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Quesito
Caro padre Angelo,
Buonasera, vorrei sapere se fosse proficuo far offrire delle Messe per la salvezza di persone ancora in vita.
Grazie Mille
Mi benedica.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. il sacrificio di Cristo è necessario per il bene di tutti, vivi e defunti.
A proposito dell’utilità per i vivi ti porto due testimonianze.
2. La prima è tratta dalla Sacra Scrittura dove si legge di Giobbe che faceva offrire dei sacrifici di espiazione dei peccati per i suoi figli.
Ecco il testo: “I suoi figli solevano andare a fare banchetti in casa di uno di loro, ciascuno nel suo giorno, e mandavano a invitare le loro tre sorelle per mangiare e bere insieme.
Quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, Giobbe li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti per ognuno di loro.
Giobbe infatti pensava: «Forse i miei figli hanno peccato e hanno maledetto Dio nel loro cuore».
Così era solito fare Giobbe ogni volta” (Gb 1,4-5).
Non sarebbe sbagliato che i genitori di tanto intanto facessero celebrare qualche Messa per i loro figli: in espiazione dei loro peccati, come faceva Giobbe, ma anche a loro protezione, per il progresso della loro vita cristiania, per i loro studi, per il loro futuro, per gli eventi della loro vita.
3. La seconda testimonianza è relativa a Santa Teresina del Bambin Gesù. Aveva dieci anni ed era gravemente malata e i medici non sapevano che cosa fare.
Ma “un giorno vidi Papà entrare nella camera di Maria ove io ero coricata: a Maria dette parecchie monete d’oro con una espressione di grande tristezza, e le disse di scrivere a Parigi e chiedere delle Messe presso Nostra Signora delle Vittorie affinché facesse guarire la sua povera figlioletta. Ah, come mi commossi vedendo la fede e l’amore del mio re caro! Avrei voluto dirgli: «sono guarita!», ma gli avevo già dato troppe gioie false, e non erano i miei desideri a poter fare un miracolo, perché un miracolo ci voleva per guarirmi. Ce ne voleva uno, e lo fece Nostra Signora delle Vittorie.
Una domenica (durante la novena delle Messe), Maria uscì in giardino lasciandomi con Leonia la quale leggeva accanto alla finestra; in capo a qualche minuto mi misi a chiamare a bassa voce: «Mamma… Mamma…». Leonia era abituata a intendermi chiamare sempre così, non ci fece caso. La cosa durò a lungo, allora chiamai più forte, e finalmente Maria tornò, vidi perfettamente quando entrò, ma non potevo dire che la riconoscevo, e continuai a chiamare sempre più forte: «Mamma». Soffrivo molto di quella lotta forzata e inspiegabile, e Maria ne soffriva forse più di me; dopo vani sforzi per dimostrarmi che era vicina a me, si mise in ginocchio accanto al mio letto con Leonia e Celina, si volse alla Vergine Santa e pregò col fervore di una madre la quale chiedesse la vita del figlio: in quel momento ottenne quello che desiderava” (Storia di un’anima, 93).
Quella domenica era il 13 maggio 1883, festa della Pentecoste.
4. Ed ecco come prosegue Santa Teresina: “Non trovando soccorso sulla terra, la povera Teresa si era rivolta anche lei alla Madre del Cielo, la pregava con tutto il cuore perché avesse finalmente pietà di lei…
A un tratto la Vergine Santa mi parve bella, tanto bella che non avevo visto mai cosa bella a tal segno, il suo viso spirava bontà e tenerezza ineffabili, ma quello che mi penetrò tutta l’anima fu «il sorriso stupendo della Madonna». Allora tutte le mie sofferenze svanirono, delle grosse lacrime mi bagnarono le guance, ma erano lacrime di una gioia senza ombre.
Ah, pensai, la Vergine Santa mi ha sorriso, come sono felice! Ma non lo dirò a nessuno, perché altrimenti la mia felicità scomparirebbe.
Senza alcuno sforzo abbassai gli occhi e vidi Maria che mi guardava con amore, pareva commossa, quasi capisse il favore che la Madonna mi aveva concesso. Ah! era proprio a lei, alle commoventi preghiere di lei, che io dovevo la grazia del sorriso da parte della Regina dei Cieli.
Vedendo il mio sguardo fisso sulla Vergine Santa, ella pensò: «Teresa è guarita!». Sì il fiore umile stava per rinascere alla vita, il raggio splendido che l’aveva riscaldato non doveva interrompere i propri benefizi: agì non in modo subitaneo, bensì gradatamente, dolcemente, risollevò il fiore e lo rafforzò a tal segno che cinque anni dopo si aprì sulla montagna benedetta del Carmelo” (Storia di un’anima, 94).
5. Desidero ricordare infine che ogni vescovo e ogni parroco ogni domenica devono celebrare in forza del diritto Canonico “pro populo” e cioè per il bene e per le necessità dei loro fedeli.
6. Ecco che cosa stabilisce il Codice di diritto canonico per i vescovi:
“can 388: § 1. Il Vescovo diocesano, dopo aver preso possesso della diocesi, deve applicare la Messa per il popolo che gli è affidato, ogni domenica e nelle altre feste che nella sua regione sono di precetto.
§ 2. Il Vescovo deve celebrare ed applicare personalmente la Messa per il popolo nei giorni di cui al § 1; se però ne è legittimamente impedito, la applichi in tali giorni tramite un altro, o personalmente in giorni diversi.
§ 3. Il Vescovo al quale sono affidate, oltre alla propria, altre diocesi, anche a titolo di amministrazione, soddisfa l’obbligo applicando una sola Messa per tutto il popolo che gli è affidato.
§ 4. Il Vescovo che non abbia soddifatto l’obbligo di cui ai §§ 1-3, applichi quanto prima per il popolo tante Messe quante ne ha tralasciate”.
7. Ed ecco che cosa stabilisce per i parroci:
“can. 534 – § 1. Dopo aver preso possesso della parrocchia, il parroco è tenuto all’obbligo di applicare la Messa per il popolo affidatogli ogni domenica e nelle feste che nella sua diocesi sono di precetto; chi ne è legittimamente impedito la applichi negli stessi giorni mediante un altro oppure, in giorni diversi, la applichi personalmente.
§ 2. Il parroco che ha la cura di più parrocchie, nei giorni di cui al § 1, è tenuto ad applicare una Messa per tutto il popolo affidatogli.
§ 3. Il parroco che non abbia soddisfatto all’obbligo di cui ai §§ 1 e 2, applichi quanto prima tante Messe per il popolo quante ne ha tralasciate”.
8. Non sarebbe male se i fedeli sapessero qual è la Messa che il Parroco o che il Vescovo celebra per loro.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo