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Quesito
È la seconda email che mando, perché vedo che non le arriva.
Voglio chiedere perché mi viene sempre in mente il mio passato, i miei peccati, anche se confessati.
Vedo che faccio fatica ad amarmi. È dovuto a miei peccati e riconosco di avere offeso Dio immensamente Santo.
Chiedo una sua risposta a tale riguardo.
Voglio ringraziare per quanto fa a me, che sono tra i peccatori.
Non scrivo mai ma leggo molto le risposte alle domande di quanti le scrivono.
Mi aiuta molto per la mia conversione.
Santa quaresima, padre Bellon, pace e bene e Ave Maria.
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. questo non succede solo a te.
Succedeva già a Davide il quale dice: “Pesano su di noi le nostre colpe, ma tu perdona i nostri peccati” (Sal 65,4),
E: “I peccati della mia giovinezza e le mie ribellioni, non li ricordare: ricòrdati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore” (Sal 27,9).
E ancora: “Sì, le mie iniquità io le riconosco, il mio peccato mi sta sempre dinanzi” (Sal 51,5).
2. Quali i motivi per cui il Signore vuole oppure permette il ritorno di questo pensiero?
Sono molti, il primo dei quali è quello di mantenerci umili. Soprattutto nei confronti dei peccati degli altri.
Diversamente saremmo così facili da dimenticare il nostro passato e puntare il dito sui peccati altrui.
3. In secondo luogo il Signore potrebbe volerli o permetterli perché noi ci appelliamo in continuazione alla sua misericordia per ricordarci che ci salviamo non per i nostri meriti ma per i Suoi.
A questo proposito mi piace ricordare quanto diceva Santa Giuseppina Bakita, la ragazza rapita e venduta per cinque volte come schiava, dopo aver visto durante la prima guerra mondiale un attendente che portava sempre due valigie dietro al suo capitano nell’esercito.
Ebbene, diceva questa santa: anch’io mi presenterò davanti al Signore con due valigie, una piena delle mie miserie e l’altra colma dei meriti di Gesù Cristo.
Questo le donava fiducia.
Penso che dovremmo fare tutti così.
4. Potrebbe permettere questo anche in espiazione dei nostri peccati. Sì, noi vorremmo una preghiera dolce che ci porti in paradiso.
Invece il pensiero dei nostri peccati può essere offerto in espiazione dei nostri peccati: a noi Dio dia pure amarezza a motivo delle nostre colpe mentre doni la grazia di una preghiera dolce ai peccatori perché si convertano.
Un po’ come abbiamo sentito nella prima lettura di ieri, lunedì della seconda domenica di Quaresima: “Signore, la vergogna sul volto a noi, ai nostri re, ai nostri prìncipi, ai nostri padri, perché abbiamo peccato contro di te; al Signore, nostro Dio, la misericordia e il perdono, perché ci siamo ribellati contro di lui, non abbiamo ascoltato la voce del Signore, nostro Dio, né seguito quelle leggi che egli ci aveva dato per mezzo dei suoi servi, i profeti” (Dan 9,8-10).
5. Potrebbe volerlo anche perché noi, oltre ad accettare questa situazione, sentiamo stimolo per fare penitenza.
Far penitenza è uno di quei beni che il Papa implora per tutti i fedeli quando imparte loro la benedizione urbi et orbi. Prima della benedizione infatti dice queste parole: “Il Signore onnipotente e misericordioso ci conceda di gioire nella pace, il perdono nella vita presente, il tempo per una vera penitenza, la grazia e la consolazione dello Spirito Santo e la perseveranza nelle buone opere. Amen. (Gaudium cum pace, emendationem vitæ, spatium veræ pænitentiæ, gratiam et consolationem Sancti Spiritus, perseverantiam in bonis operibus, tribuat nobis omnipotens et misericors Dominus. Amen).
6. Del resto non dobbiamo dimenticare che anche dopo la confessione rimangono in noi quelle che i teologi chiamano “le radici del peccato”, che non sono altro che quelle disordinate inclinazioni che costituiscono come una spinta a cadere in tanti peccati, sia pure veniali.
Con l’augurio che tu possa fare tesoro anche di questo triste pensiero che ti assedia, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo