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Quesito

Caro Padre Angelo,
una domanda generale: La chiesa come gestisce i matrimonio misti (tra credente e non credente – cristiano cattolico e cristiano non cattolico – cristiano cattolico e credente in un altra religione).
La saluto con affetto.
BENNY MATTEO


Risposta del sacerdote

Caro Benny Matteo,
per la terminologia: la Chiesa chiama “misti” i matrimoni fatto tra due cristiani, di cui uno è cattolico e l’altro di altra confessione (protestante, ortodosso).
I matrimonio fatti tra un cattolico e uno di altra religiose o anche ateo sono chiamati “matrimoni interreligiosi”.
Tu mi proponi tre casi.
Per il primo, ti ho risposto nella lettera precedente.
Prendo in considerazione pertanto gli altri due.
E a questo proposito ti riferisco quanto scrive il “Direttorio di Pastorale familiare” per la Chiesa in Italia.

1. Matrimoni misti

“considerato che l’unione perfetta delle persone e il coinvolgimento di tutta la loro vita nell’esperienza matrimoniale sono più facilmente assicurati quando gli sposi appartengono alla stessa comunità di fede, attenendosi a quanto stabilito a livello canonico, è necessario che con particolare cura pastorale i contraenti siano resi consapevoli delle difficoltà che potranno sorgere in una vita coniugale tra persone che non vivono in perfetta comunione ecclesiale.
In particolare, i contraenti vengano messi a conoscenza sia delle differenze esistenti nei contenuti di fede delle rispettive confessioni sia di ciò che esse hanno in comune specialmente circa il matrimonio, così da essere stimolati a celebrare le nozze nella fede in Cristo e ad edificare cristianamente l’unità coniugale e familiare, inserendosi con frutto nel cammino ecumenico.
Gli stessi contraenti siano informati di quanto è stabilito a livello canonico e sollecitati al rispetto degli impegni e doveri religiosi di ciascuno. Tutto ciò avvenga d’accordo con le rispettive comunità, secondo le eventuali intese tra loro intercorse” (n. 88).

2. Matrimoni interreligiosi

“Anche in questi casi, pur nel riconoscimento del valore della fede in Dio e dei principi religiosi professati, sempre nel rispetto di quanto stabilito a livello canonico, è doveroso richiamare i nubendi cattolici sulle difficoltà cui potrebbero andare incontro in ordine all’espressione della loro fede, al rispetto delle reciproche convinzioni, all’educazione dei figli.
Particolare attenzione va riservata ai matrimoni tra cattolici e persone appartenenti alla religione islamica: tali matrimoni, infatti, oltre ad aumentare numericamente, presentano difficoltà connesse con gli usi, i costumi, la mentalità e le leggi islamiche circa la posizione della donna nei confronti dell’uomo e la stessa natura del matrimonio.
È necessario, quindi, considerare attentamente che i nubendi abbiano una giusta concezione del matrimonio, in particolare della sua natura monogamica e indissolubile.
Si abbia certezza documentata della non sussistenza di altri vincoli matrimoniali e siano chiari il ruolo attribuito alla donna e i diritti che essa può esercitare sui figli.
È bene esaminare al riguardo anche la legislazione matrimoniale dello Stato da cui proviene la parte islamica e accertare il luogo dove i nubendi fisseranno la loro permanente dimora. Nella richiesta di dispensa per la celebrazione del matrimonio, che dovrà essere inoltrata per tempo all’Ordinario del luogo, si tenga conto di tutti questi elementi problematici, offrendo ogni elemento utile al discernimento e alla decisione” (n. 89).

Come al solito, ti garantisco la mia preghiera, ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo