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Quesito
Caro padre,
vorrei da te un chiarimento riguardo il fatto che un sacerdote è in persona Christi.
Mi spiego meglio… spesso incontro dei fedeli che quasi usano questo “status” per “zittire” gli altri, cioè sembra quasi che non si possa muovere una critica (ovviamente costruttiva e con tutta la carità dovuta a qualsiasi persona) perché “è un sacerdote in persona Christi”. Allora mi chiedo e ti chiedo… ma lo status di in persona Christi vale sempre o è solo durante i sacramenti? Perché a parer mio se un sacerdote dice una cosa non vera durante la Messa o in confessione o al di fuori di queste cose uno ha il diritto di dirglielo e sottolineare.
Lo so mi sono spiegato male, non trovo le parole giuste, ma spero tu abbia comunque capito la mia domanda.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. è necessario innanzitutto determinare che cosa significhi l’espressione in persona Christi.
San Tommaso la usa esclusivamente in riferimento alla celebrazione dell’eucaristia e dei sacramenti per affermare che il sacerdote in quel momento agisce con lo stesso potere di Cristo, quasi identificandosi con lui.
2. Concretamente questo significa che la remissione dei peccati data dal sacerdote cancella i peccati nel medesimo modo in cui li cancella Cristo.
Sant’Alfonso dei Liguori dice che se in un confessionale ci fosse Gesù e in un altro un sacerdote, l’assoluzione data da Gesù non ha più forza di quella data dal sacerdote.
Si può dire la stessa cosa a proposito anche di tutti gli altri sacramenti.
3. Questo vale anche per un’altra espressione analoga, e cioè quando si dice che il sacerdote agisce in persona totius Ecclesiae, a nome di tutta la Chiesa.
Un sacerdote che celebra con due persone, o anche da solo, offre il sacrificio di Cristo a Dio Padre in nome di tutta la Chiesa alla pari di chi celebra davanti a un milione di persone.
4. Celebrare in persona Christi significa col potere divino di Cristo.
Proprio per questo i sacramenti producono i loro frutti ex opere operato perché è Cristo che li celebra mediante quel sacerdote, che egli stesso ha investito dei suoi divini poteri.
Proprio perché il sacerdote agisce o celebra in persona Christi l’effetto del sacramento è certo e infallibile, a meno che non venga posto ostacolo da parte di chi lo riceve.
5. Si può dire la stessa cosa anche del sacerdote quando predica, e cioè che predica in persona Christi?
In un certo senso sì, perché il sacerdote predica con l’autorità che gli deriva da Cristo e per il fatto che egli all’interno del popolo cristiano è costituito da Cristo come sua immagine viva mediante la sacra ordinazione.
È per questo che l’omelia all’interno della celebrazione dell’eucaristia è riservata a chi è costituito nell’ordine sacro.
Ciò però non significa che le parole che il sacerdote dice nell’omelia abbiano la medesima efficacia delle parole sacramentali.
Certo, egli parla in quel momento in persona Christi capitis, conformato a Cristo capo e buon pastore. Ma può dire cose che Cristo non sottoscriverebbe affatto perché sono sbagliate o perlomeno opinabili.
Qui, parlare in persona Christi significa parlare con una certa autorevolezza, che peraltro è anche garantita dalla Chiesa attraverso gli studi e la formazione sacerdotale.
Ma non significa che quanto il sacerdote dice nella predica sia infallibile.
6. Pertanto è ben diverso il significato dell’espressione in persona Christi a seconda che questa parola venga riferita alla celebrazione dei sacramenti, alla predicazione e all’insegnamento e al governo pastorale della comunità cristiana.
Per quest’ultimo punto (il governo della comunità cristiana), certamente si deve obbedire al sacerdote perché egli governa in persona Christi capitis, ma può succedere che le sue decisioni non siano indovinate o siano addirittura sbagliate.
Solo nel caso in cui il sacerdote comandi di fare qualcosa che è contrario alle leggi di Dio o della Chiesa si deve disobbedire.
7. Vi è infine un altro ambito in cui il sacerdote non agisce né in persona Christi né in persona Ecclesiae. È quello della sua vita privata, che è comune a quella di tutti i normali cittadini. Qui il sacerdote è come tutti gli altri e non si esprime con alcuna autorevolezza che gli derivi da Cristo o dalla Chiesa. In questo ambito il suo parere vale quanto quello degli altri a seconda della pertinenza del suo dire e del suo comportamento.
8. Certo il sacerdote deve essere esemplare anche nell’ambito privato.
San Pietro ricorda che i presbiteri devono essere “modelli del gregge” (1 Pt 5,3).
Ugualmente San Paolo dice: “Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi” (Fil 3,17) e “diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo” (1 Cor 11,1).
Ma quando il sacerdote non è modello del gregge, purtroppo si deve applicare a lui quello che il Signore ha detto dei farisei: “Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno” (Mt 23,3).
Ti auguro ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo