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Quesito
Caro Padre Angelo,
Mi perdoni se mi permetto di scriverle e di disturbarla, ma avverto la necessità di consegnare a qualcuno ciò che mi porto dentro in questo momento di difficoltà e smarrimento. Spero lei possa trovare il tempo di leggere questa mail e di rispondermi.
Sono un ragazzo di 33 anni, ho una famiglia, un lavoro e vivo una vita perfettamente normale agli occhi dei più.
In tenera età ho ricevuto un’educazione cristiana, i sacramenti, ma non posso dire di aver altrettanto vissuto un’esperienza di fede autentica, reale. Al contrario ho vissuto un periodo di forte crisi dei valori cristiani, vivendo le contraddizioni tipiche della società e del mio modo di stare al mondo, restando lontano dal Signore e comportandomi in maniera tiepida, disinteressata, come se non ci fosse nient’altro che questa esistenza terrena e nessun Dio.
Non avendo punti di riferimento in famiglia e in parrocchia (il parroco ci menava se facevamo casino a catechismo), avvertivo la pratica religiosa come un insieme di regole e di precetti soffocanti, che mi rendevano più simile ad un prigioniero che ad una persona libera.
Ho pensato per molto tempo che a Dio non importasse proprio nulla di me e che fosse meglio liberarmi dalla schiavitù di dover rendere conto un domani dei miei sbagli, dei miei insuccessi in questa vita a Qualcuno.
Caro Padre Angelo, ho sempre avvertito il “peso” di questa vita, di questo viaggio e quasi mai la gioia, la letizia, benché di occasioni ne abbia avute tante; il pensiero di trovarmi difronte ad un giudice insoddisfatto del poco che sono che facesse la conta di tutto ciò che non andava nella mia vita era troppo da sopportare.
Mi porto dietro un senso di inadeguatezza da sempre, non potevo permettermi il lusso di credere che ci fosse ancora Qualcun altro a ricordarmelo anche da morto.
Così, semplicemente, ho camminato lontano dal Signore, cercando di stare a galla, di sopravvivere al tempo e agli eventi della mia vita.
Come molti, ho studiato, trovato un lavoro che mi dà il pane, ma mi rende infelice, sono diventato un ingranaggio della società, fatto cose buone, ma anche cose sbagliate. Ho fatto tante cose sbagliate, anche senza ombra di dubbio immorali (sono stato con prostitute ad esempio), ma sono andato avanti.
Sono andato avanti fino al giorno in cui ho anche tradito mia moglie.
Non l’ho vissuto per niente bene questo errore, mi sono sentito un verme (per non dire altro) e ancora oggi continuo a pensarlo. Mi spaventa non aver capito perché abbia fatto una cosa del genere. Ad oggi ancora non mi capacito di questa cosa e mi domando se fossi in me quel giorno.
In fondo a tutto questo buio, quando pensavo che tutto fosse perduto, ho però avvertito la forte sensazione di Qualcuno che mi spingesse a fare ammenda, a parlarne con mia moglie di questo sbaglio e a tornare sui miei passi.
Forse per vigliaccheria di portarmi dentro tutto questo marcio ho assecondato questa spinta, ho chiesto perdono, mi sono riconciliato con il Signore (più volte anche, so che è sbagliato, ma ho bisogno di sentirmi liberato da questo peso, perché ancora me lo sento addosso).
Ho iniziato un percorso di studio del Vangelo e dei testi sacri, iniziando a vedere anche la luce e la misericordia del Signore e non solo il suo giudizio.
Nonostante questo caro Padre Angelo, vivo con il pensiero che il passato sia scritto ed immutabile, macchiato per sempre, come una fedina penale sporca e per questo destinato a passare l’eternità all’inferno.
Provo a mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù ogni giorno, sforzandomi di essere mite, di essere vigile sulla sofferenza di chi ho intorno, di farmi prossimo, di non farmi tentare dal denaro, dal potere, di stare lontano dal peccato.
Non trovo giorno però in cui alla sera riesca a dirmi pienamente soddisfatto di me stesso.
Caro Padre Angelo, è difficile vivere pienamente come mi chiede il Signore.
È difficile!
Se non con le opere o le parole, coi pensieri, con le omissioni, ma qualcosa sempre sbaglio.
Come posso controllare i miei pensieri? A volte mi si palesano, non li ho cercati direttamente, provo a scacciarli via, distogliere lo sguardo o l’attenzione, ma loro ci sono, sono nella mia testa.
Sono sempre peccatore e in difetto in questo modo! Mi sento lontano dall’idea di “giusto” o di santità che Gesù ha pensato per me e per tutti noi, da come nella pratica, anche con impegno, sono davvero.
Proprio per questo mi abbatto e vedo sempre dinnanzi a me i miei peccati e il destino che mi spetta. Temo non riuscirò a passare per la porta stretta.
Di recente avverto anche timore nei confronti della Santissima Vergine, dopo aver purtroppo letto della profezia di Fatima.
Padre Angelo, cosa posso fare per farmi trovare ben preparato all’incontro col Signore nel giorno del giudizio?
Cosa posso fare per non sentirmi sempre sbagliato?
La ringrazio molto per l’attenzione datami e mi scuso ancora per averle scritto.
La ricorderò questa sera nelle mie preghiere.
La saluto cordialmente.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. anche Davide, che pure ha cantato “Il Signore è il mio pastore non manco di nulla, su pascoli erbosi mi fa riposare” (Sal 23,1-2) non ha potuto dimenticare i suoi peccati.
Consapevole che Dio l’aveva perdonato, tuttavia dice: “Il mio peccato mi sta sempre dinanzi” (Sal 51,5).
E anche: “I peccati della mia giovinezza e le mie ribellioni, non li ricordare: ricòrdati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore” (salmo 25,7).
2. In una bella preghiera scritta in preparazione alla Santa Comunione Sant’Ambrogio dice: “Misericordioso Signore Gesù Cristo, io peccatore, per nulla presumendo dei miei propri meriti, ma confidando nella tua misericordia e bontà temo e tremo di accostarmi alla mensa del tuo convito dolcissimo. Poiché ho il cuore e il corpo macchiato di molti peccati, la mente e la lingua non custodite cautamente.
Perciò, o Dio misericordioso, o tremenda maestà, io misero sbattuto dalle angustie ricorro a te, fonte di misericordia, a te mi accosto per essere risanato, sotto la tua protezione mi rifugio; e siccome non posso sostenerti giudice, anelo di averti Salvatore”.
3. I tuoi peccati li hai confessati. E sebbene tu dica che li hai confessati per vigliaccheria per non portarti dietro quel peso, io ti dico che non è vigliaccheria.
È stato lo Spirito Santo a infonderti questo desiderio di purificazione secondo quanto Egli stesso aveva promesso: “Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli” (Ez 36,25).
Una madre non lascia i suoi figli nella sporcizia
Davide, mosso dallo Spirito Santo, dice: “Pesano su di noi le nostre colpe” (Sal 65,4).
È stato lo Spirito Santo ad ispirarti la confessione. E non solo per liberarti da un peso e renderti nuovo, ma anche perché “Dio non entra in un’anima inquinata dal peccato” (Sap 1,4).
4. Ed è proprio perché ti sei purificato che Dio penetra sempre di più dentro di te mettendoti il desiderio di entrare nel suo cuore.
Che cos’è infatti la lettura del Vangelo e nel suo approfondimento mediante un corso sul Vangelo se non il desiderio di entrare nel cuore di Dio, nel cuore di Gesù Cristo?
5. Tuttavia, nonostante questo, senti ancora la tua inadeguatezza.
Credo di non sbagliare se ti dico che anche questo sentimento te lo sta infondendo Dio.
Lo infonde non per turbarti, ma per indicarti la strada che, mentre ti mantiene in umiltà, ti dà fiducia in Dio. Te la dà attraverso una persona ben precisa.
Ecco che cosa scrive San Bernardo: “Tu avevi timore di presentarti al Padre: il semplice suono della sua voce ti incuteva spavento, e cercasti scampo tra le foglie degli alberi.
Egli, allora, ti diede come mediatore Gesù. Che cosa non può ottenere un tale Figlio da un tale Padre?
Per la riverenza che merita non può essere negato esaudimento, e poi il Padre ama infinitamente il Figlio.
Tu forse hai timore anche di lui? Pensa che è tuo fratello e tua carne, provato in tutti modi, esclusione fatta per il peccato, e non potrà non sentire pietà di te…
Ma tu senti che, nonostante si sia fatto uomo, è rimasto Dio e hai timore della sua divina maestà…
Vorresti dunque avere una mediatrice anche sulla via che conduce a Gesù? Corri da Maria!” (Sermone 7, nella Natività della beata Vergine Maria).
6. La Madonna accoglie sempre tutti, non giudica, non condanna.
In lei, osserva San Bernardo, non troverai mai che faccia un cenno meno agevole o dia il sintomo più leggero di indignazione; invece la vedrai sempre tutta bontà, comprensione, indulgenza, pazienza e grazia (cfr. Sermone 2, nella domenica tra l’ottava dell’Assunta).
Per questo, conclude San Bernardo: “Se l’enormità dei tuoi peccati ti turba, se lo spettacolo vergognoso della tua coscienza ti confonde, se il pensiero del giudizio ti spaventa, e già ti senti sull’orlo dell’abisso, della tristezza e della disperazione, pensa a Maria. Nei pericoli, nelle difficoltà, nei dubbi, pensa a Maria, invoca Maria! Questo nome sia sempre sulle tue labbra, sia sempre nel tuo cuore” (Sermone 2,17, Super Missus est).
7. La serenità e la fiducia nella salvezza si trova finalmente qui, in Maria, che è il volto materno di Dio.
Rimane il senso di inadeguatezza, del limite, del peccato e anche del nostro stesso pentimento.
Ma la consapevolezza che arrivati alla porta del cielo per subire il giudizio troveremo Colei che è chiamata “Porta del Cielo” e che a braccia aperte ci accoglierà e ci stringerà al suo seno come suoi carissimi figli, toglie la paura e infonde consolazione.
Per questo tienila sempre vicino a te, non far mancare la sua presenza in ogni giornata della tua vita.
Lo farai recitando quotidianamente il Santo Rosario.
Ti benedico, ti ringrazio infinitamente per le preghiere che mi hai assicurato, ti auguro un sereno e Santo Natale e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo