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Vergine, laica domenicana (1287 – 1367) – memoria facoltativa 18 aprile
Sibillina nacque dalla onorata famiglia Biscossi, e fin dai primissimi anni mostrò grande inclinazione alla pietà. A dodici anni, colpita da una dolorosa infermità, rimase del tutto cieca. Sebbene la santa fanciulla accettasse con rassegnazione la dolorosa prova, non cessò però di chiedere a Dio di volerle ridare la vista, tanto necessaria a lei che doveva trarre dal lavoro delle mani il pane d’ogni giorno. Un giorno, mentre così pregava, le apparve il Santo Patriarca Domenico, il quale le mostrò una luce tanto meravigliosa, che le tolse per sempre il desiderio della luce e d’ogni altra cosa di questo mondo. Lo Spirito Santo supplì quindi con straordinarie illuminazioni interiori alla sua cecità. E così, a quindici anni, vestita dell’Abito del Terz’Ordine, e accesa da cosi santo amore, si ritirò in un angusto romitorio, accanto alla chiesa dei Frati Predicatori, iniziando una vita che possiamo definire eroica, trascorrendovi sessantacinque anni nella penitenza, nella preghiera, nella contemplazione della Passione e applicandosi, per quanto le sue energie glielo consentivano, ad utili lavori manuali.
Il suo confessore e biografo, Tommaso da Bossolasco, dicendo che “produsse frutti ubertosi di onore e santità”, alludeva all’opera di consolazione e di consiglio che la cieca terziaria svolse a favore dei cittadini che si rivolgevano a lei con la certezza di conoscere la volontà di Dio.
Morì a ottanta anni, il 19 marzo 1367. Il suo corpo si trova nella cattedrale di Pavia.
Pio IX il 17 agosto 1854 ne confermò il culto.