Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Quesito

Caro Padre Angelo,
le sottrarrò un po’ di tempo con la mia lunga lettera, e mi dispiace, ma ho bisogno di aiuto e non so dove cercarlo, o meglio, non voglio più cercarlo dove potrei ottenere solo risposte che posso intuire anche da solo e che in questo preciso momento non mi sarebbero utili per far posare un po’ del caos che ho in mente e nel cuore.
Premessa: io amo Elisa. La amo nel senso che voglio il suo bene, che la rispetto, che è il motivo principale per cui negli ultimi otto mesi sono stato e sono sempre più felice e che – malgrado otto mesi siano molto probabilmente pochi per capirlo con assoluta certezza – attualmente spero di avere accanto a me per il resto della mia vita.
Senza fretta, naturalmente…
Sono un ragazzo di 23 anni, e per me questa è un’esperienza nuova.
Cosa si fa solitamente quando ci si trova di fronte a qualcosa di nuovo? Si cerca di chiedere, se possibile, a chi ci è già passato. Per quanto ho potuto l’ho fatto. Anche sullo stesso forum degli “amici domenicani” ho trovato molte risposte a mie perplessità e curiosità.
Mi hanno aiutato, queste risposte, a formarmi un’idea abbastanza chiara di come dovrebbe e come non dovrebbe essere l’amore di chi crede in Dio, e dunque il mio. A volte, e in particolare in merito al bacio e ad altri atteggiamenti di tenerezza poco più che fraterna, ho trovato le risposte un po’ dure e preoccupanti, ma in fondo continuo a pensare che seguire la volontà di Dio anche nell’amore non sia per me un grande peso.
Per molte persone tra quelle a cui ho chiesto è già una cosa strana.
Per moltissime persone trascorrere otto mesi con una ragazza senza unirsi a lei è quasi un disonore, ma immagino che si rifacciano ad un altro ordine di valori. Per alcuni, che credo più vicini alla morale cristiana, non è un disonore, anzi, è una buona cosa, ma non tutti sono d’accordo sul fatto che sia bene continuare così in ogni caso.
Ripeto: so che cosa dice la Chiesa e dunque, si presume, Dio, e lo condivido nei limiti dell’umano. Questo significa che un po’ per la mia età e un po’ per la società che mi circonda, spesso mi tentano spiegazioni del tipo che in fondo il Signore è contento se due persone che si amano si offrono reciprocamente il loro dono più grande. Mi tenta anche un ragionamento che mi è stato presentato riguardo al matrimonio. Pensando anche solo ai miei nonni, sembrerebbe che fosse più facile amarsi in modo cristiano. Non era strano che due ragazzi della mia età o anche più giovani fossero già una famiglia mentre oggi da una parte la società spinge verso una scoperta se non verso un abuso sempre più precoce della sessualità e dall’altra si alza sempre più l’età in cui, in senso logistico, diventa ragionevole pensare al matrimonio: dopo aver concluso gli studi, dopo aver trovato un lavoro, dopo, dopo, dopo… Queste considerazioni, lo ammetto, mi tentano e mi fanno ragionare.
D’altra parte, pur non aspirando in alcun modo alla santità (a livello di battuta ovviamente), credo di avere un po’ più forza del normale, o di quanto mi viene presentato come normale, per resistere a questo ed a più esplicito genere di tentazioni, quindi finora per me, pur riconoscendo le diverse perplessità espresse, non si presenta ancora un vero e proprio problema.
L’aiuto di cui parlavo all’inizio quindi non lo chiedo per sapere come comportarmi, cosa dovrei e non dovrei fare, cosa dovrei dire, come dovrei essere. Questo un po’ l’ho capito, un po’ lo sento dentro di me e un po’ credo che quella di trovare il proprio equilibrio sia una delle sfide più interessanti che la vita possa offrire. Mi mantengo tra i due capisaldi che sono la certezza della misericordia del Signore e il divieto di tentarlo per quanto la mia natura umana me lo consente. Aspiro a tendere il più possibile a quanto è giusto, e spero che le parole del Signore mi rivelino che cosa è giusto senza che io le fraintenda.
Il mio problema principale invece, o la sfida più appassionante se vogliamo, è lei, Elisa. È per lei che ho dei dubbi, che ho paura, che ho bisogno di aiuto.
Proviene anche lei da una formazione cattolica, proseguita fino alla prima Comunione. Dopodiché, a causa di una grave incomprensione con un sacerdote, con il suo modo di fare, con una sua probabile rigidità nei confronti dei ragazzi del catechismo, come diversi altri suoi compagni di classe si è disaffezionata alla religione. Ora si professa agnostica, e questo mi crea imbarazzo, non perché io non voglia rispettarla né perché lei si prenda gioco di me, ma perché l’obiettivo più alto che io possa concepire insieme a lei, cioè di sposarla davanti a Dio e davanti agli uomini, a lei non interessa, ammesso che non lo rifiuti deliberatamente, o eventualmente che lo accetti senza alcuna convinzione per accontentare il sottoscritto.
Io vorrei cambiare questa situazione ma, come ho detto, mi crea imbarazzo.
Mi crea imbarazzo parlarne con lei, perché non so che parole adoperare. Non sarebbe giusto nei suoi confronti. Non voglio dare l’impressione di volerla “convertire” di nuovo alla religione, non ne avrei nessuna autorità, non sarebbe rispettoso nei confronti della sua scelta, mi farebbe forse passare per bigotto, la porrei davanti alla scelta che ora attanaglia me, la scelta fra lei e la mia idea morale che vorrei conciliare e che non le auguro di sperimentare.
Non sarebbe giusto nei confronti di Dio. Per amore, forse, finirebbe per assecondarmi, ma non ne sarebbe convinta. Andrebbe incontro ai sacramenti con l’idea di una formalità da superare, e questo non farebbe che aumentare la sua disaffezione nei confronti di una cosa che da una religione di amore diventa un insieme di regole, precetti e “burocrazia” che si pone violentemente in mezzo tra due persone che si amano.
Vorrei non dovergliene parlare affatto. Non direttamente. Vorrei che riconoscesse il Dio che forse quel sacerdote le ha fatto dimenticare dal mio atteggiamento, dal mio amore per lei. Vorrei che decidesse da sola di seguirmi qualche volta quando sa che vado a Messa, così, senza impegno, e vorrei che in quell’occasione trovasse un sacerdote capace di parlare, che dal pulpito non facesse le solite prediche polverose che ultimamente sono così di moda… Tante volte, mettendomi nei suoi panni, mi accorgo che tante omelie che trasudano filologia e teologia sono quanto di più lontano si possa immaginare da uno sprone alla fede, da un messaggio che avvicina Dio agli uomini e gli uomini a Dio, e che se io non avessi il dono della fede (pur traballante), non sarebbero sicuramente quelle omelie a farmelo scoprire.
Il mio desiderio, in sintesi, è vergognosamente ambizioso, anche se sincero: vorrei che si innamorasse anche lei di Dio. Sarei decisamente presuntuoso se dicessi che vorrei che si innamorasse di Dio per me o tramite me. Spero invece di poterla aiutare in qualche modo in questo.
Ma non so in che modo.
E per me stesso infine vorrei, se possibile, non dover mai arrivare alla scelta se rinunciare a Elisa o a Dio anche solo in parte. Sono due cose che, pur in modo diverso, mi fanno ugualmente paura. Spero di essermi spiegato abbastanza bene e senza troppa confusione emotiva.
La mia richiesta è forse un po’ diversa da quelle più frequenti ed assomiglia più ad una preghiera rivolta a Dio che ad una richiesta rivolta ad un sacerdote, ma posso sperare in qualche consiglio?
Grazie
Marco


Risposta del sacerdote

Caro Marco,
la tua mail mi ha fatto un’ottima impressione. Sei un ragazzo dalla fede robusta.

1. L’affermazione che mi ha colpito di più nella tua mail è la seguente: “Il mio desiderio, in sintesi, è vergognosamente ambizioso, anche se sincero: vorrei che si innamorasse anche lei di Dio”.
Vi è da censurare l’avverbio vergognosamente perché il Signore te l’ha data proprio per questo motivo. Questa dev’essere la tua più bella ambizione.
Lo Spirito Santo dice per bocca di Paolo: “Tutto è stato creato per mezzo di Lui e in vista di Lui” (Col 1,16).
Anche il tuo amore, la tua esperienza di vita affettiva con Elisa è stata pensata ab aeterno e voluta da Dio “in vista di Cristo”, e cioè perché a te e a Elisa parlasse di Cristo, perché vi portasse a Cristo e finalmente perché vi unisse maggiormente a Cristo.

2. Prosegui poi dicendo: “Sarei decisamente presuntuoso se dicessi che vorrei che si innamorasse di Dio per me o tramite me”.
Anche qui, censuro l’espressione “Sarei decisamente presuntuoso”. Perché è proprio per mezzo di te che la vuole condurre a Sé.
Dio ama tenerissimamente Elisa e un raggio della sua tenerezza l’ha messa nel tuo cuore perché quest’opera la vuole fare con la tua collaborazione.

3. Che fare per condurre Elisa al Signore?
Anzitutto devi rimanere quello che sei, anzi devi renderti sempre più trasparente all’azione di Dio.
Proprio come il raggio di sole: più è puro, più comunica la luce e il calore del sole.

4. Vorrei che tutti potessero leggere quest’altra tua bella affermazione: che per guadagnare Elisa al Signore, non vuoi sacrificare il Signore, neanche in parte.
Proprio radicandoti sempre più in Lui e diventando sempre più a Lui trasparente lei finalmente Elisa lo incontrerà.
A questo proposito mi piace riportarti la bella testimonianza di un giovane medico (Vinicio Dalla Vecchia) della diocesi di Padova, morto mentre scalava la montagna. In una lettera alla fidanzata (ne sono state pubblicate 11) mi ha colpito in particolare quest’affermazione: “abbiamo rinunciato tutti e due a baciarci e abbiamo sentito fra di noi un’ondata di purezza e la presenza di Dio”.
Elisa deve giungere a capire che la legge di Dio non è fine a se stessa. Questo, sì, sarebbe moralismo. Ma è ordinata a raggiungere e possedere Dio, già di qua.
Quando lei sentirà la presenza di Dio nel tuo cuore e ti amerà in Lui e in vista di Lui capirà la grandezza della vocazione cui è stata chiamata.
Finché non ci si dona a vicenda Dio, ci si ama poco, anzi, molto poco, per non dire nulla.
Tu questo l’hai capito, grazie a Dio.
L’impresa, perché si tratta di un’impresa, è di farlo capire a Elisa.

5. Quest’impresa è difficile, ma non impossibile.
Ti raccomando alcune cose.
La prima e più importante: conservati sempre in grazia di Dio.
Conservandoti in grazia permetterai a Cristo di esprimere la sua potenza attraverso di te.
Con tutte le tu forze devi volere questo: che operi in te la potenza di Cristo.

La potenza di Cristo opererà un te in modo particolare quando farai la Santa Comunione per Elisa, quando pregherai per lei, in particolare quando farai qualche piccolo sacrifico da offrire al Signore per lei, per la sua conversione, perché il suo cuore venga toccato dalla grazia.
Gesù si è ritirato nel deserto per 40 giorni, senza mangiare e bere. Ha sofferto tutto questo digiuno per meritare che coloro che lo avessero incontrato avessero la forza di aprigli il cuore.
Padre Pio da Pietrelcina diceva che le anime non vengono regalate a nessuno, ma si guadagnano sempre con quella medesima moneta con la quale ha cominciato a comperarle nostro Signore.
Anche per te non c’è altra strada.

Ti sono vicino, caro Marco, in tutta questa impresa.
Ti ricorderò al Signore durante la S. Messa e la S. Comunione, in particolare vorrò ricordare Elisa.
Il Santo Curato d’Ars diceva che quando durante la consacrazione noi preghiamo per una persona in particolare, in quel momento lo Spirito Santo manda dei raggi a toccare il cuore e la mente di quella persona.
Andiamo avanti dunque con coraggio e fiducia.
Ti saluto cordialmente e ti benedico.
Padre Angelo