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Quesito

Tutti sono salvati tramite Cristo. Ma anche chi crede in altre religioni, magari semplicemente perché nato in un altro posto, ha possibilità di salvarsi se agisce secondo coscienza.
Da un lato, non possiamo negare che l’essere cristiani ci dia accesso ad un qualche vantaggio, che accedere ai sacramenti sia meglio che non accedervi.
Dall’altro, dobbiamo mantenere la giustizia del giudizio di Dio, e quindi il dare di base ad ognuno una uguale possibilità di salvarsi.
Come mantenere insieme le due cose?
Se infatti dico che ognuno ha uguale probabilità di salvarsi, non si capisce perché credere in Cristo dovrebbe essere vantaggioso. Di contro, se dico che l’essere cristiano aumenta la mia probabilità di salvarmi, ciò non pare essere giusto per coloro che semplicemente non possono conoscere Cristo (perché nati in una società troppo chiusa, perché fisicamente irraggiungibili es. prima dello sviluppo della navigazione, eccetera).
Tra le due prospettive, preferirei la seconda. Si può dire, per esempio, che un nazista è solo sfortunato, è nazista perché nato in Germania, se fosse nato in America sarebbe stato come tutti gli altri mentre molti americani nati in Germania sarebbero stati nazisti. Cionondimeno condannarlo rimane giusto. Però, in generale, i teologi oggi come mantengono insieme le due cose?
Saluti e preghiere, 
Alessio


Risposta del sacerdote

Caro Alessio,
1. che cosa significa affermare che tutti siamo salvati tramite Cristo se poi è sufficiente che ognuno agisca secondo la propria coscienza?

2. Non è sufficiente agire secondo coscienza per salvarsi.
È necessario essere in grazia!

3. Di fatto l’uomo è chiamato ad un obiettivo di ordine soprannaturale, qual è quello della comunione di vita intima con Dio.
Ora l’uomo con le sue sole forze di ordine naturale in nessuna maniera può entrare in comunione di vita intima con Dio.
C’è una sproporzione abissale tra l’ordine naturale e l’ordine soprannaturale.

4.  Cristo, che è Dio fatto carne e unico mediatore nostro, innesta gli uomini a sé come i tralci alla vite e ci comunica la sua vita divina mediante la grazia.
In tal modo ci eleva all’ordine soprannaturale e ci dà la possibilità di meritare per la vita eterna.

5. L’essere in grazia non offre semplicemente qualche vantaggio. Ma è la condizione essenziale e indispensabile per entrare in paradiso.
La grazia è quella veste nuziale di cui era sprovvisto quel tale che si è presentato al banchetto del figlio del re senza passare dal guardaroba (cfr. Mt 22,11-13). Proprio per questo fu messo fuori, dove c’era pianto e stridore di denti.

6. I sacramenti, nei quali è presente e operante Gesù Cristo, sono i canali attraverso i quali viene comunicata, ricuperata e alimentata la vita divina della grazia.
Per questo, oltre al battesimo che comunica la grazia, è necessaria la confessione per la purificazione dell’anima e per ricuperare la grazia qualora la si fosse perduta col peccato mortale. 
Ed è ugualmente necessaria l’eucarestia perché la vita di grazia venga alimentata e sempre più rinvigorita.
Come del resto è necessaria anche la confermazione o cresima per ricevere forza per superare le tentazioni e per conservare la fede.

7. Come vedi, ti è sfuggito l’elemento essenziale del cristianesimo.
Non te ne faccio colpa, perché questo sfugge a molti. Dio non voglia che sfugga anche a quelli che sono incaricati di predicare e di formare i fedeli nella vita cristiana. Quasi non si sente più parlare della grazia e della sua assoluta necessità per la salvezza.

8. Adesso vengo all’oggetto della tua domanda, che verte sulla salvezza dei non battezzati.
Dal momento che Dio vuole salvi tutti gli uomini (cfr. 1 Tm 2,4) e per tutti si è offerto in sacrificio di espiazione (cfr. 1 Tm 2,6) se ne deduce che a tutti venga incontro per offrire l’abito nuziale della grazia.
Non potendola comunicare attraverso i sacramenti, la comunica attraverso vie a noi ignote e che per questo vengono chiamate straordinarie.
Per questo confidiamo nella salvezza anche di coloro che non sono battezzati purché siano in grazia e vivano secondo i dettami della coscienza.
Anche quelli che non sono battezzati infatti possono commettere dei peccati gravi o mortali.
Se per i credenti in Cristo è più facile ricuperare la grazia attraverso la confessione sacramentale, diventa un’impresa più difficile per quelli che non fruiscono di questo mezzo.
Ugualmente se per i credenti in Cristo è facile alimentare la vita di grazia attraverso l’ascolto della sua parola e la celebrazione dell’eucarestia, per i non battezzati non è altrettanto facile.

9. Per questo l’evangelizzazione dei popoli rimane uno degli obiettivi principali che Gesù Cristo ha assegnato la Chiesa dicendo: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,19-20) e “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16,15-16).
Da queste ultime parole di Cristo: “Chi non crederà sarà condannato” si evince che non c’è pari possibilità di salvarsi per tutti. Chi non crederà si autoescluderà dalla comunione.

10. Infine l’essere nati in un regime nazista non costringe una persona ad essere tale perché ognuno ha pure la propria coscienza, nella quale trova una legge non scritta da mano d’uomo.
Ora questa legge non scritta da mano d’uomo reclama il rispetto di ogni persona indipendentemente dal colore della pelle, della razza e della religione.
È la cosiddetta legge naturale, senza la cui osservanza non è possibile vivere in grazia.

Con l’augurio di vivere sempre più pienamente in Cristo e di crescere nella sua grazia, ti benedico e ti accompagno con la preghiera.
Padre Angelo