni Paolo II ha affermato che “non è lecito, neppure per ragioni gravissime, fare il male, affinché ne venga il bene (cfr. Rm 3,8), cioè fare oggetto di un atto positivo di volontà ciò che è intrinsecamente disordine e quindi indegno della persona umana, anche se nell’intento di salvaguardare o promuovere beni individuali, familiari o sociali” (Veritatis splendor 80).
E aggiungeva una citazione di sant’Agostino: “Quanto agli atti che sono per se stessi dei peccati, come il furto, la fornicazione, la bestemmia, o altri atti simili, chi oserebbe affermare che, compiendoli per buoni motivi, non sarebbero più peccati o, conclusione ancora più assurda, che sarebbero peccati giustificati?” (s. agostino, Contra mendacium, VII, 18; PL 40,528; s. tommaso, Quaestiones quodlibetales IX,7,2; CCC nn.1753-1755).
3. La dichiarazione Persona humana offre anche dei criteri per valutare soggettivamente la gravità degli atti, perché oltre la materia grave (e qui c’è sempre) ci vuole anche la piena avvertenza della mente e il deliberato consenso della volontà.
E a proposito di questi due ultimi elementi ricorda che “la psicologia moderna offre, in materia di masturbazione, parecchi dati validi e utili per formulare un giudizio più equo sulla responsabilità morale e per orientare l’azione pastorale. Essa aiuta a vedere come
– l’immaturità dell’adolescenza, che può talvolta prolungarsi oltre questa età,
– lo squilibrio psichico o
– l’abitudine contratta possano influire sul comportamento, attenuando il carattere deliberato dell’atto, e far sì che soggettivamente non ci sia sempre colpa grave” (PH 9).
Ora lo stato angoscioso che può costituire un’attenuazione della colpevolezza soggettiva non è l’angoscia alla quale vanno soggette di quando in quando tutte le persone, ma si riferisce ad uno stato patologico, e cioè a quello squilibrio psichico di cui parla la dichiarazione. Esso può inficiare la piena responsabilità di un soggetto, come avviene in certe gravi malattie psichiche.
4. Per il secondo caso va ricordato anzitutto che cos’è la masturbazione.
Per essa s’intende l’eccitazione degli organi genitali con conseguente eiaculazione al di fuori dell’unione carnale.
Non sono esperto di certe conseguenze patite da persone cui è stata asportata la prostata.
Tu mi dici che vi è “impossibilità di erezione, oltre che di eiaculazione” e che si tratta di “una manipolazione che nemmeno si potrebbe chiamare masturbazione”.
Da quanto mi dici ho l’impressione che si tratti di una forma di prurito fastidiosissimo.
Mi pare allora di poter dire questo: come è lecito rimediare al prurito fastidiosissimo in qualsiasi altra parte del corpo con uno sfregamento della parte irritata, così anche qui.
5. Tu dici: “Non dovrebbe contare di più l’intenzione che non la materialità dell’atto?”
Più che ricorrere al criterio dell’intenzione che giustificherebbe l’atto (perché la buona intenzione non può giustificare nessuna azione intrinsecamente cattiva), io parlerei di un’azione che non mira alla masturbazione e di fatto non lo è, ma di un’azione che ha solo una somiglianza materiale con la masturbazione.
È la stessa cosa, e anzi molto meno, che può succedere in un malato che riceve delle cure infermieristiche negli organi genitali e queste cure lo portano all’eccitazione. Se si tratta di un’eccitazione non voluta, non accettata, ma solo tollerata perché legata ad un’azione di suo buona e necessaria, non vi è problema morale.
I moralisti direbbero che questo è un caso di lussuria indiretta.
Il Magistero della Chiesa in Persona humana dice che vi sempre peccato grave nelle violazioni dirette. Ecco il testo: “Ora, secondo la tradizione cristiana e la dottrina della Chiesa, e come riconosce anche la retta ragione, l’ordine morale della sessualità comporta per la vita umana valori così alti che ogni violazione diretta in quest’ordine è oggettivamente grave” (PH l0).
Nel caso da te presentato, l’azione ha parvenze similari alla masturbazione, ma è solo uno sfregamento necessario e incontenibile della parte irritata. Se le conseguenze non sono né direttamente volute, né accettate, ma solo tollerate, perché legate ad un’azione di suo buona e necessaria, non vi è problema morale.
Ti ringrazio del quesito che mi hai posto e mi auguro che la risposta ti risulti soddisfacente.
Ti saluto, ti seguo con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo