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Caro Padre,
vorrei da lei un parere sulla richiesta di Gesù di perdonare loro perché non sapevano ciò che facevano.
Al di là del chiaro significato di insegnarci sempre il perdono a chi ci fa del male la mia domanda esattamente è questa: In quel preciso momento, Gesù chiedeva perdono per i militari romani che materialmente lo inchiodavano o si riferiva anche ai Sommi Sacerdoti, che essendo lì presenti, avevano precisamente e ossessivamente voluto la sua morte?
Se Gesù in quella frase chiedeva al Padre di perdonarli perché li giustificava del fatto che non erano consapevoli di ciò che facevano, allora devo dedurre che i Sommi Sacerdoti non ne erano consapevoli?
Chiedo scusa se posso essere stata confusionaria nell’esposizione, ma spero di essere stata chiara almeno nel concetto.
La ringrazio anticipatamente per una sua risposta.
Sia lodato Gesù Cristo


Carissima,
1. la prima cosa che desidero sottolineare è questa: Gesù nella sua predicazione ha insegnato con le parole: “Pregate per i vostri persecutori” (Mt 5,44).
Adesso sulla croce lo insegna con i fatti.

2. Ma veniamo alla precisa domanda.
Chi sono coloro per i quali Gesù invoca il perdono: i soldati o anche coloro che hanno comandato ai soldati?
Scrive il biblista domenicano Benedetto Prete: “Indubbiamente al pronome in questione occorre dare un’ampia portata; l’evangelista infatti non pensa tanto ai soldati romani che hanno eseguito materialmente la condanna a morte di Gesù, ma si riferisce ai sommi sacerdoti, ai capi e a quella parte del popolo, i quali hanno estorto a Pilato la condanna capitale di Gesù” (La passione e la morte di Gesù nel racconto di Luca, II, p. 67).

3. Dice ancora il domenicano: “A questo punto occorre precisare il senso dell’espressione: «… perché non sanno quello che fanno», la quale può prestarsi a malintesi.
Certamente queste parole di Gesù morente non equivalgono a una dichiarazione d’innocenza di coloro che hanno voluto la sua crocifissione e nemmeno vogliono significare che la crocifissione fu un errore.
… L’evangelista (…) pone in evidenza due dati: da una parte accentua la colpevolezza dei giudei per la morte di Gesù e dall’altra afferma che i giudei, crocifiggendo il Salvatore, non sapevano quello che facevano (cf. Lc 23,34; At 3,17; 13,27).
I due dati non sono contraddittori, ma considerano due differenti aspetti dello stesso fatto: sul piano storico ed oggettivo degli avvenimenti gli ebrei si sono resi colpevoli della morte di Gesù per le loro false accuse contro di lui e per le loro pressioni e intimidazioni su Pilato (cf. Lc. 24,20);
sul piano teologico, la passione e morte di Gesù rientra nel piano misterioso della salvezza voluto da Dio e non compreso dagli uomini; sotto questo profilo si può affermare con ragione che tutti coloro che hanno voluto la passione e morte di Gesù non sapevano quello che facevano” (Ib., pp. 67-68).

4. E aggiunge: “Noi insistiamo su questa duplice prospettiva di Luca; egli da una parte considera storicamente colpevoli i giudei della morte di Gesù; dall’altra afferma la loro ignoranza del piano divino della salvezza che implicava la passione e morte di Gesù, ma che era rimasto loro nascosto, come era nascosto per gli stessi discepoli (cf. Lc 18,34; 24,25-27). Infatti l’evangelista quando parla dell’ignoranza dei giudei riguardo alla condanna morte di Gesù (cf. Atti 3,17; 13,27), afferma anche che per mezzo di questa morte si è compiuto quanto era stato predetto dai profeti (cf. At 3,18; 13,29)” (Ib., p. 68).

5. Tutto quello che dice padre Benedetto Prete è vero.
Ma bisogna aggiungere che i veri mandanti dei sommi sacerdoti e dei capi del popolo siamo noi, con i nostri peccati.
Siamo noi coloro che non sanno ciò che fanno con i loro peccati.
Infatti continuiamo a crocifiggere il Signore, come ricorda la lettera agli Ebrei: “essi crocifiggono di nuovo il Figlio di Dio e lo espongono all’infamia” (Eb 6,6).

6. Per questo B. Prete annota giustamente: “Tuttavia si può essere ancora più precisi; il pronome va riferito a tutti i peccatori; infatti alcune espressioni di Luca orientano in questo senso. L’evangelista designa i crocifissori di Gesù come “peccatori» (Lc 24,7) oppure li indica come “trasgressori» (At 2,23); inoltre i due che sono stati crocifissi insieme con Gesù sono chiamati malfattori (Lc 23,33); ora Gesù intende pregare per tutti coloro che sono peccatori, trasgressori e malfattori, assicurando loro il perdono di Dio” (Ib., p. 69).

7. A condizione però che si pentano.
Scrive infatti San Giovanni Crisostomo: “Ora dice: perdona, se si pentono. Infatti egli è favorevole a chi si pente se è disposto, dopo tanta malvagità, a lavare le proprie colpe con la fede”.
E l’interpretazione comune nel Medioevo: “Ma quanto a coloro che dopo la crocifissione restano increduli, nessuno pensi che siano scusati dall’ignoranza, a causa della gran voce con cui i segni e i miracoli proclamavano che egli era Dio”.

Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo