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Quesito

Gentile Padre Angelo,
mi trovo a scriverle nuovamente per esporle, in forma di appunti, dubbi, o non so come meglio definirli, alcuni spunti che possono essere, spero, di interesse generale per molti credenti.
Li butto giù così, come vengono alla mia mente, legati forse da un “pensiero”, che è quello che mi spinge a cercare Dio.
La invito, quindi, se vorrà, ad intervenire, correggendomi ed illuminandomi con la sua sapienza.
L’intento di questa mia, mi creda, non è affatto provocatorio, ma scaturisce dal desiderio di avere sempre meglio chiari alcuni aspetti della nostra Fede.

Nel tentativo di interpretare, cioè, meglio, di comprendere l’essenza del messaggio biblico, nella sua accezione più ampia, anche con riferimento all’Enciclica Humanae Vitae (aiutato in questo, s’intende, da lei), sono arrivato alla conclusione che Dio, nella sua infinita bontà, abbia “fame” di anime, cioè abbia il desiderio di portare a Sé più anime possibile, non certo per un fine egoistico, di compiacimento per gli effetti dell’amore da esse rivoltogli, quanto, al contrario, per aver dato loro la possibilità di godere in eterno della Sua amicizia e presenza.
Quando un essere umano aderisce al peccato, rifiuta questa, più che preziosa, vitale (riferito alla vita eterna) opportunità e Dio, nelle sue Tre Persone, soffre non per l’azione rivoltagli, cioè per l’offesa ricevuta, ma perché egli (il peccatore), appunto, inizia a soffrire, e, se non corre ai ripari, soffrirà in eterno.

Ignoro, però, la “provenienza” delle anime; questa considerazione le potrà sembrare puerile, ma, ritengo, sottenda molteplici implicazioni di ordine escatologico ed etico.
Dio attribuisce ad ognuno di noi un’anima e desidera, ardentemente, per il nostro bene ultimo, che venga mantenuta a Sua somiglianza.
Quando avviene questa attribuzione? al momento del concepimento?  prima? Ogni anima ha un suo inizio, una sua nascita? O esiste, per così dire, un numero finito e precostituito, una sorta di deposito di anime da attribuire a ciascuno di noi, fino alla fine dei tempi?
Oppure sono infinite, o meglio estemporanee e, quindi, discrezionali della creazione divina; ciascuna anima è unica per ogni individuo terreno?
Mi risulta (così ci insegnavano) che gli animali non posseggano un’anima, ma alcuni, pur rarissimi, esempi farebbero pensare il contrario; se non un’anima, un “alito” divino?

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La ringrazio molto e la saluto calorosamente.
G.


Risposta del sacerdote

Caro G.
Inizio a rispondere alla serie di domande che mi hai inviato.
Per ora rispondo alla prima, che ruota tutta attorno alla realtà dell’anima.
Tu dici che Dio ha “fame” di anime”. L’espressione è da interpretare nel senso che Dio le vuole colmare della presenza di se stesso.
Ma adesso vengo alla risposta.
Anzitutto bisogna avere le idee chiare sulla consistenza dell’anima.

1. Per anima s’intende il principio vitale.
E allora tutti gli esseri viventi hanno l’anima.
Dunque non solo gli uomini, ma anche gli animali e le piante hanno l’anima.

2. Noi vediamo che vi sono forme diverse di vita.
Alcuni esseri sono dotati solo di vita vegetativa (le piante), altri hanno vita sensitiva (gli animali), altri ancora sono dotati di vita razionale.
La conclusione è la seguente: vi diversi gradi di anime.
Alcune sono solo di vita vegetativa, altre di vita vegetativa e sensitiva, altre infine di vita vegetativa, sensitiva e razionale.
Gli animali non hanno vita razionale. Sono dotati talvolta di un fiuto o di un intuito notevolissimo, ma non siamo ancora nell’ordine razionale.
La loro anima è di ordine sensitivo. Per questo l’espressione che tu hai usato “alito divino” non sarebbe corretta e si presta ad equivoci.
Neanche l’uomo possiede per natura un alito (forma di vita) divino. Lo riceve per partecipazione nel momento in cui gli viene infusa la grazia.

3. Solo l’anima umana è razionale. E dalla sua razionalità ne segue la sua spiritualità e immortalità.
Su questo tema puoi guardare la risposta che ho dato ad un quesito simile e che puoi trovare nella rubrica di prima pagina, intitolata quesiti di attualità.

4. Solo l’anima umana, per la sua natura spirituale, viene creata immediatamente da Dio. I coniugi nell’atto del concepimento mettono in atto meccanismi di fusione di qualcosa di biologico: spermatozoi e ovulo.
Lo spirito, l’anima viene infusa da Dio.
Per la precisione del linguaggio: Dio non applica l’anima, ma crea, infonde l’anima.
L’espressione “applica l’anima” da l’impressione che vi sia qualcosa di preesistente, il che non è vero.

5. Le anime non sono preesistenti al corpo. Diversamente si potrebbe parlare di metempsicosi.
Ma Dio crea ogni anima, singolarmente nel momento in cui si creano le premesse per la sua infusione, vale a dire nel momento del concepimento.
Dicendo crea si vuole intendere che vengono prodotte dal nulla.
Dicendo singolarmente si afferma che ogni anima viene creata per essere forma di vita di quella determinata persona.
Dicendo nel momento del concepimento significa che dove c’è vita umana lì c’è anima umana. Ora siamo in presenza di vita umana fin dal momento in cui si forma lo zigote, la prima cellula vitale. È vita di un essere umano.
Le anime pertanto non preesistono in  un altro mondo, per venir poi calate di volta in volta in qualche corpo, come pensava Platone, filosofo pagano vissuto quattrocento anni prima di Cristo.

Ti ringrazio del quesito. Ti prometto una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo