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Quesito

Carissimo Padre Angelo,
Sono uno studente di teologia a Roma. Mi piace molto leggere le sue risposte alle varie domande. Vorrei chiederLe che cosa intendiamo anzi, che cosa Gesù intende quando dice di non ‘giudicare.’ Mi sembra che ogni giorno giudichiamo attraverso le nostre affermazioni nei confronti degli altri sia in male compiuto che in bene o nel loro comportamento. Ogni tanto diamo il nostro pensiero o ‘giudizio’ sia della nostra propria vita che di quella degli altri. Tante volte ho ascoltato le omelie di alcuni santi preti e modelli e hanno sempre sottolineato una cosa in comune, cioè di non giudicare perché Dio solo deve giudicare. Carissimo padre, La prego di aiutarmi ad avere l’idea chiara di che cosa vuole dire, ‘non giudicare’. La ringrazio per la sua pazienza e risposta.
Anthony


Risposta del sacerdote

Caro Anthony,
ti ringrazio anzitutto per la fedeltà con cui ci segui e apprezzi le nostre fatiche.
Il Signore ti ricompensi anche per questa tua benevolenza!
Ma vengo subito alla risposta.

1. La prima cosa che verrebbe da dire è questa: il Signore non proibisce il giudizio come atto della ragione.
Infatti se io sento una persona che bestemmia, non posso dire che non ho sentito, o che quella persona ha proferito una giaculatoria. Capisco subito che si tratta di una bestemmia. E se ho autorità su quella persona posso anche intervenire e punirla.
Con queste parole dunque il Signore chiede di non pensar male del prossimo senza fondamento, di non interpretare in maniera negativa il suo comportamento, di fare attenzione a non condannarlo per spirito di odio o di invidia.
Gesù non vuole che siamo giudici severi e perversi del prossimo. Ci chiede di  imparare da lui ad essere misericordiosi perché solo così meritiamo da Lui misericordia e perdono per il momento presente e per il giorno del giudizio.
Ci ha avvertito infatti che quale sarà il giudizio che avremo pronunciato sul nostro  prossimo, tale sarà quello che Dio pronuncerà su di noi.

2. Ma ho voluto vedere anche come i Santi Padri hanno voluto interpretare questo ammonimento del Signore.
Ti riporto due commenti.
Il primo è attribuito a San Giovanni Crisostomo.
Questo dottore della Chiesa subito si domanda: “Ma se proibisce di giudicare, come mai Paolo giudica Corinto colpevole di
fornicazione, e Pietro accusa Anania e Saffira di menzogna?
Ma alcuni spiegano questo passo nel senso che il Signore, con questo comando, non proibisce che i cristiani
rimproverino gli altri per benevolenza, ma che per la presunzione della loro giustizia i
cristiani disprezzino i cristiani, odiando e disprezzando gli altri il più delle volte per soli sospetti, e mettendo in atto il loro odio sotto l’aspetto della pietà”.
Per cui non ha detto: non far cessare colui che pecca, ma non giudicare, cioè non diventare un giudice amaro; correggi dunque non come un nemico che cerca la vendetta, ma come un medico
che stabilisce la medicina”.

3. Il secondo è di Sant’Agostino: “Io non penso che ci sia ordinato altro in questa materia se
non di giudicare in bene ciò che è dubbio
.
Dio ci permette di giudicare ciò che non può partire
da un’anima buona, come le bestemmie, gli oltraggi al pudore e altre cose simili.
Quanto ai
fatti dubbi che possono derivare da un’anima buona o cattiva, è temerario giudicarli, soprattutto per condannarli…
Non riprendiamo dunque ciò che ignoriamo con quale animo sia stato fatto, né riprendiamo ciò che è manifesto in modo da disperare della
salvezza”.

Ecco, penso che questo sia sufficiente.
Ti faccio tanti auguri per i tuoi studi di teologia, ti ricordo al Signore  e ti benedico.
Padre Angelo