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Quesito
Carissimo padre Angelo,
sono un giovane. Volevo confrontarmi con lei riguardo una cosa che negli ultimi tempi mi toglie il sonno.
Ho incontrato per caso un uomo più grande di me, con lui è iniziato un bel rapporto di amicizia ma poi con il tempo (ma forse fin da subito) me ne sono innamorato. Quest’uomo è un prete.
Poi è successo tutto quello che può immaginare…
Il mio tormento è questo: so che sto commettendo un peccato contro natura e un sacrilegio.
Tuttavia lo amo.
Adesso le chiedo: ma l’amore, e anche l’amore per una persona dello stesso sesso, è peccato?
La ringrazio e la ricorderò nelle mie preghiere.
Con affetto e stima.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. l’affetto – se è puro – per una persona dello stesso sesso non è peccato, ma è pericoloso.
E nella tua vicenda la pericolosità l’hai toccata con mano.
2. Come dici giustamente, si tratta di un doppio peccato: quello contro natura e quello di sacrilegio.
3. Adesso per vedere se questo sia amore vero, ragioniamo spassionatamente: quando tu aiuti questo sacerdote a perdere la grazia di Dio e ad esporlo all’inferno, gli vuoi davvero bene?
Quando aiuti questo sacerdote (che è chiamato a predicare la purezza ai giovani e agli adulti) a vivere in maniera contraddittoria con la sua missione, lo ami davvero?
Quali parole convincenti usciranno dalla sua bocca al punto da entusiasmare i giovani verso la purezza se lui non la vive?
No, si tratta del peggio che tu potessi fare a questo sacerdote che inizialmente, forse, amavi di amor puro.
4. Il Signore è stato molto chiaro su ciò che per noi è occasione di peccato: “Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna” (Mt 5,29-30).
Dalle parole del Signore emerge subito la conclusione: non c’è altra soluzione che quella di un tuo deciso allontanamento da lui.
E se lui non si ravvedesse, sarebbe un disastro continuo per le anime.
5. Oltre ad allontanarti, che cosa puoi fare?
Pregare e fare penitenza per lui e per gli altri ministri del Signore che, Dio non voglia, per caso si trovassero in questa deplorevole situazione.
È quello che Dio stesso ha detto a S. Caterina da Siena in una pagina che desidero proporti e che getta luce anche sulla mancanza di fervore e di profondità nel ministero di questi sacerdoti.
6. Ecco le parole dell’Eterno Padre: “Voglio che tu sappia, carissima figlia, che lo chiedo a loro ed a voi, quando vi accostate a
questo sacramento, tutta la purezza che è possibile a un uomo durante questa vita; sia voi che
costoro dovete ingegnarvi di accrescerla continuamente. Dovete pensare che, se fosse mai
possibile che la natura angelica si purificasse, ebbene, per accostarsi a questo mistero
anch’essa dovrebbe purificarsi. La natura angelica però non è soggetta a questa necessità
perché in essa non cade il veleno del peccato. Ma questo ti dico affinché tu intenda quanto
grande purezza Io richiedo a voi e a costoro per questo sacramento; e a costoro
particolarmente.
Essi però si comportano in modo opposto, poiché si accostano al mistero del
tutto immondi, e non soltanto a causa di quella impurità e labilità alla quale siete
naturalmente inclini per la vostra fragile natura, benché la ragione, se il libero arbitrio l’asseconda, possa frenare la ribellione causata dalla vostra fragilità; ma questi miseri non soltanto non pongono argine alla propria debolezza, ma fanno peggio commettendo i maledetti peccati contro natura.
Come ciechi e
stolti, una volta offuscato il lume dell’intelletto, non distinguono più la puzza e la miseria nella
quale versano: stanno in uno stato che non infastidisce soltanto me, che sono purità somma –
tanto mi riesce intollerabile questo solo peccato che per sua causa sprofondarono cinque
città in seguito al mio divino giudizio, poiché la mia divina giustizia non poteva tollerare
oltre, tanto gravemente mi dispiace questo orribile peccato -. Esso dunque non infastidisce
soltanto me, come ti ho detto, ma persino i demoni che questi miserabili hanno eletto a loro
padroni. Non è che ai demoni spiaccia il male tanto che gli preferiscano il bene, ma la loro
natura fu angelica, e la natura angelica, in quanto tale, ha ribrezzo nel vedere o nello stare
a veder commettere questo gravissimo peccato. Il demonio lancia certamente la freccia
avvelenata della concupiscenza, ma all’atto del peccato si allontana, per la ragione e nel modo
che ti ho spiegato.
Come ben sai, se te ne ricordi, prima della grande mortalità causata dalla peste, lo ti palesai
quanto mi era spiacevole questo peccato, e quanto fosse estesa nel mondo la sua opera
corruttrice. Perciò, innalzandoti al di sopra di te stessa per mezzo del santo desiderio e della
elevazione mentale, ti feci vedere tutto mondo, e gente di ogni genere immersa in questo
miserabile peccato. E hai visto i demoni, come ti mostrai, che fuggivano, proprio come ti ho
detto. Sai anche come fu grande la pena che ne ricevesti nella tua mente, e tanto il lezzo, che
quasi ti pareva d’esser in punto di morte.
Non vedevi luogo dove tu e gli altri servi miei poteste posare affinché
questa lebbra non avesse a toccarvi. Potevi constatare che non era possibile starsene né fra
piccoli né fra grandi, né fra vecchi né fra giovani, né fra religiosi né fra chierici, né fra
prelati né fra sudditi, né fra signori né fra servi le cui menti ed i cui corpi non fossero
contaminati da questa maledizione.
Ti mostrai tutto ciò in generale; non ti voglio dire che non vi siano casi particolari che facciano eccezione, perché pur fra
tanti malvagi ho conservato qualcuno dei miei giusti; ed è grazie alla loro giustizia che Io
freno la mia giustizia non ordinando alle pietre di abbattersi sopra di loro, né alla terra di
inghiottirli, né agli animali di divorarli, né ai demoni di portarsene le anime ed i corpi.
Anzi, vado trovando le vie ed i modi per usar loro misericordia, affinché correggano la loro
vita, e dispongo fra loro servi miei, sani e non guastati da questa lebbra, affinché mi
preghino per loro. …
Così vedi, figlia carissima, quanto questo peccato mi è d’abominio in tutte le creature; pensa
dunque quanto esso più mi pesa quando è commesso da costoro che lo ho scelto affinché vivano
in stato di continenza. E fra coloro che sono chiamati alla continenza e che hanno
abbandonato il mondo, chi per farsi religioso; chi per essere come pianta piantata nel corpo
mistico della santa Chiesa, vi sono i miei ministri. Non puoi immaginare quanto più mi
dispiace questo peccato in loro, di là dal dispiacere che tale peccato mi procura da parte degli
uomini in generale, per non dire di coloro che sono chiamati alla continenza: i miei
ministri sono infatti lucerne poste sul candelabro, somministratori di me, vero Sole, nella luce delle virtù, e di una vita onesta e santa. Ed essi amministrano nelle
tenebre.
Tanto sono immersi nelle tenebre che non sanno vedere né comprendono altro che in
superficie e alla lettera la santa Scrittura, che per se stessa è illuminata in quanto fu tratta
dai miei eletti per mezzo del lume soprannaturale da me, vero lume – come altrove ti spiegai -; non la sanno leggere a causa della loro superbia, e perché sono impuri e lascivi; e quel che
leggono lo ricevono con insipidezza perché il gusto della loro anima non è ordinato, anzi è
corrotto dall’amor proprio e dalla superbia, mentre il loro stomaco è pieno di rifiuti, e i loro
desideri volti a godere piaceri disordinati, colmi di cupidigia e di avarizia; e commettono
pubblicamente i loro peccati senza pudore” (Dialogo, 124).
Ti chiedo dunque di essere forte e di cominciare uno stile di vita che riconduca alla santità del loro stato coloro che hanno deviato perché si salvino e non costituiscano un pericolo per le anime proprio coloro che sono stati posti da Dio per farle giungere alla salvezza.
Ti assicuro la mia cooperazione nella preghiera e nel resto.
Ti ringrazio di cuore per la preghiera che mi hai promesso e ti benedico.
Padre Angelo