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Quesito
Caro Padre Angelo,
Mettiamo il caso che incontro una ragazza…brava ragazza, sensibile sincera e fedele… però è atea e non è battezzata, tuttavia rispetta la mia fede e anzi mi lascia piena libertà di viverla…
Anzi, è d’accordo di sposarsi in chiesa e poi in comune…
Io mi posso sposare con lei con rito religioso (e poi in comune con quello civile)?
Scusi la sincerità, ma se la chiesa non lo prevede io mi sposerò in comune se trovo la ragazza giusta non credente, anche se continuerò a vivere la mia fede (sempre se la chiesa sia ancora disposto ad accettarmi).
Ammetto che può essere una contraddizione che lei non cattolica e non credente partecipi a un matrimonio religioso…però vorrei ringraziare Dio di avermi donato questo angelo (anche se non credente)…
A me piacerebbe formare una famiglia (MATRIMONIO niente convivenze però) ma l’amore è anche lasciare libero l’amato di credere in ciò che vuole, nel rispetto e nella stima reciproca. Certamente non accetterei mai un fidanzamento in cui lei mi proibisce o peggio offende ciò in cui credo.
Penso che passerà parecchio tempo prima che trovi la ragazza giusta (credente o non credente che sia) poi francamente mi è abbastanza difficile perchè sono un po’ timido. Quindi avrò modo di pensarci… a parte gli scherzi la saluto con affetto
BENNY MATTEO (Benny è il primo nome anagrafico)
Risposta del sacerdote
Caro Benny Matteo,
1. Sì, la Chiesa concede il matrimonio religioso tra una persona battezzata e l’altra non battezzata e atea, soprattutto se rispetta la scelta religiosa della prima.
La Chiesa, con opportuna dispensa, concede questo matrimonio.
Tuttavia il solo fatto che si debba chiedere una dispensa sta a significare che la Chiesa non caldeggia simili matrimoni.
Infatti per impostare bene un matrimonio non sono sufficienti i sentimenti che si provano nel fidanzamento.
Le qualità da te menzionate (sensibile, sincera e fedele) sono davvero tre belle qualità. Chi non desidererebbe incontrare una ragazza del genere?
C’è da augurarsi che una ragazza con simili doti sia aperta alla religione e nel giro di poco tempo si converta al Signore.
Se è sensibile, sincera e fedele non è lontana dal regno di Dio.
San Tommaso dice che la dolcezza dispone l’anima alla conoscenza di Dio.
E tuttavia, caro Benny, bisogna vedere se alla lunga il matrimonio tra un credente e praticante e un ateo non vada incontro a gravi difficoltà.
Il fatto che uno non creda e non viva la vita cristiana introduce una divisione di non poco conto nella famiglia.
Pensa ad esempio al problema della santificazione della festa. Uno ci tiene e l’altro non ci tiene.
Quando poi sono presenti i figli, un genitore vuole educarli secondo la fede e l’altro no. Uno vuole portarli a Messa, insegnar loro a pregare, anzi a pregare con loro e l’altro no.
Pensa all’obbedienza ai precetti della Chiesa, ad esempio al carattere penitenziale del venerdì, soprattutto di quaresima: uno lo vuole osservare e l’altro no.
Pensa alla vita coniugale: uno vuole vivere secondo gli insegnamenti di Dio e della Chiesa, l’altro invece vuol fare contraccezione.
2. Mi dici: “Certamente non accetterei mai un fidanzamento in cui lei mi proibisce o peggio offende ciò in cui credo”.
Questi tuoi convincimenti sono buoni.
Ma non ti interessa condividere con la tua sposa e con la madre dei tuoi figli i tuoi stessi ideali?
Per me la buona riuscita del matrimonio deve aver come base e come nutrimento la condivisione degli ideali e dei valori.
Non escludo che di fatto ci siano stati matrimoni, e forse anche ben riusciti, tra un credente e un non credente. Bisogna vedere però a quale prezzo.
Per me il solo fatto che la Chiesa lo sconsigli è un motivo molto forte.
Ma se la ragazza ha i sentimenti da te descritti non potrà non rimanere affascinata dalla fede del ragazzo credente e praticante, e ben preso vorrà condividere una vita così piena di luce e tesa verso gli ideali più belli della vita. Ne sono certo.
3. Scrivi anche: “Scusi la sincerità, ma se la chiesa non lo prevede io mi sposerò in comune se trovo la ragazza giusta non credente, anche se continuerò a vivere la mia fede (sempre se la chiesa sia ancora disposto ad accettarmi).
Caro Benny Matteo, in te ho sempre ammirato la sincerità, anzi, la limpidezza, e la ammiro anche adesso quando mi dici che saresti disposto a sposarti solo in comune.
Come ti ho detto, il problema non si pone, perché la Chiesa dà il permesso il di sposare una persona non battezzata, anzi atea.
Ma se io fossi in te, non mi spingerei così innanzi, facendo ugualmente un matrimonio civile, che dinanzi a Dio mette il credente in una situazione di peccato.
Personalmente ci terrei così tanto alla benedizione del Signore che, se questa mancasse, sarei disposto a rinunciare anche al matrimonio.
Non posso dimenticare quello che ha detto il Signore: “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?” (Lc 9,25).
4. Dici: “mi sposerei prima in chiesa e poi in comune”.
Ebbene, in Italia, dato il regime concordatario, non è necessario sposarsi prima in Chiesa e poi in comune.
Infatti il matrimonio religioso, preceduto dalle pratiche civile ed ecclesiastiche, contrae ipso facto anche gli effetti civili.
5. Da quanto scrivi, arguisco che per te si tratta solo di un problema astratto.
Pertanto ti auguro di trovare, quando Dio lo vorrà, una ragazza che sia secondo il Suo cuore e anche secondo il tuo.
E la preghiera che ti prometto è finalizzata pure a questo.
Ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo