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Quesito
Carissimo Padre Angelo,
Il terzo quesito mi è sorto in seguito ad una riflessione sulla situazione di molte coppie che si sposano, poi divorziano, poi si uniscono, civilmente o meno, ad altre persone, procreano e vengono così a creare situazioni di famiglie-plurime.
Se una persona divorziata e risposata con figli, arrivasse, compiendo un cammino di fede, a prendere consapevolezza dei suoi modi di agire incongrui con quello che la fede ci insegna sul sacro vincolo del matrimonio, cosa potrebbe o dovrebbe fare concretamente per riportarsi ad una situazione moralmente, eticamente, religiosamente adeguata allo spirito del Vangelo?
Dovrebbe lasciare il secondo coniuge?? Dovrebbe rimanere assieme, ma vivere in castità?
Nel caso di coppie risposate senza figli la cosa mi pare piu’ facilmente risolvibile, non ci sono altre persone che possano andare di mezzo, oltre ai diretti interessati, ma se i figli ci sono come si può ritornare ad un ordine cristiano dei rapporti???
La ringrazio come sempre, le chiedo la sua preghiera, io la ricordo nelle mie con molto affetto.
Grazie
Maria
Risposta del sacerdote
Cara Maria,
se nella nuova unione vi sono altri figli che reclamano per diritto naturale la presenza del padre e della madre (anche se fra loro non sono marito e moglie), i due devono stare insieme. Ma, non essendo fra loro marito e moglie, devono comportarsi come coloro che non sono tra loro marito e moglie, vale a dire in castità.
In realtà essi rimangono marito o moglie della persona che hanno sposata. A questa infatti hanno promesso fedeltà nella buona e bella cattiva sorte, e a questa hanno promesso di amarla e rispettarla per tutta la vita.
Ti ringrazio per i quesiti posti, ti saluto, ti prometto un ricordo nella preghiera, soprattutto per i tuoi esami, e ti benedico.
Padre Angelo