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Quesito
Carissimo Padre Angelo,
sono un ragazzo di ventun anni che sta facendo i conti con se stesso, realmente per la prima volta nella propria vita. Mi sento perennemente solo nel cammino e non riesco a trovare stimoli nuovi durante le mie giornate. È come se avessi esaurito l’entusiasmo che mi ha caratterizzato durante gli anni dell’adolescenza e mi ha portato a gioire più volte per come precedeva la mia esistenza. Ma adesso non riesco più a mantenere le aspettative che mi ero creato quindi chiedo aiuto a Dio.
Provengo da una famiglia cattolica e a casa ho sempre respirato fede e spiritualità. Mi capita giornalmente di dialogare con i miei genitori circa i miei dubbi di fede e della presenza di Dio nella mia vita. Non frequento alcun gruppo, ma vado a messa ogni domenica e provo ad essere costante nella preghiera giornaliera, anche attraverso i nuovi sistemi multimediali che mi facilitano l’accesso alle letture e alle omelie. Nonostante ciò, mi è difficile mettere Dio al centro della mia vita. Vivo una fede semplice, cercando di prediligere il bene davanti al male. Ma alle volte quando provo ad approfondire, vado in confusione e tutto mi sembra confusionario. Cosa vuol dire scegliere il bene? Non sempre mi è chiaro, specie se il bene mio non coincide con quello altrui e viceversa.
Sono sommerso da tante informazioni e nozioni, che mi portano a riflettere tanto e a pensare troppo. Vorrei essere meno pesante e critico con me stesso, ma mi riesce difficile. Nella mia giovane vita, ho sempre agito con senso di dovere e responsabilità e quindi anche nella fede cerco di fare lo stesso, ma mi risulta complicato a causa di aspetti che non dipendono unicamente da me.
Credo fortemente nel valore della preghiera ma non so se la religiosità e la religione siano in linea con ciò in cui credo e mi affido. E soprattutto mi è difficile sentirmi cristiano, se so che sto peccando.
Vorrei essere meno dipendente dal mio passato e dagli errori che ho commesso, conseguenza del mio essere inesperto di fronte a tante esperienze della vita. È come se avessi bruciato troppo in fretta alcune tappe (nello studio, nel lavoro e nella realizzazione personale), al contempo però ho tralasciato involontariamente alcuni aspetti di cui mi sento ignorante, specie nei rapporti interpersonali.
Ti chiedo una preghiera per me e per il periodo che sto vivendo, poiché mi sento in colpa del mio lamento, che reputo meno giustificato rispetto ad altre problematiche della vita.
G.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. volentieri mi impegno a ricordarti alle mie preghiere.
Mi parli del venir meno dell’entusiasmo che precedentemente accompagnava la tua vita.
Questo a fasi alternate succede più o meno in tutti.
Credo che vi sia un disegno della divina provvidenza che stimola ad avere sempre nuove motivazioni per agire con cuore nuovo.
Soprattutto nella vita spirituale non si va avanti per inerzia.
Il nostro rapporto con Gesù Cristo va continuamente rinnovato per divenire sempre più entusiasmante e sempre più forte.
2. A questo proposito mi permetto di darti due consigli.
Il primo consiste in una buona lettura che ti stimoli ad andare al cuore della vita cristiana.
Per non rimanere nel generico, ti do anche il titolo di un libro: “Storia di un’anima”. È l’autobiografia, se così si può dire, di Santa Teresa di Gesù bambino, morta all’età di 24 anni e proclamata dottore della Chiesa.
Perché questo libro?
Perché insegna ad amare e ad esprimere atti di amore per Gesù Cristo.
Non si tratta di fare chissà che cosa. Sarebbe sufficiente che compissimo il nostro dovere non soltanto perché è dovere, ma per amore di Gesù Cristo.
3. All’amore nostro per lui, il Signore risponde sempre e subito con il suo amore.
Mi verrebbe da dire che si possa applicare alla nostra vita quello che abbiamo sentito domenica scorsa nella prima lettura a proposito del sacrificio di Abramo (seconda di Quaresima, hanno B).
Dio gli dice: “Poiché hai fatto questo e cioè perché mi hai offerto quest’azione, giuro su me stesso che ti benedirò con ogni benedizione” (Gn 22,17).
Vedendoti colmato di ogni grazia da ogni parte, non potrai che riprendere con entusiasmo la tua vita.
4. È solo con l’amore che diamo vita alla nostra vita, che rinnoviamo l’entusiasmo.
È solo con l’amore che la nostra vita esce dall’inerzia e acquista sapore, tanto più che questo amore viene sempre prontamente corrisposto.
Penso alla promessa che ci ha fatto il Signore nel passo del Vangelo del lunedì nella seconda settimana di Quaresima: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.
Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio” (Lc 6,36-38).
Il Signore è fedele nell’adempiere le sue promesse.
5. Il secondo consiglio che ti do riguarda la confessione sacramentale.
Questo sacramento è in se stesso una sorgente di rinnovamento spirituale.
E non semplicemente per i peccati che si accusano e per gli impegni che ci si propone, ma soprattutto per la grazia di Dio che viene infusa, che toglie il senso di peso che inevitabilmente si stende nella nostra vita.
Non aspettare di avere peccati gravi per andarti a confessare.
Prendi invece il ritmo di accostarti in maniera regolare e frequente a questo sacramento.
In breve farai anche tu l’esperienza di ciò che garantisce il Catechismo della Chiesa Cattolica: “In coloro che ricevono il sacramento della Penitenza con cuore contrito e in una disposizione religiosa, ne conseguono la pace e la serenità della coscienza insieme a una vivissima consolazione dello spirito” (CCC 1468).
Il mio consiglio è di attendere alla confessione sacramentale mediamente ogni 15 giorni.
L’ottimo è ogni settimana e sempre col medesimo confessore.
È questione di qualche minuto. Ma è sufficiente perché si sprigioni la potenza divina che viene a rinnovarci.
Con l’augurio che tu possa accogliere questi avvertimenti, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo